TAORMINA – Il trionfo di ben tre alberghi di Taormina alla cerimonia per le “Chiavi Michelin” in Francia regala alla città un riconoscimento di prestigio ma lancia anche un segnale eloquente sul momento a due facce della capitale del turismo siciliano. L’hotellerie si consacra sulle scena internazionale e conferma il leitmotiv di una città il cui successo è legato anche e soprattutto ai risultati straordinari e la crescita esponenziale di un comparto, quello alberghiero, che sta letteralmente trascinando la destinazione.
Tutti gli hotel di Taormina, ciascuno a modo suo e non soltanto i big premiati a Parigi, stanno portando il proprio mattone di rilievo nel percorso netto che ha fatto la città dopo il biennio della pandemia. Hanno preso idealmente per mano Taormina e l’hanno spinta verso numeri persino migliori di quel 2019, frantumando il primato di quello che era stato l’anno del record e che poi ha preceduto il periodo tremendo dell’emergenza sanitaria. L’hotellerie s’è caricata sulle spalle Taormina – come anche altri imprenditori hanno certamente fatto la loro parte con altrettanta abilità nel commercio e nella ristorazione -, diventando il bigliettino da visita della città agli occhi del mondo.
Si è così registrato un cambio di passo evidente e “prepotente”. Il “San Domenico” è risorto dopo anni difficili e si è rilanciato a grandissimi livelli, anche grazie all’intuizione geniale dell’immobiliarista Giuseppe Statuto che, dopo la ristrutturazione, ha consegnato le chiavi della gestione ad un gigante dell’accoglianza come Four Seasons. Timeo e Villa Sant’Andrea, i due alberghi Belmond di proprietà di Lvmh, stanno vivendo anche loro una fase di eccezionale splendore. Ma l’hotellerie di Taormina va oltre i top player del lusso e ci sono anche altre strutture che stanno facendo cose egregie e stanno ottenendo riconoscimenti importanti.
L’hotellerie è il cuore pulsante del turismo e dell’economia di Taormina. L’industria dell’ospitalità viaggia veloce e maschera in parte i limiti atavici e i problemi irrisolti che si porta appresso la città. La politica non riesce a tenere il passo e ad accompagnare quel successo. Non esprime una classe dirigente a cui consegnare il futuro di questo territorio e si sta dimostrando non all’altezza neanche del presente. Prima c’era stato lo sprofondo storico del dissesto, ora nella Perla dello Ionio questa è l’era quasi inverosimile del Gran Ducato. I precedenti disastri della politica locale hanno preso altre forme e nuovi colori, con la narrazione del “miracolo” dentro uno storytelling dove la realtà s’è ristretta, invece, alla giostra monotematica di un “vaporetto” con un solo posto in prima fila e tutti gli altri ad accompagnare l’avventura nelle retrovie.
Alla fine della fiera permane uno strapiombo culturale e operativo, in termini di caratura e competitività ma soprattutto di mentalità, tra una realtà come l’hotellerie che brilla e si fa apprezzare perché ha accettato la sfida con i tempi e sa stare al passo con il mercato, e una politica che arranca e s’è inchiodata con il Bostik dentro un approccio fatto di “paesanismo” in purezza. Nell’epoca dell’intelligenza artificiale e di un mondo che cambia ogni 10 secondi, qui si parla, invece, della spazzatura come fosse una fiction, l’ombelico del globo sono i mastelli con l’Rfid e fioccano le ordinanze sui rifiuti. Shhh… parliamone sottovoce e non scriviamolo su TN24, altrimenti se ne accorgono i turisti che Taormina è bellissima ma è un paradiso abitato da troppi commedianti d’annata, non all’altezza della scena e neanche della storia.



