HomeItalia - EsteriL'esperta: "I figli sono abbandonati a se stessi"

L’esperta: “I figli sono abbandonati a se stessi”

Nei giorni dell’ondata collettiva di sdegno per i casi sempre più frequenti di femminicidio, ci si chiede cosa possa portare soprattutto i più giovani ad isolarsi e assumere comportamenti deviati che poi si traducono spesso in una escalation di possessività e violenza, sino alle più estreme conseguenze. Una riflessione è stata fatta sull’argomento da Vera Slepoj, psicanalista, intervistata dal Corriere della Sera riguardo l’omicidio di Giulia Cecchettin uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato domenica scorsa mentre era in fuga in Germania.

«Attenzione, non è un caso di femminicidio classico, dove l’assassino agisce in un percorso di violenza, di stalking, di minacce, che sfocia nell’uccisione. Qui l’assassinio rientra nell’ambito della questione familiare. Di uno sfascio di relazioni. Ha trasferito nella storia sentimentale tutta la sua visione ideale. Quando si legge che voleva fare tutto assieme a Giulia, anche il percorso universitario, emerge l’idealizzazione sproporzionata. E qui entrano i contenuti educativi, le utopie sui sentimenti, come la pretesa “fusionalità”. Lo vedo nei pazienti adolescenti, credono che bisogna condividere tutto. Pesa in loro la cultura dell’amore inteso come possesso, fino a diventare parte totale della vita».

L’omicidio di Giulia rientra nella questione familiare? «I figli sono abbandonati a se stessi. Non c’è percorso educativo. Alla fine si organizzano costruendo finte famiglie. Formandosi con le canzoni e i modelli proposti dai trapper. Il paradosso è che i ragazzi di oggi amano follemente la propria famiglia. Ma alla fine è come se non l’avessero, perché non riescono ad essere intercettati dagli adulti». E allora cosa dovrebbero fare i genitori? «Esserci. Devono entrarci nel rapporto. Cominciando sin dalle medie, quando i figli escono dalle elementari, quando cambiano fisicamente ed emotivamente».

Cosa significa esserci? «Fare cose assieme, sapere cosa fanno, cosa pensano. Esserci è prendersi tempo per loro». I genitori dovrebbero leggere manuali di psicologia? «Non serve. Farebbero meglio ad evitare di riempire i figli di attività. Li accompagnano ovunque ma non stanno con loro. Meglio andare a mangiare una pizza insieme. Magari per scoprire la musica che ascoltano e capire dove si stanno andando ad infilare. E preoccupante il deserto in cui vengono su i figli di oggi. Soprattutto i maschi. Ai quali si chiede sempre di stare dentro l’azione, lo sport e non dentro la relazione».

In definitiva, secondo la psicanalista, cosa può essere successo a Filippo Turetta, un ragazzo che andava al liceo e che si è reso poi autore di un un barbaro delitto, il rapimento di una ragazza di 22 anni, massacrata a coltellate e gettata via in un canalone. «Gli è sfuggita di mano la prospettiva di vita. E non è riuscito a gestire il significato della vita dell’altro: ha pensato che l’altro dovesse entrare nella sua. Ma Giulia se n’è andata. Un atto per lui inconcepibile. Ha accumulato astio e l’ha incolpata della propria infelicità».

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