TAORMINA – La recente proroga, disposta fino al 31 ottobre 2025 della mostra archeologica e multimediale a Palazzo Ciampoli dal titolo “Da Tauromenion a Tauromenium. La città invisibile tra storia e archeologia”, allestita dal Parco archeologico Naxos Taormina, darà modo al pubblico di visitare ed ammirare sino al prossimo anno l’esposizione che racconta la città greca e romana. Un lavoro di assoluta qualità, che ha impegnato un team di archeologi incrociando documenti e reperti, anche attraverso ricostruzioni multimediali e i videomapping. E soprattutto questa esposizione ha riportato a Taormina la Sacerdotessa di Iside, che il Museo Salinas ha concesso in prestito, una statua in marmo rinvenuta nel 1867 a Taormina vicino alla chiesa di San Pancrazio – già luogo di culto delle divinità egizie Iside e Serapide – e dal 1868 trasferita al museo palermitano.
Adesso la speranza della città è che la Sacerdotessa possa restare a Taormina. E di questo ed altri temi legati alla cultura in questo territorio abbiamo parlato con l’archeologa Cettina Rizzo, storica della Città di Taormina, stimata studiosa e donna di alta caratura culturale e umana.
“La mostra da Tauromenion a Tauromenium – spiega Cettina Rizzo al direttore di TN24, Emanuele Cammaroto – è testimonianza della grandezza storica di Taormina, con particolare riferimento alla parte greca e al romana ma c’è anche il resto. Vengono esposti pezzi della nostra cultura, che dovrebbero conoscere tutti. Questa storia innalza gli animi e fa capire che il territorio va protetto. I nostri padri hanno fatto tanto e hanno lasciato un’eredità importante”.
“Speriamo che la Sacerdotessa di Iside possa restare qui. Siamo al secondo tentativo di farla rimanere qui, il primo venne fatto ai tempi di Badia Vecchia. Taormina nel tempo ha pagato il fatto di non avere un museo. La speranza è che rimanga a Taormina, che è la sua città, la sua casa”.
E nel frattempo arriva anche ad un bivio il futuro dei palazzi storici della città. “Badia Vecchia potrebbe essere una scuola di restauro, dove gli ambienti in basso vengano utilizzati per i laboratori e la sala principale per l’esposizione dei pezzi. Sarebbe un fatto di rilievo per i giovani di Taormina. Sì, in tanti lavorano nel turismo, ma altri hanno capacità che vorrebbero sfruttare anche nella cultura”.
“Al Palazzo Corvaja si farà una mostra sul Grand Tour di Taormina, anche la storia moderna è intrigante. In questo caso si tratta di pezzi amatoriali, per i quali la gente ha speso tanti soldi per averle e intanto le stanno prestando e mettendo a disposizione. Poi si vedrà”.
Infine, una riflessione su Taormina, terra meravigliosa ma troppo spesso sfruttata dai “pirati” che arrivano da fuori e varcano il Casello di Taormina soltanto per prendere e speculare sulla bellezza e sulla storia del paese: “Taormina è bella ma ricordiamoci sempre che i turisti vengono qui per vedere la parte monumentale, e la città dovrebbe essere meglio conosciuta e anche valorizzata. Ma dobbiamo anche dire che Taormina è sempre stata concepita come una bella donna da sfruttare, è sempre stata concepita in questo modo. Un tempo i taorminese non la pensavano in questo modo, anche se erano poveri ma rispettavano. Arrivano da fuori per un allattamento continuo”.
Intanto, ricordiamo, la mostra a Palazzo Ciampoli prosegue e l’invito a tutti è a visitare questa iconica esposizione, che offre la possibilità di apprezzare la Sacerdotessa di Iside ma anche tanto altro: reperti provenienti dai magazzini del Parco (capitelli, epigrafi, statue) e altri frutto di ritrovamenti più recenti, conosciuti dagli studiosi ma mai esposti (come alcune tanagrine rinvenute nella cisterna dell’hotel Timeo e reperti da scavi a Villa San Pancrazio, all’ex Convento San Domenico e in altre proprietà private). E ancora teste, bassorilievi e iscrizioni, reperti già noti e normalmente esposti nell’Antiquarium del Teatro qui inquadrati nel contesto tematico e storico. Sei le sezioni tematiche del percorso espositivo, che si snoda sui due piani di Palazzo Ciampoli. Si parte dalle tracce delle popolazioni sicule documentate dalla necropoli di Cocolonazzo: le origini, vivere e abitare a Tauromenion/ium: le case degli uomini; gli edifici pubblici, i luoghi del sacro, le necropoli, dal teatro all’anfiteatro, il collezionismo. Mentre una carta archeologica, ricostruzioni 3D e un apparato multimediale e immersivo (video e video mapping) faranno rivivere ai visitatori l’esperienza di aggirarsi tra vicoli attuali e dentro la città antica.
In progetto scientifico, a cura del Parco Archeologico Naxos Taormina, è stato diretto dalle archeologhe Gabriella Tigano (già direttrice del Parco) e Maria Grazia Vanaria e condotto in collaborazione con Giuseppa Zavettieri, Annunziata Ollà, Rocco Burgio (Soprintendenza BBCCAA di Messina); con Lorenzo Campagna, Marta Venuti, Marco Miano (Università degli Studi di Messina); con Germana Barone, Paolo Mazzoleni, Alessia Coccato (Università degli Studi di Catania); con gli archeologi Francesco Muscolino (Museo archeologico nazionale di Cagliari) e Dario Barbera; Carmelo Malacrino (Università degli studi di Reggio Calabria); Carla Aleo Nero (Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo), Lucia Ferruzza (Museo archeologico Antonino Salinas- Palermo); Concetta Rizzo; Cecilia Alba Buccellato. Il concept espositivo e la grafica sono stati curati da Diego Cavallaro (Parco Archeologico Naxos Taormina).
Due i piani di lettura della mostra: da un lato quello materiale con reperti, elementi architettonici, frammenti e statue rinvenuti durante gli scavi antichi e recenti, realizzati con finanziamenti pubblici e privati; dall’altro il piano di lettura virtuale con la ricostruzione animata di edifici che, come slabbrature del tessuto urbano contemporaneo, affiorano dagli scavi a vista di vicoli e piazzette di Taormina. Ovvero la “città invisibile”.