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Cosa fa l’Ue per contrastare il traffico illegale di rifiuti?

Ogni anno l’Europa esporta milioni di tonnellate di rifiuti nei Paesi in via di sviluppo.Sacchi della spazzatura e dispositivi elettronici vengono smaltiti dall’altra parte del mondo. Si stima che un terzo delle spedizioni di questo business altamente lucrativo sia illegale. Le organizzazioni criminali guadagnano miliardi. Con quale impatto sull’ambiente?

Per contrastare il fenomeno l’Unione europea ha deciso di limitare le esportazioni di rifiuti e di incoraggiare il riciclaggio nel vecchio continente. Ma è davvero fattibile? Per questo episodio abbiamo attraversato il Mediterraneo. Qalche anno fa la Tunisia è stata al centro di un caso di traffico illecito di rifiuti domestici provenienti dall’Italia.

I fatti risalgono al 2020. Quasi 300 container pieni di rifiuti arrivarono al porto di Sousse. La società civile ha svolto un ruolo cruciale nell’assicurare il ritorno di gran parte dei rifiuti in Italia e una serie di condanne su entrambe le sponde del Mediterraneo.

Houssem Hamdi è il fondatore di un’associazione che promuove il riciclaggio a Tunisi. Fa parte della rete Tunisia Verde, che si è battuta per rispedire i rifiuti in Europa. “È stata una piccola vittoria per la Tunisia, per l’Africa e per tutti gli ambientalisti – dice Hamdi -. È stato anche un modo per inviare un messaggio agli altri Paesi della sponda meridionale: si può fare. Stiamo parlando di una rete della cosiddetta eco-mafia, che ha coinvolto anche aziende, politici e così via. E credo che sia l’albero che nasconde la foresta”.

Quest’anno le dogane italiane hanno sequestrato altre 82 tonnellate di rifiuti diretti in Tunisia. Majdi Karbai, un ex parlamentare tunisino, ha lanciato l’allarme dall’Italia per anni. “La Convenzione di Basilea prevede che alcuni tipi di rifiuti non possano essere importati – dice Karbai -. Ma secondo alcuni rapporti alcuni porti, come quello di Bizerte, sono diventati degli hub dove è possibile importare rifiuti e anche esportarli in altri continenti e in altri Paesi africani”.

La gestione dei rifiuti è una questione spinosa in Tunisia. Il Paese ha lanciato un importante piano di modernizzazione, ma i rifiuti vengono spesso seppelliti senza essere differenziati in enormi discariche. In alcuni casi senza nessun tipo di controllo.

In base a un nuovo regolamento europeo, appena entrato in vigore, i Paesi che non sono membri dell’Ocse, come la Tunisia, dovranno dimostrare di avere la capacità di trattare i rifiuti in modo sostenibile per poterli ricevere. L’esportazione di rifiuti di plastica al di fuori dell’Unione europea sarà vietata. Il regolamento prevede anche nuovi strumenti per combattere le ecomafie. A Genova, il principale porto marittimo del Mediterraneo, i funzionari doganali sono in prima linea nella lotta contro il traffico illegale di rifiuti.

Ogni anno più di un milione di container passano per le banchine della città ligure. Alcuni di questi rifiuti vengono esportati con false dichiarazioni doganali. “In Europa produciamo molti rifiuti. Questi rifiuti potrebbero essere riutilizzati e riciclati, e le aziende vengono pagate per questo, ma alcune non lo fanno – dice Andrea Biggi, responsabile dell’ufficio antifrode dell’Ufficio delle dogane di Genova2 -. Le organizzazioni criminali cercano di trarre profitto dalle eccedenze e di trarre profitto dal denaro investito nel riciclaggio di questi materiali”.

Le dogane italiane partecipano a un nuovo sistema europeo di allerta rapida. Viene attivato quando identificano carichi sospetti, che possono essere scannerizzati e ispezionati. L’Unione europea ha anche rafforzato la legge sui reati ambientali, con pene più severe e un elenco esteso di reati.

L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) svolge un ruolo chiave nel coordinamento delle indagini. “Per i casi ambientali è essenziale mettere insieme non solo le autorità doganali, che sono le nostre controparti naturali, ma anche le autorità ambientali – dice Luigi Garruto, investigatore dell’Olaf -. Cerchiamo quindi di creare un ponte tra l’Ue e il Paese di destinazione, e di indagare nel Paese di esportazione: se c’è una rete alle spalle lavoriamo per smantellarla”.

Fonte: Euronews Italia
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