HomePoliticaDe Luca tra l'ultimatum alla sinistra e la tentazione dell'asse con Galvagno

De Luca tra l’ultimatum alla sinistra e la tentazione dell’asse con Galvagno

L’ennesimo teatrino romano della sinistra, paralizzata dal sogno di un campo largo che ha preso le sembianze di un campo santo, rischia di avere riverberi significativi anche sulla politica siciliana. Tra Pd e 5 Stelle volano botte da orbi, a suon di dichiarazioni al veleno, è gelo totale o quasi e lo “spaccatutto” Matteo Renzi è salito in cattedra, riuscendo nell’impresa di scomporre sul nascere il quadro di uno schieramento alternativo al centrodestra. Vale nella capitale ma di riflesso vale pure a Palermo, dove spettatore interessato della questione è il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, proteso nell’estremo tentativo di costruire un blocco da contrapporre alle future Regionali al centrodestra e speranzoso di mettere d’accordo democratici e pentastellati e portarli all’abbraccio “mortale”. Il leader di Sud chiama Nord propone primarie di coalizione per cannibalizzare a quel punto gli alleati e legittimare una sua leadership e la candidatura alla presidenza di Palazzo d’Orleans.

Ma il sindaco di Taormina è abbastanza intelligente per realizzare che questa strada con i “compagni o potenziali compagni di cordata” – come lui li definisce – si fa sempre più difficile da percorrere e sperare di sposare tutta la sinistra e farla andare d’accordo è un’impresa ai limiti dell’impossibile. E’ un pò come la storica scena di un film, con un direttore di sala che al ristorante si illudeva di far capire a Franco Scontentezza che Moët & Chandon non significa Mo Esce Antonio.

Lo scenario, tra verità e pretattica, d’altronde lo ha tracciato De Luca al tramonto della recente campagna elettorale delle Europee: “Il rischio diventerà quello di noi costretti ad andare in solitaria e loro (la sinistra, ndr) che continueranno a perdere. Oppure loro che esprimeranno il proprio candidato alla presidenza della Regione e Danilo (Lo Giudice, ndr) con gli altri che si dovranno aggregare. Io me ne starò a Fiumedinisi e non ne voglio sapere più. E insieme tenteranno di battere le destre. Sappiate che sei mesi prima delle elezioni manderanno da Roma un candidato che è nel cerchio magico e che avrà acquisito così il diritto a fare il candidato alla presidenza della Regione e che sarà destinato a perdere”.

E se come pare possibile o probabile, non si arriverà al “matrimonio” tra De Luca e la sinistra, cosa farà il sindaco di Taormina? La risposta più ovvia è quella di una nuova corsa in solitario, come nel 2012 e nel 2022. Ma De Luca stavolta non sembra convinto di rituffarsi in questo percorso, che ha pure avuto serie ripercussioni sulla sua salute. E’ chiaro che da soli non si può conquistare la presidenza della Regione e lo si è visto due anni fa, quando De Luca stesso, nel momento migliore della sua parabola politica e dopo una campagna elettorale a ritmi forsennati, si è fermato poco sotto al 25% e il centrodestra ha eletto Renato Schifani con il 42%. Oggi è un’altra storia. Ecco perché De Luca ha provato e tenterà ancora per qualche tempo di spingere per costruire un “patto” con la sinistra e ha anche mandato in avanscoperta nella capitale il presidente di ScN, l’ex viceministro Laura Castelli, per sondare la situazione e realizzare se ci sono i margini per ottenere le “benedizioni” romane. In ballo, lo si è detto, ci sono pure i voti che decideranno i Collegi Uninominali per le future Politiche. Il punto è che le Europee, al netto di tutti i discorsi e le differenze da altre tornate elettorali, hanno visto scendere Sud chiama Nord al 7% e sia Pd che 5 Stelle adesso rivendicano i posti di comando e vogliono esprimere un loro candidato.

In Sicilia si dovrebbe votare nel 2027, le urne sono lontane, molto lontane, ma – si sa – mai dire mai se dovesse esserci qualche temporale a Roma (referendum sull’autonomia?), De Luca freme, ha fretta di capire e di sapere: non aspetterà all’infinito i tormenti infiniti e l’ennesima resa dei conti dei capibastone della sinistra: o ci si sposa a Palermo alle sue condizioni oppure ognuno sarà libero di andarsi a fare i bagni fuorisede al Donn’Anna.

A questo punto il “piano B” di De Luca potrebbe prendere le sembianze del revival di “Muoia Sansone con tutti i Filistei”, perché da una parte c’è il suo avversario di sempre, la destra, e dall’altra parte c’è la sinistra che non vuole consegnarsi prigioniera tra le sue braccia. De Luca non ha nessuna intenzione di fare un’altra legislatura all’opposizione all’Ars e affiancarsi a una sinistra che senza la sua candidatura considera “perdente”. Ed eccola la tentazione non troppo velata di provare stavolta a fare il guastafeste nel centrodestra.

L’attuale governo siciliano di centrodestra dovrà decidere se puntare sullo Schifani bis o se consegnarsi alla new age dei possibili pretendenti al trono. Tra questi c’è il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, nome forte di Fratelli d’Italia e che ha un “simpatizzante” di rilievo tra i banchi di opposizione dell’Assemblea Regionale: lui, Cateno De Luca. I rapporti sono molto ottimi, c’è stima reciproca, sul piano politico e umano, e in una legislatura di forte scontro tra il sindaco di Taormina e il centrodestra, il punto di equilibrio e mediazione è stato spesso e volentieri proprio il presidente Galvagno. Sullo sfondo spunta uno scenario che ora sembra una trama impossibile e che tuttavia è una traccia da seguire eccome, con attenzione.

De Luca, insomma, farà di tutto e di più per ridare l’assalto in prima persona alla presidenza della Regione e su questo non ci piove ma non andrà ad “impiccare” il suo movimento e i suoi piani sull’altare dell’eterna sindrome da sconfitta che pervade la sinistra. E non può permettersi nemmeno di rituffarsi in un’altra campagna elettorale di forte stress psicofisico con lui in prima linea e gli altri che lo mandano all’arrembaggio in giro per la Sicilia. Insomma o andrà per la sua strada nell’ennesima riedizione dell'”uno contro tutti” sapendo già in partenza quale sarà il risultato, oppure si guarderà attorno e rimanderà il suo obiettivo dichiarato, provando ad incunearsi tra le maglie del centrodestra. Già scontata, in premessa, la sua condicio sine qua non: mettere da parte Schifani e fargli fare la stessa fine di Musumeci. Se questa dovesse essere la prospettiva Scateno magari andrebbe a sedersi ad un tavolo su un altro nome, sapendo di avere qualche buon “amico” dall’altra parte della barricata. E l’inconfessabile certezza è che il nome di Gaetano Galvagno, ad esempio, non dispiacerebbe al sindaco di Taormina. La strada è ancora lunga, se son rose….

ARTICOLI CORRELATI

POTREBBE INTERESSARTI

SEGUICI SUI NOSTRI SOCIAL

35,880FansMi piace
14,200FollowerSegui
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.