HomePoliticaIl gioco delle tre carte dell'opposizione sulla candidatura di Passalacqua

Il gioco delle tre carte dell’opposizione sulla candidatura di Passalacqua

TAORMINA – L’abbiamo ribattezzata “Operazione Lazzaro” ma in questo momento forse non basterebbe neanche quella a rianimare l’opposizione taorminese, sprofondata in un coma quasi irreversibile per la propria incapacità di coalizzarsi. L’irruzione sulla scena di Cateno De Luca l’ha confusa e anche la ricandidatura di Mario Bolognari l’ha spiazzata. Per diversi mesi, quasi per un anno, si è detto che “De Luca non si candiderà mai a Taormina, sono solo chiacchiere da bar” ed erano gli stessi che sentenziavano “Bolognari non si ricandida, ha già deciso, ha mollato, non è interessato a ricandidarsi“. Detto, fatto, è andata esattamente al contrario di quanto prevedano i soliti tattici del nulla.

Ma in tutto ciò, forse la cosa peggiore che è andata in scena nel teatrino della politica taorminese, è un’altra e va anche oltre i piccoli discorsi candidature, poltrone e palazzi. Per mesi e mesi si è parlato a Taormina della possibile candidatura a sindaco di Mauro Passalacqua, l’ex sindaco della città che la sua partita più importante l’ha vinta già qualche tempo fa e quel successo lo ha portato a casa con una straordinaria volontà di farcela. Parliamo della sfida più importante in assoluto che possa esserci nella vita, non occorre aggiungere una virgola in più.

Nel frattempo era venuta fuori la possibilità di una candidatura “salva-opposizione” da parte di Passalacqua, caldeggiata in particolare dall’ex vicesindaco Salvo Cilona. I due ex forzisti si erano ritrovati dopo anni di posizioni politiche non esattamente convergenti e da lì era nata l’idea di una nomination che ovviamente ha fatto discutere e riflettere sia chi era favorevole, sia chi invece era contrario. Ma la discussione si è fermata lì, nei bar e sui social. L’opposizione non ha mai trovato il coraggio di sedersi ad un tavolo politico e confrontarsi per decidere se quella fosse la strada giusta o sbagliata da seguire, per dire un sì o un no. Sarebbe bastato parlarne semplicemente faccia a faccia. Soprattutto chi non era particolarmente propenso a percorrere questa strada, non ha trovato il coraggio di dichiarare ufficialmente la propria contrarietà (ad eccezione – ad onore del vero – di Eddy Tronchet che in un documento aveva espresso la sua posizione), perché a Taormina la via maestra era e resta sempre quella del saper (s)parlare alle spalle, è l’arte navigata del giocare a nascondarello e del non trovare gli attributi per essere trasparenti.

Qualcuno si è persino nascosto nelle dichiarazioni d’amore al sapore di “piano B”. Per la serie: “se salta la mia (auto)candidatura ti appoggerò“. Così funziona nella Taormina dove si diventa generali anche se non hai le truppe.

Fatto sta che la tanto chiacchierata candidatura di Passalacqua è stata poi scaricata e accantonata in un amen, immediatamente dopo l’avvento a Taormina di Cateno De Luca. Magari non era intenzionato lui a sfidare lo straniero ma non sarebbe scappato e d’altronde nel 2008 un altro straniero lo aveva pure affrontato e sconfitto. Forse Mauro non si sarebbe più candidato perché si era stufato di queste sceneggiate da “tira e molla” di borgata, ma aveva e ha un peso specifico da non sottovalutare nello scacchiere politico e il fratello Marcello, a sua volta da consigliere comunale, ha fatto qualche giorno fa un discorso in aula consiliare che sembra un manifesto perfetto di come si è ridotta Taormina: un’analisi spietatamente reale e condivisibile dei fatti, da far ascoltare alle nuove generazioni.

Mauro sì, Mauro no. Un anno è trascorso a sfogliare la margherita su questa candidatura, perdendo tempo nell’ipocrisia generale e senza mettere un punto in una direzione o nell’altra. Poi sono bastati tre secondi per mettere da parte questa candidatura. E’ la solita politica taorminese tritatutto: quella che elegge i sindaci, li porta in trionfo in Corso Umberto e dopo 6 mesi archivia la luna di miele e li maledice sui social perché non hanno assecondato una richiesta di assunzione ai parcheggi comunali.

Un tempo probabilmente Mauro Passalacqua ci sarebbe rimasto male, oggi forse se la ride perché conosce i soggetti e sa che a Taormina lo “Stai sereno” di Renzi a Letta, sublimata dal furbo paesanismo del “fotti compagno”, è una prassi consolidata da tempo immemore. E’ la politica da “putiari” di quelli che non trovano il puro e onesto coraggio di guardarsi in faccia e dire un sì o un no, ma peggio ancora non hanno la capacità di dare un valore ai rapporti umani che sono la cosa fondamentale di tutto per chi non l’avesse ancora capito. Un errore politico ci può pure stare ma anche no. Altra storia ed ennesimo scivolone del sistema, è la mancanza di rispetto – evidentemente da stigmatizzare – verso un taorminese che ha sempre dimostrato di essere una persona perbene e merita grande stima per quello che ha sempre dimostrato sul piano umano oltre che professionale in 40 anni di professione medica.

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