HomeItalia - EsteriL'editto di Parigi: "Accogliere tutti" (in Italia)

L’editto di Parigi: “Accogliere tutti” (in Italia)

Non tramonta mai in Francia la voglia di fare i primi della classe ma soprattutto quella di fare i furbi. Se poi qualcuno vuole mettere i bastoni tra le ruote al principio elitario e classista di paraculagine transalpina, allora scoppia il pandemonio. E la vicenda dei migranti delle Ong sta mettendo a nudo una verità tanto impietosa quanto sfacciata. Ci farebbe quasi da ridere se non ci fosse da piangere nella Francia che dà lezioni all’Italia con la morale dell’immorale. A Ventimiglia non si passa e chi tenta di entrare in Francia viene manganellato, nelle coste italiane (anzi in Sicilia per esattezza) liberi tutti e guai a parlare di una distribuzione più giusta dei flussi. Chi sbarca a Lampedusa deve rimanere in Italia, altrimenti l’Italia non ha umanità e la Meloni è perdente.

D’altronde sino a questo momento l’industria dei migranti ha messo le tende e i bulloni in Italia e i governi italiani hanno consentito di tutto e di più sul tema, persino mandando in Parlamento ancora oggi deputati che gestiscono cooperative intestate ai parenti e nello stesso momento vanno a manifestare al porto di Catania per le Ong ma i loro dipendenti (immigrati) li sfruttano o non li pagano da mesi. Adesso, al netto degli eccessi scenografici salviniani e degli auto-spot leghisti, c’è un governo che magari si rivelerà complessivamente un altro flop come tutti gli altri, ma sulla questione dei migranti almeno sta cercando di mettere un freno a un’accoglienza che si ferma alle coste italiane e porta centinaia e migliaia di cittadini africani a finire poi nelle strade d’Italia in pasto alla delinquenza, ridotti a vivere in condizioni vergognose e consegnati alle reti criminali dello spaccio di droga e alla prostituzione. Forse è questa l’umanità richiamata e declamata da Macron.

Mentre in Italia si accolgono 90 mila migranti, la Francia ne ha presi sinora 38, eppure Macron dà pure lezioni di umanità con i suoi ministri a fare i “pappagalli” minacciosi nelle tv per lanciare strali minacciosi contro l’Italia che si è presa, una volta tanto, la pillola del coraggio per rialzare la testa e dire basta a questa situazione in cui l’Europa latita, la Francia se ne frega, la Germania idem, altri come Malta non accolgono nemmeno mezzo migrante e a casa nostra, invece, ci si fa carico di tutti gli sbarchi.

Il principio umanitario non può essere un punto di vista a convenienza e secondo noi non può essere quello dei francesi che ancora adesso fanno colonialismo in Africa e meno che mai quello delle ritorsioni messe in campo verso l’Italia con l’invio al confine tra Mentone e Ventimiglia di nuovi plotoni di géndarmerie coordinati dalla polizia di frontiera per il blocco dei migranti che tentano l’attraversamento verso la Francia. Non che finora i francesi abbiano lasciato passare, anzi: i respingimenti alla frontiera di Ventimiglia sono sempre stati ingenti e quotidiani e immaginiamoci se i migranti manganellati a Ventimiglia fossero stati trattati in questo modo dall’Italia che putiferio colossale sarebbe scoppiato.

Sino a questo momento la cooperazione in materia di flussi migratori, con particolare riferimento alla gestione dei soccorsi operati da navi private e all’attuazione di meccanismi effettivi di solidarietà europei, è stata inesistente. L’Italia ora la reclama e fa non bene, benissimo. Stando a fonti diplomatiche, il governo sta lavorando a una proposta, da illustrare ai partner europei. Si vedrà che proposta verrà fuori ma il principio ineludibile è che l’Italia non può essere il campo profughi d’Europa.

Servono nuove norme e un meccanismo di relocation in Ue che funzioni davvero e lasci poco spazio alla volontarietà arbitraria e a corrente alternata dei Paesi membri. E si parla anche di un giro di vite sulle Ong e un “Piano Marshall” per l’Africa. Il percorso dell’Italia sul tema dei migranti procede su un doppio binario, quello del confronto con l’Unione Europea e quello interno, con la possibilità di ripristinare – riveduti e corretti dopo gli stop della Consulta e del Colle – i decreti sicurezza firmati, ormai quattro anni fa, ai tempi di Salvini al Viminale.

Un’altra delle proposte alle quali si sta lavorando, e che probabilmente sarà sul tavolo del vertice dei ministri degli Esteri europei – come riportato da Il Sole 24 Ore – è quella di redigere un codice di condotta europeo per le ong, partendo magari dal testo varato già nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno italiano, Marco Minniti, e che trovò il sostegno di gran parte dei Paesi dell’Unione, Francia compresa. All’epoca furono poche le organizzazioni a sottoscrivere il documento. Tra loro non c’erano né Medici Senza Frontiere né Sos Méditerranée, le due ong che attualmente stanno operando nel Mediterraneo con le loro rispettive navi.

Tra le regole previste dal codice – sempre come evidenziato da Il Sole 24 Ore – c’era, per esempio, l’impegno a non entrare in acque libiche, quello a «non effettuare comunicazioni o inviare segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l’imbarco di natanti che trasportano migranti» ma anche quello a «non trasferire le persone soccorse su altre navi». Infine anche la disponibilità a far salire a bordo funzionari di polizia giudiziaria.

In attesa di un chiarimento ufficiale con la Francia, l’Italia chiede dunque un’inversione di tendenza agli Stati dell’Unione europea invitandoli ad una maggiore responsabilità e, come ribadito nella dichiarazione congiunta con i Paesi del Mediterraneo (ad eccezione della Spagna), al rispetto degli impegni sulla relocation dei migranti. Da questa prospettiva di un doveroso e reale approccio umanitario equo e condiviso, che responsabilizzi tutti ma che al tempo stesso poi vada a contrastare le forme di speculazioni sui migranti e i traffici di essere umani, non si può prescindere. E la se poi la Francia vuol continuare a fare a modo proprio, come disse Labira Galeazzo sarà sempre libera di attaccarsi al…

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