TAORMINA – Il comizio di Cateno De Luca in piazza IX Aprile a Taormina lascia in eredità diversi spunti di riflessione ma soprattutto il botto finale, la sorpresa che era nell’aria e adesso rischia di diventare il macigno finale sulla classe politica locale, che dopo una infinità di errori si vede “minacciata” dalla presenza dello “straniero” di Fiumedinisi, con il rischio non soltanto di perdere ma addirittura di restare fuori dal palazzo comunale.
De Luca vuole farsi legittimare dai taorminesi e per farlo ha scelto di giocare d’astuzia con tre liste, due delle quali saranno liste civetta che convergeranno sulla candidatura dello stesso De Luca. Ma il senso della sfida lo rende anche e soprattutto il come e dove intende metterle in campo queste liste De Luca. L’ex sindaco di Messina punta a fare il pienone nelle periferie dimenticate e abbandonate della città: con una lista delle frazioni, una lista a Trappitello e poi la lista dal centro alle periferie.
Una strategia che non si presta a molte interpretazioni, mira a prendere maggioranza e minoranza, con l’esclusione a quel punto di tutti gli altri dalle dinamiche di Palazzo dei Giurati. De Luca promette o minaccia – a seconda dei punti di vista – di portare l’estrema unzione alla politica taorminese, che dovrà riflettere sui tanti errori commessi, e soprattutto sullo sbaglio madornale di aver aspettato il dopo-Regionali con la spocchia di chi era in pieno controllo della partita politica e della città. L’attendismo si è rivelato un’ingenuità da bambini di prima elementare. Una presunzione che ora ha spalancato le porte di Taormina a De Luca e, a questo punto, gli mette davanti una prateria per andare a prendersi le chiavi della città.
