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“Masochinstict” Taormina: in 20 anni la città ha perso i soldi di Messi e Ronaldo

TAORMINA – L’estate della ripartenza post-Covid sta rilanciando le aspettative di Taormina, che si sta riprendendo in questa stagione turisti e numeri stratosferici che non si vedevano dal 2019 se non addirittura anche da anni ancora precedenti, visto il trend da gran pienone registratosi nell’appena trascorso mese di giugno.

I numeri di questo momento accendono i riflettori, una volta di più, i riflettori sulle grandi potenzialità, troppo spesso inespresse di Taormina, in tanti casi vanificate dalla scarsa capacità di mettere insieme le persone e vedere le cose da una prospettiva condivida che vada oltre i retaggi del paesanismo che soffoca le reali ambizioni del territorio. Lo abbiamo detto con estrema chiarezza e lo diremo sempre, con una convinzione suffragata tra l’altro in modo significativo, anzi clamoroso, dai numeri.

Facciamo un parallelismo che renderà l’idea. Lo sapete quanto percepisce Leo Messi al Psg? Un ingaggio da 30 milioni di euro. E lo sapete a quanto ammonta l’ingaggio dell’ex juventino Cristiano Ronaldo al Manchester United? Circa 23 milioni di euro. Mettete insieme questi due compensi stellari e avrete la somma di quello che praticamente ha perso la Città di Taormina negli ultimi 20 anni.

A conti fatti, in sostanza, Taormina ha accumulato 30 milioni di euro di tributi non riscossi. A questo importo incredibile (ricordiamoci sempre che non stiamo parlando di una metropoli ma di una cittadina di 11 mila abitanti, di cui la metà residenti stagionali) aggiungiamoci altre voci di incasso che sono venute a mancare ed una in particolare. Ricordate che Taormina introitava sino ad una decina di anni fa il 30% dei proventi del Teatro Antico sul biglietto cioè di ingresso al sito archeologico più importante della città? A conti fatti Taormina portava a casa una cifra oscillante tra le 800 mila euro e 1 milione di euro all’anno da qui e poi una legge della Regione ha cambiato tutto, nell’ambito delle attività dei parchi archeologici, e tanti saluti ai Comuni come la Perla dello Ionio che da questo fronte ricavavano un gettito di rilievo. Un milione di euro che è venuto a mancare, se moltiplicato per dieci fa circa 10 milioni di euro andati in fumo.

Ma c’è di più: mettiamoci, ad esempio, i soldi che sono venuti a mancare rispetto all’imposta di soggiorno: questo balzello in vigore a Taormina dal 2013 è stato capace – e sta tornando su quei livelli – di produrre un gettito annuo di 3 milioni e mezzo di euro all’anno per il Comune. Ma su questo importo pesante manca una fetta consistente che è quella del sommerso, di quelli che soprattutto nel settore extralberghiero hanno navigato sin qui in incognito facendo concorrenza sleale a chi è in regola.

E poi si potrebbero richiamare altri mancati guadagni per il Comune, dal Palazzo dei Congressi ai servizi che Asm potrebbe dare e che invece sono materia di diatribe politiche. Senza dimenticare le strisce blu a Mazzeo, dove d’estate c’è l’assalto senza tregua di tantissimi turisti e bisognerebbe immaginare quanti soldi avrebbe potuto portare a casa la casa municipale, e quindi anche Asm, da 10-15 anni a questa parte se fosse stata acquisita dal Demanio la titolarità del lungomare.

Si potrebbero fare diversi altri esempi, con la certezza assoluta che Taormina abbia sfondato il muro dei 50 milioni di euro persi. Una marea di soldi che avrebbero potuto dare straordinarie opportunità alla città e che, invece, sono stati buttati via, vanificati dalla pochezza conclamata della politica in primis ma non solo, dentro una più ampia e concomitante serie di fattori sui quali manca il coraggio di fare una riflessione e che esprimono l’istinto masochista, la voglia tafazziana di farsi del male che frena sin qui l’enorme salto in avanti che potrebbe e dovere fare Taormina.

La politica ha le sue colpe e lo si sa ma non è esente da responsabilità la cittadinanza, una comunità locale che si lamenta sempre, a volte ha anche ragione ma ruggisce con il “babbio” social che non porta da nessuna parte. Le vere battaglie non si fanno con le faide di vicinato, né polarizzando i propri umori sul piccolo favore del pezzo di suolo pubblico, come topolini che squittiscono per un pezzo di crosta, piuttosto che perdendosi nei soliti sermoni sul sacchetto di spazzatura e la buca sotto casa. Chiacchiere in libertà mentre si dovrebbe, invece, alzare il livello, cambiare mentalità e spingere nella più ampia direzione coesa e collaborativa dell’interesse generale del territorio per averne tutti dei maggiori benefici.

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