L’addio alla vita era ormai una questione di tempo e lui lo sapeva. Oliviero Toscani se n’è andato a testa alta. La malattia se l’è portato via ma l’irriverente e geniale fotografo si consegna alla storia come uno dei personaggi più talentuosi e carismatici dell’Italia degli ultimi decenni. E’ riuscito ad essere molto di più di un fotografo, un uomo che ha dato un’impronta di rilievo alla comunicazione in un Paese dove tutti si arrogano il sogno di considerarsi esperti di qualcosa senza accorgersi di rasentare, più o meno, il nulla.
I suo scatti e le sue campagne pubblicitarie potevano sembrare talvolta una forzatura e tante volte non erano condivisibili ma Oliviero Toscani meritava sempre rispetto e considerazione. Proprio quella provocazione lo rendeva unico, capace di distinguersi senza mai essere banale. Per lui la trasgressione non era un’ossessione né un esercizio di finta ricerca di notorietà. Era semplicemente un modo autentico di essere. In fondo, se vuoi lasciare un segno la regola base è non omologarsi e soprattutto devi essere sempre te stesso. Avere un’identità forte e riconoscibile. Ed è quello che ha caratterizzato tutta la vita di Oliviero Toscani.
Il suo lavoro era un percorso virtuoso fatto di idee e progetti, si è messo a disposizione dei giovani ed era riuscito a tessere una rete di rapporti internazionali, una credibilità che lo ha reso un top player nel suo mestiere.
Ha avuto il coraggio e la caratura morale e professionale di lanciare idee singolari che hanno saputo creare dibattito a vari livelli, di certo ha contribuito a fare la fortuna dei marchi per cui ha lavorato. Ha avuto la capacità innata di provocare ma chi lo vuol bollare con quel termine di “provocatore” probabilmente sbaglia. Le sue espressioni più dissacranti erano parte di una straordinaria vivacità intellettuale che si manifestava senza catene né luoghi comuni.
Toscani era uno di quelli che si sono “fatti” da soli, nella palestra del lavoro e della vita, con la gavetta e la consapevolezza del proprio talento. Ha studiato fotografia e grafica all’Università delle Arti di Zurigo e da lì ha iniziato l’avventura che lo ha reso un interprete sopraffino della fotografia attraverso la sua forza creativa, in sessant’anni di carriera ha fatto di tutto e di più, ha curato la pubblicità per grandi aziende, in particolare la moda ma anche campagne di impegno sociale.
Lascia l’impronta vera e indelebile di un genio della fotografia, che si è costruito e meritato il successo attraverso la forza del suo credo, distinto e distante dall’onda della facile ruffianeria che oggi esalta il viaggio illusorio dei mediocri inquilini dei palazzi del potere.
Lo vogliamo ricordare con quell’ultima intervista, rilasciata a Corrado Formigli per “Piazza Pulita”. Era vicino all’ultimo chilometro della sua vita, con la malattia cinica già pronta a portarselo via e che lo aveva fiaccato e privato delle sue capacità motorie: ma il male non era riuscito a prendergli la grande espressività e la rara intensità del suo pensiero. Genio sino in fondo.