Garlasco, risarcimento da capogiro a Stasi: ora può chiedere la revisione

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Alla luce dei tanti errori emersi nelle indagini di Garlasco, Alberto Stasi potrebbe chiedere ora la revisione del processo. Il fidanzato di Chiara Poggi, in carcere dal 2015 perché ritenuto colpevole del delitto della ragazza, sta valutando con i suoi legali l’opportunità di avanzare la proposta di revisione richiamando la necessità che vengano effettuate nuove analisi sulle prove DNA, accertamenti su soggetti che potrebbero essere coinvolti nell’omicidio di Chiara e che potrebbero aver lasciato delle tracce sulla scena del crimine.

Al momento i magistrati che svolgono le nuove indagini hanno disposto l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio per omicidio e sono in corso accertamenti sulla sua posizione nel caso Garlasco.

Se Stasi dovesse essere scagionato, lo Stato dovrebbe pagare un risarcimento da record per danni morali, psicologici, di immagine a colui che è detenuto da ormai 10 anni e che a suo tempo ha dovuto corrispondere un risarcimento da 1 milione di euro alla famiglia di Chiara, di cui 700 mila ai genitori e 300 mila al fratello.

Alberto Stasi ha anche dovuto affrontare ingenti costi per le spese legali e peritali affrontate nei tre gradi di giudizio. Al momento, secondo alcune fonti, la cifra già versata a titolo di risarcimento dalla difesa sarebbe prossima agli 850.000 euro.

Stasi è detenuto per il delitto di Garlasco da 3.650 giorni e in questi casi l’indennizzo che può essere chiesto vario tra le 600 e 1.000 euro al giorno. Ciò significa che potrebbe chiedere una somma compresa tra gli oltre 2 milioni di euro (minimo) e quasi 4 milioni di euro (massimo).

Senza contare che, sempre la persona al momento detenuta per l’omicidio di Garlasco, potrebbe riservarsi di chiedere un’ulteriore somma legata alla gravità della vicenda e dei danni perpetrati a suo danno in termini di salute mentale, vita familiare e sociale, oltre alle spese che ha dovuto affrontare per la difesa e le perizie e i relativi esami scientifici nei tre gradi di giudizio, nei quali nei primi due era stato assolto e poi nel terzo venne condannato.