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De Luca apre la corsa al suo erede a Taormina: basterà una scelta di scuderia?

TAORMINA – Cateno De Luca non concede il bis. La storia si ripete, lo ha sempre fatto e anche stavolta conferma che lascerà la sindacatura al tramonto del primo quinquennio. L’annuncio dell’addio a Taormina, non immediato ma a fine legislatura (anche prima) spegne definitivamente le voci, di per sé fantasiose, di un ripensamento in corsa e di una ricandidatura in extremis.

De Luca imprime una simbolica accelerazione nella strada che porterà all’individuazione del suo erede. Si aprono ufficialmente le danze, anche se nel backstage della politica paesana le grandi manovre sono già iniziate da un pezzo.

“La prossima volta sarò al governo della Sicilia – prosegue il leader di Sud chiama Nord-, la legge mi vieta di continuare il mandato a Taormina. Mi dicono e mi chiedono di fare altri 5 anni, mi dispiace: la legge parla chiaro, chi è al governo della Sicilia, è incompatibile con il ruolo di sindaco. Quindi è chiusa la partita, farò parte del governo. Non metto limiti alla provvidenza, non so ancora ad oggi con quale ruolo ma in ogni caso voglio governare la Sicilia e mettere a disposizione la mia esperienza”. Queste le parole di De Luca alla cena natalizia di Sud chiama Nord.

Così il parlamentare di Fiumedinisi fa capire di guardare già oltre Taormina, ma anche questo lo si era capito da diverso tempo. E adesso sarà, per certi versi, interessante capire quali saranno le valutazioni di De Luca sul “dopo-De Luca”. Che tipo di scelta farà? I soliti malpensanti direbbero che la risposta è la più scontata dell’universo: opterà per un “fedelissimo” todo modo. Tutto il resto sono chiacchiere e buonanotte ai suonatori.

Eppure la riflessione un senso di base ce l’ha eccome. A Messina, quando ha lasciato la fascia nel 2022, De Luca aveva già un candidato in testa da un bel pezzo: Carlotta Previti, esponente allora della sua Giunta. Un assessore che, va detto, aveva fatto molto bene e si era dimostrata un’eccellenza quell’Amministrazione per le competenze dimostrate sul campo e per la sua capacità di incidere, nel reperimento di finanziamenti per l’ente e di districarsi con abilità nell’esercizio del governo. Previti era la prescelta, sembrava destinata, per distacco, all’investitura alla sindacatura, interpretando i canoni della migliore figura possibile per la prosecuzione del percorso avviato da De Luca. Poi qualcosa è cambiata, una valutazione acclarata è diventata l’anticamera di un ripensamento sorprendente. Quando tutto portava nella direzione di Previti candidata, la scelta è ricaduta su Federico Basile, l’allora direttore generale del Comune. Aveva il pedigree del tecnico ma anche le stimmate del candidato politico, per due motivi: oltre alla devozione al leader possedeva la competenza e la padronanza nel guidare la macchina amministrativa. E su Basile poi De Luca ha scommesso e ha avuto ragione. E’ stato votato e sarà rivotato come sindaco di Messina anche nel 2027.

A Taormina non sarà così semplice la scelta per De Luca. O meglio, sarà una cosa estremamente facile dal punto di vista di una logica di partito, il passo più semplice del mondo perché comunque vada De Luca ha la possibilità di indicare anche stavolta un “fedelissimo”. Il punto è che Taormina non è Messina, qui c’è la Previti e non si vede il “piano B” del Basile di turno. Difficilmente uscirà dal mazzo un simil-candidato nel rapporto fedeltà-abilità amministrativa. L’equazione è claudicante.

Tra i vari pretendenti locali di cui si chiacchiera – lo diciamo con rispetto ma con estrema chiarezza – oggi tutto si ferma alla sfera di elementi funzionali in un contesto di squadra ma non emerge una figura in grado di elevarsi uno scalino più sù, verso la carica di una sindacatura di Taormina. Forse qualcuno si avvicina più di qualcun altro alla caratteristica ma poi altre lacune, rispetto anche ai canoni deluchiani, complicano il discorso e la corsa.

De Luca nella scelta del suo “erede” a Taormina si troverà a soffermarsi sui limiti oggettivi altrui, a cui potrà dare un peso specifico o magari infischiarsene. La questione, per intendersi meglio, si pone sul piano della caratura politica-amministrativa e della personalità e del carisma: e queste cose o ce l’hai o non ce l’hai. Non te le inventi e non si comprano al supermercato. Bisogna dimostrare di essere all’altezza del compito, i sogni sono una cosa bella e legittima, la realtà racconta che serve esperienza e tanti elementi distintivi che fanno la differenza e consentono di essere pronti ad affrontare la sfida. In passato la bravura di alcuni politici taorminesi è stata la capacità di riconoscere i propri pregi ma anche i limiti, accontentarsi di vivere una seconda linea da protagonisti anziché catapultarsi a briglie sciolte nelle complessità della prima linea.

Sarà, di per sé, interessante capire se, nel “roster” politico dello zoccolo duro del suo gruppo, De Luca farà una scelta unicamente in funzione delle logiche del movimento o un ragionamento di più ampio respiro (anche) per Taormina.

Nell’attuale Amministrazione taorminese, De Luca decide, gli altri fanno di conseguenza e, al netto delle cariche e della rappresentanza, l’ultima parola è sempre del sindaco (o del suo esperto, ndr). Per questo il domani non sarà una passeggiata per gli aspiranti alla fascia: un conto è avere il pallino in mano e la padronanza del decidere, un altro è trovarsi insieme agli altri con la tranquillità che, alla fine, quando le cose conteranno davvero, tanto sarà sempre qualcun altro a prendersi il “cerino” in mano e decidere per te. Quindi, tutta un’altra storia è la responsabilità di avere nelle mani il destino di una comunità. A maggior ragione se poi si parla di Taormina. Una capitale del turismo che vive una fase storica tra le più importanti di sempre.

Oggi anche il peggior nemico o il più acerrimo avversario di De Luca non può non riconoscergli una preparazione sul piano amministrativo e la capacità di gestire le situazioni con personalità. Poi si potrà dibattere sulla vulcanicità, si potrà dire che già da un pò si è proiettato oltre Taormina e c’è il dato eloquente della presenza-assenza al palazzo, lo si può valutare insomma come si vuole, ma la prospettiva, da questo punto di vista, per Taormina è quella di trovarsi nei prossimi anni a fare un passo indietro. Sia che prevalga un deluchiano che un anti-deluchiano.

De Luca non ha ancora scelto l’erede a Taormina e non ha neanche fretta, perché al di là delle valutazioni in corso, ha la consapevolezza che avrà l’enorme vantaggio di partenza del poco o nulla che c’è dall’altra parte. Il fronte avversario di questa Amministrazione oggi a Taormina comincia e finisce nel sentimento di un livore ad oltranza, nasce e muore nell’astio ad personam verso De Luca. Non riesce ad andare oltre.

Ogni volta che c’è stata un’affermazione alle elezioni Comunali di De Luca, la storia insegna che dall’altra parte si sono squagliati: per dirla in gergo belgradese, gli avversari di turno, quando l’acqua gli è entrata nelle orecchie non ci hanno capito più niente. Peggio, hanno fatto il gioco di De Luca e si sono fatti portare a spasso da lui, perdendo anni a rimuginare e scannarsi, intenti a coltivare l’illusoria convinzione di riprendersi con facilità il consenso della gente. Si sono persi nella sterile e ossessiva retorica del disprezzo personale anti-deluchiano anziché tentare di organizzarsi in modo strutturato, non per contrastarlo a prescindere ma per essere credibili nella proposta di una visione alternativa.

A Taormina, nel fronte locale dell’opposizione (o delle opposizioni) non si intravede chi possa essere pronto a competere per il governo della città, lo scenario fa ancora più impressione perché De Luca non si ricandiderà ma rischia di portare il suo prescelto ad un’elezione comoda in carrozza, anche se oggi non si sa neanche chi sarà l’adepto e anche se probabilmente si tratterà di qualcuno che godrà di un fato benevolo ma in altre epoche qui non ce l’avrebbe fatta neanche ad entrare al palazzo per fare il consigliere comunale. Ma si sa che un tempo c’era una lunga gavetta, ci si allenava su e giù per i gradoni della scuola politica, c’era chi vomitava per la fatica e nessuno ti regalava niente.

Fatto sta che De Luca si concentra su altri fronti e riprende fiato dopo le Europee e risale la china nei palazzi romani e palermitani, cavalcando la prospettiva del probabile accordo con il centrodestra che lo rimetterà al centro del ring. Sul domani di Taormina sa che c’è tempo per pensarci perché la politica locale si è fatta centrifugare ed è relegata al ruolo di ospite impotente in casa propria. A Taormina De Luca ha un’autostrada davanti per far eleggere chi vorrà, per assurdo potrebbe riuscirci anche se oggi il candidato fosse il Pinco Pallino del caso. Adesso è così, la politica poi è un gioco situazionale e tutto può sempre cambiare da un momento all’altro ma il copione attuale questo è.

Il prossimo sindaco di Taormina lo deciderà la gente, tuttavia il favorito della contesa sarà evidentemente colui che verrà schierato da De Luca. L’inerzia della partita va da quella parte e allora, quando Scateno si toglierà la fascia e uscirà di scena, su quali regole d’ingaggio punterà? Si accontenterà di fare un’investitura di “scuderia”, nel segno dell’uno vale l’altro (purché sia devoto) o, piuttosto, proverà ad individuare un profilo più calzante per Taormina? Si limiterà a pescare dal mazzo con una scelta conservativa, di puro controllo, oppure rischierà e si inventerà qualcosa di diverso per provare a tenere alto il livello, anche a patto di spareggiare un pò le carte a livello di chimica?

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