L’ormai probabile dinamica del sabotaggio del gasdotto Nord Stream accende un nuovo scontro internazionale tra le super-potenze e adesso la tensione altissima. La Russia è nella bufera e l’Europa è convinta che il disastro sia stato causato da Mosca, che a sua volta accusa l’Ucraina e l’Occidente.
Ma ora l’attenzione si concentra sugli Stati Uniti e spunta una dichiarazione fatta già il 7 febbraio scorso dal presidente Usa, Joe Biden, che alimenta il sospetto della “mano americana” dietro l’accaduto.
“Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo”. Le parole pronunciate dal presidente americano Joe Biden lo scorso 7 febbraio rimbalzano sui social dopo le esplosioni che hanno provocato danni ai gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 nel mar Baltico.
Mosca – come riporta l’Adnkronos – ha chiesto ufficialmente spiegazioni alla Casa Bianca ricordando le parole del presidente Usa. “Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo”, la risposta di Biden ad un cronista lo scorso 7 febbraio. “Come farete esattamente, visto che il progetto è sotto il controllo della Germania?”, la domanda successiva. “Vi garantisco che saremo in grado di farlo”, la risposta di Biden.
La Casa Bianca, attraverso le parole di una portavoce, è tornata sull’argomento. Biden a febbraio si riferiva al fatto che Nord Stream 2 “non sarebbe diventato operativo e che avremmo lavorato con la Germania su questo”. “E aveva ragione, perché la Germania ha preso questa decisione di congelare il gasdotto a febbraio, questo è quello che ha detto”.
Nel frattempo, Henry Kissinger ha detto al Council on Foreign Relations di New York: “La Russia ha perso la guerra, ora, dobbiamo impedire la sua escalation nucleare. Potremmo batterla anche in quello scenario ma la natura delle relazioni internazionali e l’intero sistema mondiale verrebbero sconvolti. La diplomazia deve tornare in azione”. Federico Rampini nel suo articolo sul Corriere della sera ha riportato il discorso dell’ex segretario di Stato Usa, premettendo che “a 99 anni, la sua saggezza e il suo acume sono interpellati per cercare una risposta alle minacce di Vladimir Putin, proprio sull’uso di armi nucleari tattiche in Ucraina”.
“Fin dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina”, sottolinea Kissinger, “bisognava evitare una vittoria della Russia. A maggior ragione bisogna evitare che cerchi una rivincita nucleare. Non possiamo permettere che l’uso di armi nucleari diventi convenzionale, si normalizzi. Non solo per quello che sarebbe il tremendo risultato immediato, ma per le conseguenze sull’interpretazione e la legittimazione del potere da parte di chi le usa. Non è ammissibile che la Russia raggiunga con le armi nucleari il risultato che non è stata capace di ottenere senza”. Kissinger spiega poi quale tipo di risposta dovrebbe dare la Nato, se Putin usasse davvero l’atomica. Un tema, scrive Rampini, “sul quale ci sono state di recente comunicazioni tra i vertici militari Usa e quelli di Mosca”. La Nato, secondo Kissinger, “dovrebbe reagire il più a lungo possibile con armi convenzionali. Ma i dirigenti russi devono sapere che nel caso usino armi nucleari i termini per un accordo di pace diventeranno peggiori per loro, la Russia ne uscirà come una nazione più debole di prima”.
Siamo alle prove tecniche di Terza Guerra Mondiale? Vogliamo pensare e sperare di no ma la prospettiva di una pacificazione della situazione internazionale sembra lontana. Molto lontana.