Giuseppe Conte ha rilasciato un intervista al “Fatto Quotidiano” sui temi politici del momento e le prossime mosse del Movimento 5 Stelle.
Ad una settimana dalla sconfitta elettorale, Conte sostiene che a contare sono sempre e innanzitutto identità e prospettive: “Noi 5 Stelle non saremo mai un partito tradizionale, uno di quelli che costruisce apparati di potere e fa di tutto per continuare a gestirli. Se perdessimo la nostra forza innovatrice, sarebbe meglio estinguerci, anzi biodegradarci, come dissero a suo tempo i suoi fondatori. Ma ad oggi non vedo affatto questo rischio”.
Conte ha ventilato di “farsi da parte”, anche durante l’assemblea con i parlamentari del M5S. Ha parlato di dimissioni per dimostrare che non ci sono alternative alla sua leadership? E quella opzione ormai è ritirata? “È stato un atto di responsabilità per aprire una seria riflessione interna, non dando nulla per scontato, neppure la mia leadership. Ne è nata una discussione molto schietta, sia in assemblea con gli eletti che in Consiglio nazionale, con un forte approccio costruttivo. Ho avvertito la forza propulsiva di cui parlavo, non è nel nostro Dna vivacchiare”.
“Nessuno, tra tutti quelli intervenuti, ha posto il tema della mia leadership. Ma la mia guida è funzionale a un progetto, per cui torneremo a discutere di questo nella Costituente. Sarà l’occasione per riaffermare la nostra identità, e definire temi e obiettivi di medio e lungo periodo. Nel momento in cui non fossi più utile al progetto, mi farei da parte, sempre pronto a dare il mio contributo al M5S. Mi assumo tutta la responsabilità del risultato, per non aver mobilitato i cittadini convincendoli dell’importanza di rinnovarci la fiducia”.
“Sicuramente la polarizzazione del voto voluta da Meloni, d’accordo con Schlein e con la complicità dei mezzi di informazione, non ci ha favorito. In passato sarebbe stato facile supplire con la capacità pioneristica del M5S di usare i social network. Oggi sui social ci siamo tutti”.
