HomeSiciliaMessina Denaro, nei “pizzini” la sorella Rosalia era “Fragolone”

Messina Denaro, nei “pizzini” la sorella Rosalia era “Fragolone”

Finisce in manette la sorella di Matteo Messina Denaro e il muro di omertà e la rete di protezione del boss continuano a sgretolarsi. Sono stati i carabinieri del Ros ad arrestare Rosalia, detta Rosetta, la maggiore delle quattro sorelle del boss. Si tratta della madre di Lorenza Guttadauro, avvocato che assiste l’ex super latitante. La donna è accusata di associazione mafiosa e secondo gli inquirenti avrebbe aiutato il fratello a sottrarsi alla cattura. Avrebbe gestito anche la “cassa” e la rete dei pizzini, consentendo quindi all’ex primula di comunicare con i suoi uomini nel corso della sua lunga latitanza: “Avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettazione ed omertà che ne deriva – si legge nell’ordinanza – e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche”. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Palermo.

Nelle ore successive all’arresto del boss Matteo Messina Denaro, la polizia giudiziaria eseguiva una serie di perquisizioni, a cominciare dalle abitazioni in uso ad Andrea Bonafede, colui che aveva ceduto la propria identità al latitante. Le altre perquisizioni venivano effettuate nelle abitazioni delle sorelle e dell’anziana madre del boss. La prima di queste, che viveva a Castelvetrano, nella casa di famiglia dell’ex latitante dove è nato e vissuto.

Un altro luogo la cui perquisizione ha consentito importanti acquisizioni dal punto di vista investigativo è stata la casa di campagna in Contrada Strasatti di Campobello di Mazara, di proprietà e in uso a Rosalia, dove la polizia giudiziaria ha rinvenuto documentazione occultata in una botola nel sottotetto della casa. “La polizia giudiziaria individua nell’appartamento di vicolo San Vito di Campobello di Mazara la casa dalla quale il latitante quella mattina era partito per recarsi alla clinica ‘La Maddalenà di Palermo – si legge nell’ordinanza – dunque il ‘covò in cui si era rifugiato sino a quel momento nel piccolo paese. Gli esiti della perquisizione, i cui sviluppi investigatvi sono ancora pienamente in corso, possono da subito ritenersi eccezionali, proprio a cominciare dall’esame dei numerosissimi pizzini rinvenuti, sia nell’abitazione dei familiari di Messina Denaro che nel covo di Campobello”.

Le perquisizioni svolte dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, confermano che il sistema dei pizzini funziona ancora oggi. “Presso tutti i siti della disponibilità dei familiari e anche nell’abitazione da lui in uso sono stati rinvenuti, meticolosamente occultati” si legge nell’ordinanza.
Tra le regole ferree di Cosa Nostra c’è la distruzione del pizzino ricevuto subito dopo averlo letto. Tale regola non è stata osservata da Messina Denaro al contempo – si legge nell’ordinanza – la sorella “ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione in Castelvetrano e nella sua abitazione di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara” e attraverso le perquisizioni è stato possibile acquisire elementi probatori da cui – si legge sempre nell’ordinanza – “potere documentare il ruolo di tramite e di federe esecutrice degli ordini del latitante nel corso di diversi anni”. Già la sola lettura degli scritti consente in più passaggi di ricostruire, nei tratti essenziali, la molteplicità dei compiti dei quali Rosetta – si legge nell’ordinanza – nel corso degli ultimi decenni è stata incaricata dal capomafia: paziente tessitrice dei conflitti tra i parenti, di riservata veicolatrice delle decisioni del latitante su questioni di carattere familiare, nonchè di vera e propria cassiera, incaricata dal fratello di ricevere ingenti somme di denaro, di custodirle, rendicontarle e all’occorrenza distriburle. E, infine, ma non per ultimo, di canale di smistamento dei ‘pizzinì, tra il latitante e altri associati mafiosi”.

Il lavoro condotto dagli specialisti del Ros dei Carabinieri ha permesso di svelare un ingegnoso meccanismo ideato dal boss Matteo Messina Denaro per impedire che i “pizzini” in transito, se intercettati, poterreso pregiudicare la sorella maggiore facendola individuare “come cole che gestiva le dinamiche interne del sodalizio mafioso per come lo stesso latitante richiedeva”, si legge nell’ordinanza. Dall’analisi dei pizzini rinvenuti nell’ultimo covo di Campobello di Mazara emerge che, oltre ai familiari stretti, principali destinatari, il boss latitante aveva inviato una serie di ordini in codice a terza persona indicata come “Fragolone”. Le risultanze investigative hanno subito identificato in “Fragolone” proprio la sorella maggiore. Il “pizzino” incontrovertibile che identifica Rosalia in “Fragolone”, redatto da Matteo Messina Denaro, è datato 9 novembre 2021 ed è stato rinvenuto all’interno del covo di Campobello di Mazara e invita la sorella ad essere prudente: “prima ti devi accertare se sono telecamere o cassette di rilascio e questo lo puoi capire se c’è il buco o meno. Se non ti convince chiami un elettricista e gli dici chiaramente che ti hanno montato queste cose e che da quando le hanno montate a casa tua hai problemi di luce, cioè che tutto funziona ad intermittenza. Quindi gli dici che vuoi sapere cosa sono e che le vuoi tolte. Se ha problemi fa che usi carta intestata dove attesti che sei tu che le hai volute tolte perchè hai problemi di luce a casa e che firmi il foglio, così non avrà problemi”.

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