HomeTN24TV SPORTDa Certaldo agli Europei, Spalletti condottiero azzurro

Da Certaldo agli Europei, Spalletti condottiero azzurro

Da Certaldo alla conquista del Continente. In una carriera con tanta gavetta, Luciano Spalletti le sue medaglie al petto le ha già messe. Nella bacheca dei trofei trovano spazio coppe e campionati, vinti in Italia e in Russia. Sì perché Lucio è stato anche zar di San Pietroburgo portando lo Zenit al titolo, ma la medaglia più luminosa, almeno per il momento, è quella che risplende sul golfo di Napoli. Un tricolore storico, roba che non si vedeva da quelle parti da oltre 30 anni. E dall’azzurro partenopeo a quello tricolore il passo è stato breve. Spalletti si è ritrovato alla guida della Nazionale dopo l’improvviso addio del Mancio. In pieno agosto, anzi a Ferragosto, con il precedente fallimento della seconda esclusione Mondiale consecutiva da cancellare e un Europeo prima da centrare e poi da difendere, visto che in Germania andiamo da campioni. Missione compiuta, ma non è stato facile. Il calcio di Spalletti è fatto di lavoro quotidiano sul campo. Maestro della tattica e del bel gioco, è il classico allenatore da club e gli è toccato indossare una nuova veste. Cerca, chiede, anzi pretende, qualità, talento e fantasia, ma il tutto per il collettivo, ben venga la giocata, ma mai fine a se stessa. Senso di appartenenza, rigido rispetto delle regole, niente giocatori pigri o distratti, maglia sudata sempre e comunque, sentendo forte l’onore e l’onere dell’indossarla. Valori sì, ma niente inutili moralismi. Spalletti crede in Fagioli, sa che si è redento e lo ha voluto senza farsi influenzare da “quelli che ben pensano”. Poi ci sono i principi tattici: pressione continua, controllo del gioco, compattezza e studio degli avversari. Seguace della linea a 4, si è adattato alle caratteristiche dei giocatori a disposizione e ha disegnato una Nazionale fluida, capace (si spera) di cambiare modulo e sistema di gioco nelle diverse fasi della partite. Da Certaldo al vertice d’Europa, non per lui ma per l’Italia, perché il primo tifoso azzurro è proprio lui.

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