Detto, fatto. Cateno De Luca va alla resa dei conti e comincia le grandi manovre del dopo-Europee all’imbocco di un percorso che guarda alle future Regionali e in un gioco ad incastri tra Taormina e Palermo (passando per Messina), alla fine della fiera, potrebbero portarlo ad optare per una scelta a sorpresa.
De Luca avverte Pd e M5S ma già ha in cantiere anche il suo “piano B”, un colpo di teatro che comincia a prendere forma e che, tuttavia, in pochi al momento sono riusciti a leggere tra le righe. Eppure il primo indizio importante è arrivato in una conferenza stampa tenuta oggi all’Ars dal sindaco di Taormina e leader di Sud chiama Nord. De Luca lancia il suo ultimatum alla sinistra, al Pd e ai 5 Stelle, cannoneggia i due partiti di riferimento dell’area di sinistra e chiede le primarie per stabilire il candidato alla presidenza della Regione in un perimetro alternativo al centrodestra. Il parlamentare di Fiumedinisi sa che in caso di primarie non avrebbe difficoltà a sovrastare i democratici e i grillini e allora prova a stanare i due partiti. Scateno avverte i potenziali alleati anche se sa benissimo che sarà difficile arrivare all’obiettivo delle primarie, perché il Pd ha già fatto sapere che rivendicherà la leadership anti-centrodestra e i grillini sono pronti a loro volta a puntare su un proprio candidato.
“Noi siamo una forza sicilianista, l’elettorato ci individua come forza collegata all’amministrazione territoriale, e quindi le Europee hanno detto che c’è stato un fallimento sotto il profilo della proiezione nazionale ma che l’azione va invece proseguita sul territorio. I dati bisogna saperli leggere, senza strumentalizzarli. E il Pd ha fatto male alle Europee come anche il Pd, il paragone va fatto con le Politiche o altrimenti con le precedenti Europee del 2019”, ha detto De Luca.
“Noi vogliamo lavorare su un governo del fare – ha spiegato il sindaco di Taormina. Vogliamo creare le condizioni. Non abbiamo preconcetti. Le questioni non sono hanno steccati ideologici, o le fai o non le fai. Non sono per governi che possano tirare a campare e quindi neanche per governi con una caratura di centrosinistra sempre per tirare a campare. Abbiamo intenzione di lavorare su questo. Noi a ottobre inizieremo il nostro percorso. Vogliamo lavorare su un progetto e un piano strategico. Perché dare 2 miliardi per il Ponte sullo Stretto se il fabbisogno della Sicilia è fatto di tante altre emergenze e criticità da risolvere. Faremo il “tour del fare” e ci lavoreremo per tutto il 2025, bisogna avanzare una proposta di governo ai siciliani. Il 2026 sarà l’anno cruciale in cui stabilire cosa fare. Se qualcuno ha la sindrome del bollino Ciquita deve sapere che noi non ci stiamo. Alle Europee una ipotesi di percorso nata in Sicilia è stata stroncata a Roma. Se la logica è questa sarà difficile creare un’alternativa a questo centrodestra in Sicilia. Io devo sapere con cui parlo e se gli interlocutori sono affidabili e se poi riportano a Roma e poi in base agli umori e alle dinamiche romane arriva una risposta di conseguenza. Interlocutori che sono ologrammi non ne voglio. Vale per il Pd e a maggiore ragione per il M5S, che mi danno sempre l’impressione di essere yogurt a scadenza. E c’è il secondo mandato o il terzo, litigano all’interno. Se noi cominciano a discutere e io poi fra 3 anni non so se gli interlocutori saranno sempre gli stessi. Qui c’è la sindrome del suicidio politico. Io non appartengo al centrosinistra, il mio approccio non è ideologico. Non abbiamo pregiudizi ma ovviamente non tolleriamo chi ne ha nei nostri confronti. Non abbiamo bisogno di esami e patenti, abbiamo dimostrato che dove amministriamo noi amministriamo bene e abbiamo consensi. In questo percorso lanceremo la sfida a chi ci sta. Non farò l’errore di ragionare su una posizione di rendita. Non stiamo dicendo a nessuno che questa strategia programmatica è subordinata alla candidatura alla presidenza della Regione di Cateno De Luca, noi in un anno dobbiamo definire un programma di governo con proposte valide e serie. Sarà quello il momento per capire e sapere se ci sono compagni di viaggio che riguarderanno anche le forze alternative al centrodestra. O chissà che succederà nel centrodestra tra qualche anno. Io oggi non sto definendo perimetri ideologici. Propongo un’azione di governo e un’azione amministrativa alternativa a questo governo. Chi ha sindrome del bollino Ciquita non so se sarà nelle condizioni di fare un percorso del genere, perché se poi devi aspettare l’indicazione dell’ultimo minuto come accaduto alle Regionali scorse e devi aspettare gli ordini e le coperture romane. Non sono disponibile a cose del genere. Io sono per scegliere il candidato non in provetta e non a Roma ma sul territorio. E nel 2026 si deve scegliere il candidato, stabiliamo le regole e il perimetro e si fanno le primarie di coalizione. Non vorrei ritrovarmi con le dinamiche e le scosse telluriche che ci sono nel centrodestra a dover fare le primarie in un altro tipo di area. Il candidato non può essere scelto dalle segreterie romane, un programma deve essere fatto in Sicilia e le battaglie da fare devono prescindere dalla posizione ideologica. Il centrosinistra in Sicilia è votato alla sconfitta o si scrollano da questo o non potranno mai vincere. Non voglio dire che l’unico modo per andare al governo della Sicilia è Cateno De Luca ma è l’unico che ha dimostrato di avere una trasversalità che va ben oltre gli steccati ideologici, confrontiamoci ma io voglio amministrare, non fare opposizione”.
Poi l’affondo finale: “Non gioco per perdere. Pd e M5S sono loro che devono recuperare la credibilità, non io. Barbagallo (segretario regionale del Pd, ndr) dice che la coalizione la deve guidare il Pd? Se vuole continuare a fare errori strategici è un problema suo. I tempi non ce li facciamo dettare da nessuno, tanto più perché i loro tempi sono tempi romani e il nostro è un tempo siciliano. Le posizioni su questo aspetto sono inconciliabili, non c’è discussione. Il Pd ammetta il suo fallimento alle Europee, ha sbagliato strategia e ha sbagliato a non aver accettato ad aver rifiutato l’ipotesi di un nostro candidato nella loro lista. Il Pd non ha alcun diritto di lanciare o rivendicare l’egemonia su un’alternativa al centrosinistra. Servono delle primarie aperte alle quali io per primo mi sottopongo, mi candido e accetto il confronto con gli altri che ci vorranno stare in questo percorso”.