GIARDINI NAXOS – Si va allargando l’inchiesta sulle morti sospette all’Ospedale Papardo di Messina. Nei giorni scorsi i Carabinieri del NAS di Catania e della Compagnia Messina Centro hanno eseguito il decreto di sequestro, emesso dal GIP del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura della Repubblica, di due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia del Papardo. Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti condotti, su delega dell’Autorità Giudiziaria, dai Carabinieri, dopo le querele presentate dal settembre scorso dai familiari di alcuni pazienti che, sottoposti a intervento di cardiochirurgia presso l’ospedale messinese, erano deceduti a distanza di pochi giorni dall’operazione per infezioni tipicamente ospedaliere, come riferito dai carabinieri.
In particolare, dalle verifiche, effettuate anche con il supporto di consulenti tecnici, è emerso che i “decessi relativi alle denunce si inserivano in un novero più ampio di casi analoghi avvenuti nel reparto sanitario, ai danni di pazienti sottoposti a interventi di varia natura, a cui erano state installate valvole cardiache o bypass coronarici”. Ed è risultata, intanto, superiore ai valori standard la conta dei micro-organismi presenti nei campioni prelevati in diversi ambienti, acque, superfici e dalle mani di alcuni operatori sanitari. Questo l’esito della perizia effettuata da una ditta specializzata, nominata dalla Procura di Messina. Tra dirigenti e medici sono al momento 6 le persone indagate, la grave accusa è di omicidio colposo e sono in corso ulteriori accertamenti specifici sulle valvole cardiache impiantate sulle persone che hanno perso la vita.
Al centro dell’inchiesta c’è la verifica della salubrità delle due sale operatorie poste sotto sequestro e mentre l’attenzione degli inquirenti si è concentrata sin qui su 6 pazienti morti in poco più di 2 mesi per infezioni post-operatorie contratte dopo interventi al cuore, spunta ora un settimo caso. La vittima sulla quale si accendono i riflettori dell’indagine è Angelo Catanzaro, 65 anni, di Giardini Naxos. E’ stato operato anche lui al Papardo, il 22 luglio scorso, si è spento poi venti giorni dopo, l’11 agosto, per un’infezione.
Il 30 ottobre scorso è stata presentata dalla famiglia una denuncia. Questa morte sarebbe, cronologicamente, la prima tra i vari casi sospetti. Angelo Catanzaro era molto conosciuto, un uomo apprezzato a Giardini Naxos e nell’intero comprensorio di Taormina. Uomo scrupoloso nel lavoro e dedito in modo altrettanto esemplare agli affetti, Angelo era anche un allenatore di calcio, delle giovanili, un maestro ed educatore che per tanto tempo ha messo la sua generosità ed il suo impegno, con passione, al servizio delle nuove generazioni per una sana crescita – umana ancor prima che sportiva – dei ragazzini. Questa famiglia stimata e ben voluta da tutti si è vista cadere il mondo addosso proprio nel momento in cui sperava nella guarigione di Angelo. Oggi la moglie di Angelo e i figli Luca, Antonio, Fabrizio, piangono una perdita incolmabile ma, con la morte nel cuore, sono determinati a battersi per chiedere che sia fatta piena luce su questa tragica morte.
Saranno le autorità competenti a stabilire come sono andati i fatti e ad accertare la sussistenza di eventuali responsabilità ma questa famiglia, insieme alle altre, affronta con tanta dignità e forza d’animo il vuoto incolmabile di una perdita e ora vuole arrivare sino in fondo in questo doloroso cammino verso l’auspicata verità.
“Non auguro a nessuno – spiega Luca Catanzaro, uno dei tre figli di Angelo – di passare quello che abbiamo passato noi. Papà e stato operato per la sostituzione valvolare aortica e singolo bypass il 20 luglio. L’operazione è riuscita perfettamente, tant’è che si parlava già di farlo uscire dal ospedale entro qualche giorno. Il 23 luglio papà era seduto su una sedia a mangiare una granita e parlare. Il 28 luglio papà entra in coma. Da quel momento e per la prima settimana, è stato permesso a noi, di vedere papà solo per qualche minuto in un monitor 2 volte al giorno. Niente di più. Ci è stato concesso di vedere mio padre per la prima volta dopo una settimana dalla sua entrata in coma. Tralascio i particolari sule condizioni in cui abbiamo trovato nostro padre sul letto. Solo a ripensarci fa male, molto male. In tre settimane di ricovero di papà abbiamo visto/vissuto: coloro che avevano in cura mio padre dare versioni differenti sul suo stato di salute. E che dire delle condizioni igieniche? Solo chi ci è passato come noi sa di cosa parliamo e di cosa abbiamo passato. Il pensiero va a mia madre, una grande donna che affronta un dolore così immenso ma che ci dà la forza per andare avanti e batterci affinché si possa fare chiarezza su questa vicenda. Papà sarebbe fiero di lei per come stai reggendo questa botta tremenda, dopo 45 anni di vita insieme. Una sua frase dice tutto: speriamo sia fatta giustizia. Ed è questa è l’unica cosa che a noi interessa: giustizia per nostro padre”.
Ed eccola la testimonianza per TN24 di Luca Catanzaro, figlio di Angelo Catanzaro. Così racconta la tragica fine del padre.