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Il nuovo presidente in Sicilia lo decide lei

Si va alla stretta finale per l’indicazione del candidato alla presidenza della Regione Siciliana che – Cateno De Luca permettendo – potrebbe essere l’erede di Nello Musumeci a Palazzo d’Orleans.

Lo scenario sembra quello di una fiction dove il finale arriverà soltanto alla 112esima puntata. E non si è ben compreso se quella puntata andrà in onda, come pare, nella giornata di mercoledì a Roma, al tavolo politico dei partiti che dovrebbero decidere una volta per tutte il nome del prescelto.

Sin qui tengono banco i soliti interrogativi: verrà ricandidato Musumeci? Emergerà un altro nome? La candidatura spetterà a Fratelli d’Italia oppure a Forza Italia, piuttosto che alla Lega? Fratelli d’Italia riuscirà ad imporre il nome di Musumeci e lo difenderà ad oltranza, sino a strapparne la riconferma, oppure la vera strategia è quella di scaricarlo in extremis, nel momento stesso in cui dovesse presentarsi la possibilità di andare a governare la Regione Lazio? E soprattutto quanto conterà la posizione di Gianfranco Miccichè? Sarà lui alla fine a spuntarla? Oppure, come si vocifera, qualcuno da Roma ha già dato il segnale che per Miccichè è arrivato il momento di tirare il freno a mano e, forse non a caso, ieri sera è venuta fuori una dichiarazione del presidente dell’Ars che per la prima volta dice “nessun veto su Musumeci”.

Quel “nessun veto su Musumeci” lo ha replicato anche Raffaele Lombardo, l’ex presidente della Regione, che in Sicilia è il vero tenutario delle chiavi della Lega e questa precisazione l’ha fatta a margine della doppia indicazione su Nino Minardo e Massimo Russo.

Alla fine della fiera l’atto finale della storia non si presta a troppe interpretazioni e le opzioni possibili sul tavolo sembrano ormai due: o il centrodestra ricandida Musumeci e si va a giocare la partita con l’unico candidato che, bello o brutto, simpatico o antipatico, è in grado di tenere testa all’arrembante Cateno De Luca, oppure verrà scelto un altro candidato, di Forza Italia o Lega (poco cambia), che al 99% verrà sconfitto e cannibalizzato senza troppe difficoltà da De Luca e sarà proprio l’ex sindaco di Messina a cominciare la sua cavalcata trionfale verso la presidenza della Regione.

La palla passa a Roma. E allora chi lo deciderà il candidato del centrodestra? I vertici dei partiti. Ma se vogliamo essere più precisi c’è un nome che farà la differenza e sposterà gli equilibri della contesa in maniera determinante: lei, Licia Ronzulli, la parlamentare a cui Silvio Berlusconi ha consegnato le chiavi di Forza Italia, la plenipotenziaria del partito azzurro che è riuscita a vincere la guerra tutta interna ad FI e ad accompagnare alla porta le ormai ex fedelissime del Cavaliere, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna.

Ronzulli dirà quale regione vuole Forza Italia. Magari sarà il Lazio, dove si racconta che Maurizio Gasparri sogna la presidenza, e forse pure lo stesso Antonio Tajani, che però preferisce aspettare il voto delle Nazionali per poi far parte del governo, con l’ambizione (illusione) persino di beffare la Meloni per la prima poltrona di Palazzo Chigi. Oppure la Ronzulli chiederà la Sicilia per Forza Italia, e a quel punto Fratelli d’Italia cosa farà? I patrioti meloniani consegneranno la Sicilia al 91esimo minuto, in zona Cesarini, a Micciché e ad una candidatura (Stefania Prestigiacomo, Patrizia Monterosso o più probabilmente a Micciché stesso) con la strada tutta in salita?

Ormai ci siamo, la resa dei conti è all’ultima curva. Il centrodestra è al bivio tra “suicidio” e “redenzione”. E sullo sfondo, come un cinese, c’è De Luca che aspetta in fremente attesa, per capire se si va verso una partita vera o perlomeno incerta, o si può già virtualmente considerare il nuovo presidente della Regione.

(photo credit: Roberto Monaldo / lapresse)

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