TAORMINA – Al tramonto di luglio, lo scenario che si va delineando per la sanità a Taormina è tutt’altro che incoraggiante. Le parole pronunciate in Consiglio comunale dal prof. Marcello Passalacqua, il neurochirurgo del Policlinico di Messina e consigliere di opposizione, rappresentano uno spaccato impietoso della situazione. Vale per il Ccpm e vale ancora di più per l’ospedale San Vincenzo nella sua interezza.
“La probabile deroga che si darà per un anno ancora sulla Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina è una sconfitta per tutti noi. La gente non deve gioire per questa proroga. E’ solo il non voler prendere decisioni, significa non accettare una soluzione definitiva. E’ una caramellina da mettere in bocca ai genitori dei bambini, che non meritano questo. Non è soluzione ma una finta soluzione”. Si può dare torto al prof. Passalacqua? Obiettivamente no. “Ormai è chiaro che il reparto si sposterà a Catania o al Papardo di Messina, tra 6 mesi o un anno”, ha anche aggiunto. Noi speriamo che questo trasferimento non avvenga ma il rischio esiste ancora.
Lo abbiamo detto e anticipato in tempi non sospetti c’era e chi chi spinge per portarsi via questo reparto da Taormina e che c’era un “piano A” e un “piano B”. Complicatasi la soluzione dello “scippo” immediato del reparto per trasferirlo altrove, ora ha preso quota l’alternativa di un centro di eccellenza, quello di Taormina, che dovrebbe essere “ricondotto” al Papardo di Messina. Come direbbe in questi casi un paziente: “Peggio mi sento”. E’ la conferma che il salvataggio, insomma, rischia di avere un retrogusto amaro, amarissimo.
E lo stesso Passalacqua ha poi rilanciato l’allarme sul destino dell’ospedale di Taormina, che andrebbe difeso tutto, in ogni reparto e che tuttavia rischia di subire un altro colpo durissimo nelle previsioni della nuova rete ospedaliera: “Il piano sanitario regionale 2025 taglierà 367 posti letto in Sicilia. La scure si abbatterà in maniera pesantissima sull’ospedale San Vincenzo. Taormina, secondo i dati che ho io, verrà penalizzata in maniera pesante con la perdita di posti letto. Ma l’ospedale di Taormina negli ultimi 10 anni ha già perso più di 100 posti letto, che sono stati cancellati”.
Vedremo e capiremo, nel dettaglio, se e quanti posti letto la Regione vorrà tagliare su Taormina. Sicuramente i segnali che arrivano non sono incoraggianti e vanno nella direzione di un assalto finale all’ospedale di Taormina, stretto nella morsa di Catania e Messina e da tempo immemore condannato a non dover crescere, perché dà fastidio alle due città metropolitane che lo vogliono confinare a realtà di periferia.
A questo punto c’è da auspicare che la politica di questo territorio possa avere un sussulto d’orgoglio e svegliarsi dall’eterno torpore e dal convincimento che possano bastare interlocuzioni soft, parole di circostanza e contentini vari come l’ennesima proroga del Ccpm. Se l’idea è quella di difendere Taormina auto-confinandosi al ruolo marginale di spettatori, come si è visto nella conferenza di qualche giorno fa a Messina, c’è da essere molto preoccupati.
Il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, oggi si è concesso un “colpo di vita” (ipse dixit) con un bagno al mare ad Ali Terme per inaugurare il solarium galleggiante. Domani sera (domenica) potrà pure brindare all’inaugurazione del lungomare di Mazzeo. Poi, da lunedì, ritemprato da questo week-end, faccia una riflessione e decida una volta per tutte quale strada vuole percorrere per difendere l’ospedale di Taormina, che è l’ospedale di tutti.
De Luca dovrà decidere e uscire allo scoperto su come approcciarsi rispetto ai 100 posti letto che da Taormina se ne sono già andati in passato e sui quali ad oggi sono due le versioni dei suoi stessi intendimenti: una morbida e una garibaldina. L’attuale sindaco di Taormina il 14 luglio 2025 ha detto in Consiglio comunale: “Non sono nelle condizioni di far recuperare all’ospedale di Taormina 10 anni di disattenzione” e che si limita a voler “ottenere qualche elemento che possa salvaguardare quelle che sono le potenzialità del nostro ospedale”. E sempre De Luca il 24 giugno 2023 avvertiva: “Non ci accontentiamo della Cardiochirurgia Pediatrica. Vogliamo tutto quello che ci avete depredato in 10 anni”. Quindi rinunciamo o lottiamo? A maggior ragione urge prendere una direzione netta in vista dei tagli ulteriori che, a quanto pare, si prospettano e di altri posti letto che rischiano di perdersi con il nuovo piano sanitario.
Il diritto collettivo alla salute si difende con il cuore e la tenacia che hanno messo in campo le famiglie dei bambini. E’ altrettanto chiaro che la svolta non può passare soltanto da come si approccerà il sindaco di Taormina. Tutti i sindaci del Distretto Sanitario 32 dovrebbero darsi una mossa, fare la propria parte e per una volta prendere coraggio: la smettano di nascondersi come hanno fatto persino nei confronti delle famiglie del Ccpm per la paura di scontentare equilibri politici regionali. L’ospedale viene prima di tutto e stavolta siamo arrivati all’ultima chiamata. Qui è in gioco la vita delle persone. Bambini e anziani in primis. E’ una questione di salute e umanità. Non è più il tempo delle chiacchiere. Houston chiama solarium: basta tatticismi, non ci si può accontentare dei contentini. Mica vogliamo illuderci di festeggiare perché magari un domani si faranno i nuovi parcheggi e l’elipista attorno all’ospedale mentre dentro, intanto, i reparti vengono depotenziati? Lottare e imporsi o subire ancora è il crocevia finale. Siamo al dentro o fuori, adesso.