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De Luca maramaldeggia, a Taormina (come a Messina) gli oppositori lavorano per lui

TAORMINA – Come da copione, la relazione del sindaco Cateno De Luca sul primo anno di attività di governo della sua Amministrazione a Taormina regala un monologo assoluto, un assolo totale che ha lasciato le briciole agli altri. Da una parte c’è chi incensa con una narrazione da libro cuore il leader, dall’altra c’è chi prova più o meno timidamente a contrapporsi ma, alla fine della fiera, monologo cateniano doveva essere e tale è stato. La maratona d’aula e’ un One man show del fustigatore di Fiumedinisi, che riarma i cannoni e spara a zero senza risparmiare nessuno.

Il sindaco torna in scena dopo una lunga stagione di mesi trascorsi fuori Taormina per altri impegni, sfide lontane e miracoli politici extraterritoriali non riusciti. Si riprende la scena, a modo suo. Ad ascoltare la relazione viene quasi il dubbio che negli ultimi 9 mesi non sia stato assente dal palazzo municipale e si ha la suggestiva impressione che sia stato sempre lui e non altri a guidare le danze al Comune lungo l’autostrada Monza-Bruxelles. Poco male, nell’era dell’IA la narrazione della vita è una trasposizione plastica del nulla è impossibile, dove si può dire o fare ormai tutto e il contrario di tutto. Un’altra storia e’ la valutazione, sempre volubile e mai prevedibile, del popolo.

E allora rieccolo Scateno. Si rimette il costume dell’elefante nella cristalleria, liquida due dirigenti, tuona contro i soliti evasori, affonda la lama nel burro della situazione ereditata, provoca i “baronati” taorminesi, elenca ed esalta le cose fatte, scansando con abilità la trappola delle cose fatte male o neanche messe in atto che hanno invece deluso gli elettori a tal punto da recapitargli un segnale forte alle Europee. De Luca annuncia le prossime mosse, va a braccio e non si risparmia. La sua arringa è quasi un rito liberatorio per se stesso, che lo ricarica dopo la delusione delle Europee, e per la sua maggioranza, che da un paio di mesi a questa parte si era goduto il comandante soltanto nelle comunicazioni via chat e nelle riunioni di partito, con l’intervallo una tantum di un blitz al palazzo municipale.

De Luca si diverte e maramaldeggia, finisce il Consiglio col ghigno compiaciuto di chi sa che nelle praterie politiche di questa città come in fondo di questa provincia, può ancora dormire sonni tranquilli. A Taormina, dall’altra parte, non in Consiglio ma più in generale in città, non esiste una parvenza di opposizione. I risultati delle Europee avevano acceso una fiammella che già si è spenta tra coloro che già brindavano alla fine dell’impero di Fiumedinisi. In realtà un risveglio del fronte anti-De Luca ad oggi a Taormina non c’è mai stato, manca la strategia e non si intravede l’autorevolezza che serve per contrapporsi all’assolo cateniano. Al di là delle solite sortite legate a una decina di auto-candidature paesane che non affascinerebbero oggi nemmeno a Joppolo Giancaxio, l’encefalogramma è piatto che più patto non si può. A Taormina non si intravede all’orizzonte nessuno che abbia la caratura per contrastare De Luca e che abbia la capacità politica di misurarsi ma ancora prima di cavalcare in termini significativi il sentimento – oggettivo – di delusione che alberga in una larga parte dell’elettorato taorminese per quello che è stato il primo anno di Amministrazione De Luca. Da queste parti gli elettori in 12 mesi hanno trasformato un voto plebiscitario di 4 mila preferenze nel brodino di un migliaio di voti per le Europee, eppure il nastro si è già avvolto ed è tornato indietro, con il sindaco che va sul velluto e gli altri che fanno quasi tenerezza perché provano ad imbastire una reazione confusa e felice. Si beano del voto dell’8 e 9 giugno senza realizzare come capitalizzarlo, tentando invano di inseguire l’avversario sul terreno dell’arena, che da sempre gli è più congeniale. Tutto abbastanza prevedibile.

Al tramonto delle Europee si erano udite le prime urla festanti nel deserto dei tartari delle opposizioni locali, giusto il tempo di ridare una lucidata allo specchio delle brame e riassaporare l’orgasmo diffuso di un’autocandidatura senza sorte. Ora al palazzo è di nuovo tempo di Cateneide. Il sindaco si concede una pioggia torrenziale di bordate e di affondi anche pesanti, rispolvera il manuale della lotta agli “stupri” politici, apre il capitolo dei “saccheggiatori” e sgasa a tutto campo contro la politica taorminese, ridotta a brandelli da 20 anni di disastri e dalla coda finale del proprio autolesionismo, cotta a puntino nel 2023 e destinata a sorbirsi ancora per un pò il Regno di Cateno da Fiumedinisi.

De Luca annuncia pure la prossima mossa: prossimamente su questi schermi Operazione Piano Strategico. Il mondo degli oppositori a Taormina è materia liquida per Chi l’ha Visto. Oltre il vigore delle scorribande social e i soliti sprazzi da “Io ce l’ho più lungo” davvero poco altro. Il problema non è tra i banchi del Consiglio anche perche e’ sempre ingeneroso circoscrivere il perimetro della di una riflessione e quello delle responsabilità: più in generale emerge la pochezza di un fronte politico che in città esiste nella misura in cui avversa De Luca. Lo unisce il sentimento anti-De Luca e niente altro. E’ protesta senza proposta. E’ un iperuranio diviso tra le reciproche antipatie vanesiane sine die di un paio di capi bastone caduti in bassa fortuna e qualche emergente di cadetteria. E’ un’area politica che di per sé potrebbe anche essere ampia se non fosse miope, ma pure se si unisse domani mattina è priva di una figura catalizzante in grado di mettere d’accordo tutti i vari galli paesani del pollaio. Non senza sindromi da accoltellamento (politico) e frustrazioni da retro-cecate.

E allora rieccolo Cateno De Luca. A Taormina può dormire sonni tranquilli, si rinfranca dopo la batosta delle Europee, gioca al “gatto col topo” e gode perché i suoi oppositori non hanno imparato la lezione e lavorano per confermarsi perdenti d’autore, qui come pure a Messina. Adesso ripartirà la partita di De Luca per l’eterno sogno palermitano, che in verità si è complicata: lui lo sa e già studia un cambio netto di strategia, mette in conto pure l’idea non pronosticabile di un clamoroso piano B che forse neanche i suoi colonnelli conoscono o hanno compreso. Nel frattempo le roccaforti deluchiane sono più o meno al sicuro, di questo passo destinate ad un altro giro di valzer in salsa ciumedinisana. Sù il sipario, Scateno is back.

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