HomeAttualità e CronacaDa Siena a Taormina tutti assolti: 3 mesi di reclusione per Paperino

Da Siena a Taormina tutti assolti: 3 mesi di reclusione per Paperino

Da Siena a Taormina, passando per i tribunali di Milano e Messina, si chiude in Italia una settimana che in 24 ore ha visto trionfare il principio assolutorio in una serie di procedimenti dove da più parti l’opinione pubblica ipotizzava, invece, che le vicende giudiziarie avrebbero avuto altri sviluppi.

La Corte d’Appello di Milano ha assolto tutti gli imputati del processo sul Monte dei Paschi di Siena, dai vertici di Mps alle banche Deutsche Bank AG, la sua filiale londinese e Nomura, in un processo che verteva sulle presunte irregolarità nelle operazioni di finanza strutturata, avvenute tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite dovute all’acquisizione di Antonveneta. Sono state adesso revocate le confische agli enti per un totale di circa 150 milioni.

“Finalmente giustizia è fatta“, hanno commentato i legali dei vertici di Mps assolti nella sentenza d’appello che ha messo fine ad un processo dove c’erano 1400 parti civili. E sempre i legali degli imputati assolti hanno anche aggiunto: “I giudici sono stati coraggiosi”.

Nella nostra Sicilia, al Tribunale di Messina, a conclusione dell’apposita udienza preliminare, è stato invece disposto il luogo a non procedere per 24 operatori turistici – del settore alberghiero – che a suo tempo non avevano versato delle somme al Comune di Taormina riguardanti l’imposta di soggiorno. Nelle casse comunali si era determinata una sofferenza, in termini di mancato incasso, pari a circa 400 mila euro.

Gli operatori indagati nella vicenda taorminese – giusto per rendere l’idea – avevano maturato un quantum non versato che andava, a seconda dei singoli casi, da cifre decisamente modiche come 105 euro, 117, 138 euro, 206 euro, 350 euro, 480 euro, 900 euro, 1400-1500 euro, sino poi a 2800 euro, 4-5 mila euro, 8-10 e 12 mila euro, 16-17 mila euro, 23 mila euro, per arrivare infine a cifre molto più significative e pari – per esattezza – a 31 mila euro, 40 mila euro, 79 mila euro, 82 mila euro e 117 mila euro.

La decisione per tutti i 24 operatori è stata di “non luogo a procedere”: in sostanza per la legge italiana questo fatto non più reato e non avrebbe più nessuna rilevanza penale. Di certo non ci sarà processo e nessuno andrà a giudizio e il giudice ha disposto la restituzione di tutto quanto a chi ne ha diritto.

In realtà è successo in questi giorni anche altro nelle aule di tribunale in Italia e se non ci credete a quello che stiamo per raccontarvi vi invitiamo a leggere la notizia su RaiNews oppure sul Corriere della Sera e La Provincia di Cremona.

La vicenda – come riporta RaiNews – è quella di un 46enne cremonese in nove anni ha affrontato due indagini, tre procedimenti e due condanne arrivate con il patteggiamento per un totale di 13 mesi. La sua colpa? Quella di aver fatto uno scherzo ad un amico: a sua insaputa, gli ha sottoscritto un abbonamento a Disney 313, la rivista a fumetti dedicata al rapporto tra Paperino e la sua mitica 313, la decappottabile rossoblu.

L’amico, cremonese, ha scoperto tutto quando la DeAgostini gli ha mandato il primo numero di Paperino e ha sollecitato il pagamento. Non sapeva che fosse stato il suo amico ad avergli attivato l’abbonamento, così ha presentato una denuncia contro ignoti. Per chi ha svolto le indagini, a quel punto, è stato semplice identificare l’operaio incensurato. Così, l’amicizia è andata in frantumi e non sono bastati nemmeno i 1.000 euro di risarcimento ad evitare all’operaio un procedimento con l’accusa di sostituzione di persona.

Per lo “scherzo di Paperino”, l’operaio ha patteggiato 3 mesi di reclusione, pena sospesa. E all’ormai ex amico ha dovuto versare anche 600 euro di spese legali.

Insomma, il mondo è cambiato e in Italia non sono più quelli di un tempo i reati per i quali si rischia di finire a giudizio. Paperino docet.

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