HomeItalia - EsteriMattarella stoppa il governo sulla "torta" dei diritti tv

Mattarella stoppa il governo sulla “torta” dei diritti tv

Sergio Mattarella lancia un segnale al governo. Ci aspettava che il Quirinale intervenisse già sulla questione dello “spalmadebiti” per le società di calcio di Serie A e poi così non è stato, invece, secondo quanto riporta l’edizione odierna del Corriere della Sera, dal Capo dello Stato stavolta sarebbe arrivato un vero e proprio stop all’emendamento Lotito per i diritti tv della Serie A inserito nel Decreto Milleproroghe.

A quanto pare c’è stata una telefonata al governo che ha suggerito di rivedere il tutto per ragioni di merito e di metodo. Ecco quanto si legge sul quotidiano: “La telefonata a Palazzo Chigi è arrivata dagli uffici del Colle più alto: ‘Per ragioni di merito e di metodo, sarebbe meglio rivedere quell’emendamento sul calcio…’. La moral suasion dei tecnici del Quirinale, garbata quanto energica, costringe il governo a rivedere in corsa il decreto Milleproroghe. Il problema è la norma che allunga il contratto per i diritti televisivi del calcio, che è stata approvata dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato e che negli uffici legislativi della presidenza della Repubblica è ritenuta «materia estranea» al decreto. Si tratta dell’emendamento che ha avuto come primo firmatario Claudio Lotito, esponente di Forza Italia e presidente della Lazio. Il senatore, che era stato protagonista di una polemiche durante la stesura della legge di Bilancio perla cosiddetta norma salva calcio, ha proposto come primo firmatario la modifica alla legge Melandri che regola i diritti tv”.

La modifica del comma 5 dell’articolo 6 del Milleproroghe è stata approvata due giorni fa senza particolari tensioni dentro la maggioranza. Anche se il ministro dello Sport, Andrea Abodi, non si era espresso a favore del prolungamento dei contratti: «Tutto ciò che aiuta a migliorare i fatturati da parte mia sarà sempre sostenuto. In questo caso c’è stata un’iniziativa parlamentare. Il Parlamento è sovrano, mi auguro che l’effetto possa essere positivo anche se non ne condivido il percorso». Un netto no, anche se espresso con parole diplomatiche. La maggioranza ha preferito evitare conflitti su un tema delicatissimo e ha tirato dritto. Finché dal Quirinale non è arrivato l’altolà, motivato anche dalla convinzione che i diritti, una volta scaduti, debbano essere rimessi a gara.

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