HomePrimo pianoFuria bestiale su Massimo Canfora: quanto vale una vita umana?

Furia bestiale su Massimo Canfora: quanto vale una vita umana?

Indagini in corso dei Carabinieri di Taormina sul delitto di Massimo Canfora, il 56 enne di Letojanni trovato privo di vita ieri mattina nella sua abitazione, avvolto in una pozza di sangue e a quanto pare trafitto da un coltello che lo ha ucciso intorno alle 8 del mattino.

Le autorità competenti stanno cercando di ricostruire l’accaduto e fare luce sui fatti e soprattutto stanno lavorando per assicurare alla giustizia chi ha ucciso quest’uomo. Al momento c’è il fermo di un 18enne ma potrebbero esserci ulteriori sviluppi. Ci sarà tempo e modo per vedere quali saranno gli accadimenti giudiziari su questa tragica vicenda. Ci saranno tre gradi di giudizio, tutta la presunzione d’innocenza del mondo e anche noi riportiamo la formula che ricorre in queste occasioni: “Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione”.

Qui la legge però si ferma e comincia la realtà, amara e spietata, che racconta lo stato di choc di una tranquilla comunità, a Letojanni, ancora una volta costretta ad assistere ad attonita e sconvolta, ad un omicidio. A poche settimane dalla morte di una ragazza letojannese di 31 anni trovata priva di vita nella sua abitazione nell’etneo, ecco la morte di un altro concittadino, un uomo di 56 anni conosciuto e ben voluto da tutto il paese.

Non si conosce ancora il perché di questo orrendo delitto ma qualunque sia stato il movente, appare inquietante che nel cuore di un paese di 3 mila abitanti, in pieno centro, in un quartiere storico, qualcuno possa colpire a morte un uomo impugnando un coltello con una lama di 10 centimetri. La vittima era un 56enne che faceva l’operatore ecologico per sopravvivere e la sera si sedeva su una panchina del lungomare, salutando conoscenti e passanti con il suo sorriso colmo d’umiltà e con un velo di tristezza negli occhi, quasi a voler sentire così il contatto con la gente, anche con un semplice saluto.

Questi fatti incresciosi accadono sempre più spesso, non solo a Letojanni ma ovunque, l’omicidio delle scorse ore è la punta dell’iceberg, è la spia di un disagio sociale che si fa largo nei quartieri e nel tessuto sociale, non solo nelle periferie ma anche nel cuore dei centri urbani. E’ la riprova che qualcosa non va e non ci si può voltare dall’altra parte, limitandosi a classificare il tutto come un occasionale episodio una tantum.

Il confine tra il rispetto degli obblighi del vivere civile e la licenza di andare a sfogare istinti primordiali si fa sempre più sottile. L’indignazione del giorno dopo serve a poco e non risolve nulla. Servono anticorpi efficaci per prevenire e contrastare le varie forme di violenza e reati sempre più dilaganti come pure lo spaccio di droga. Le Forze dell’Ordine fanno la loro parte, anche dovendo fare i conti con una legge che, a suon di attenuanti e cavilli, vanifica spesso il loro impegno. Lo dimostrano anche circostanze in cui ci sono spacciatori arrestati a più riprese, che vengono arrestati e poi escono subito, tornano a smerciare roba e puntualmente rimangono nel giro, come se le porte del carcere fossero un grand hotel con l’intermezzo di brevi periodi ai domiciliari.

Occorre ampliare la rete a salvaguardia della gente, dare più spazio alle associazioni locali e al volontariato che hanno le credenziali per supportare la cosa pubblica e stare nelle strade e tra la gente. Si dovrebbero potenziare uffici strategici come i Servizi Sociali dei comuni, che vanno messi nelle condizioni di poter relazionare e /o indicare, nelle opportune forme di legge, circa quei soggetti che vivono ai margini della società, quelli fragili che vanno tutelati e quelli che, invece, possono diventare un pericolo per gli altri e necessitano di essere attenzionati.

C’è bisogno di forme preventive di controllo del territorio in grado così di garantire una risposta più tempestiva ed energica per provare a circoscrivere prima – e non dopo – il perimetro dei soggetti che possono diventare una minaccia per la serenità e poi la vita altrui. La legge (purtroppo) non fa paura come un tempo, ma si deve avere il coraggio e la lungimiranza di alzare i livelli di guardia e far capire che qui a nessuno può essere consentito il diritto di applicare “motu proprio” la legge della giungla.

Quanto vale una vita umana? E’ arrivato il tempo di farsi la domanda e, prima o poi, una risposta la si dovrà dare. Soprattutto alle famiglie delle vittime.

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