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De Luca tratta le sue future alleanze: “Ancora non ha aderito ma a Roma…” (Il Riformista)

Il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, tratta a Roma l’alleanza del suo movimento Sud chiama Nord con i due poli, valutando un’alleanza con uno dei principali schieramenti politici nazionali. A riferirlo è il quotidiano Il Riformista.

“Dalla Sicilia – scrive Il Riformista – può arrivare la salvezza del centrodestra, Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord infatti sembra aver cristallizzato su base nazionale un 1,5% che avrebbe valore doppio considerano che in Sicilia l’ex sindaco di Messina può decidere le sorti di 18 collegi uninominali. Ancora non ha aderito a nessuna delle due coalizioni, nonostante a Roma la presidente del partito, Laura Castelli, ex vice ministra grillina, sia molto attiva. Sembra che nelle ultime settimane abbia intensificato incontri con vari “ambasciatori” di vario colore”. 

De Luca viene definito “la chiave per il centrodestra” e starebbe, insomma, giocando la partita dei “due forni”. La priorità sembra essere in termini assoluti quella di trovare convergenze a sinistra, cercando di conquistarsi simpatie dalle parti del Nazareno. Si sa che il sindaco di Taormina coltiva l’ambizione di guidare in Sicilia, alle prossime Regionali, uno schieramento alternativo al centrodestra, ipotizzando quindi un sostegno alla sua candidatura da parte del Pd e dei 5 Stelle, che attualmente sono – insieme a Sud chiama Nord – forze di opposizione in Sicilia. Sul tavolo della trattativa con il Pd, per legittimare la sua richiesta di candidatura alla presidenza della Regione, De Luca consegna la “promessa” di mettere in discussione quei 18 collegi uninominali di cui parlava Il Riformista, che potrebbero decidere l’esito delle prossime elezioni Politiche. Per la serie: “Se vi alleate con me li togliamo al centrodestra, altrimenti li perdete”.

In quest’ottica il nuovo De Luca “low profile” di questa fase, dai toni bassi e senza eccessi furiosi, è un segnale al centrosinistra, con il parlamentare di Fiumedinisi che sta lavorando ai fianchi del Pd e dei 5 Stelle per legittimare la sua ambizione di farsi indicare come leader di una coalizione alternativa al centrodestra, passando da primarie di coalizione. La strada rimane piuttosto complicata, perché poi la rappresentanza politica di Palermo necessita da sempre di benedizioni da Roma. Non a caso nella capitale si starebbe muovendo Laura Castelli, che è stata viceministro per l’Economia e le finanze del governo Conte 1 e 2 e poi del governo Draghi e sta sondando il “terreno” con i suoi contatti.

Rimane la questione del Pd che vorrebbe esprimere il nome del candidato alla presidenza della Regione del centrosinistra in Sicilia, come del resto il mondo grillino diviso dalla faida Conte-Grillo potrebbe a sua volta trovare una futura sintesi su un nome come l’europarlamentare Giuseppe Antoci.

Ecco perché se, alla fine della fiera, la sinistra dovesse deludere – o peggio ancora – “tradire” le aspettative di De Luca, spunterebbe il “piano B” verso cui potrebbe orientarsi poi l’attuale sindaco di Taormina. Il parlamentare di Fiumedinisi si è candidato alla presidenza della Regione nel 2012, ci ha riprovato nel 2022 ottenendo allora quasi il 25% dei consensi e vuole riprovarci nel 2027 ma non è così scontata una sua ricandidatura. E De Luca stesso ha anticipato poco tempo fa, nei suoi comizi della campagna elettorale per le Europee, che se non dovessero esserci le condizioni (per intendersi, in caso di no della sinistra alla sua candidatura) potrebbe anche decidere di fare altro e chiamarsi fuori da una corsa in solitaria.

Ad oggi Scateno non vuole nemmeno pensare ad un “piano B”, nulla di diverso che non sia una candidatura alla presidenza della Regione con delle chance di potercela fare, anche perché da sempre il massimo obiettivo della sua carriera politica è la prima poltrona di Palazzo d’Orleans. Rispetto all’autunno del 2022, tuttavia lo scenario ora è pieno di ostacoli, il suo movimento è in difficoltà e ha perso pezzi, e i potenziali alleati della sinistra vogliono far pesare i numeri delle Europee, mentre De Luca rivendica quelli delle ultime Regionali.

Nessuno crede alla prospettiva bucolica di un De Luca disposto a defilarsi dalla scena, come lui aveva dichiarato in primavera, e meno che mai a ritirarsi in buon ordine nella sua Fiumedinisi. Se la sinistra calerà il “pacco”, De Luca potrebbe assai più verosimilmente rendere “pane per focaccia” ai compagni e fare altri accordi politici.

Per “Il Riformista”, “Meloni, Tajani e Salvini stanno cercando di allargare gli orizzonti” del centrodestra e qui, a sorpresa (ma non troppo) spunta il nome di De Luca, definito – come detto – “la chiave per il centrodestra”. Al netto dell’atavica antipatia con Salvini, De Luca in Sicilia attacca il governo Schifani ma al tempo stesso dialoga con le nuove leve del centrodestra.

Non è un segreto che il sindaco di Taormina abbia buoni rapporti con alcuni esponenti di vertice del centrodestra siciliano che non sono favorevoli ad uno “Schifani bis”. Divide et impera. E sullo sfondo rimane forte il richiamo dello Stretto. La politica è fatta di geometrie variabili e convergenze spesso impensabili, da sempre. E i 18 collegi uninominali in Sicilia contano per tutti, tanto a sinistra quanto a destra. Attenzione al triangolo Taormina-Messina-Palermo, con vista panoramica su Roma.

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