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Centri storici: il caso Taormina e la tutela del patrimonio che non c’è

TAORMINA – La vicenda della collocazione di un passamano in una delle scalinate del centro storico di Taormina, precisamente la via Fratelli Ingegnere, che da Corso Umberto conduce all’antico Odeon, ha suscitato non poche perplessità in merito alla realizzazione di una struttura che se da una parte dovrebbe favorire l’accessibilità dei luoghi dall’altra risulta invadente e poco rispettosa della storia della città. Il caso apre le porte ad un dibattito ancora più ambio, ponendo l’attenzione sui centri storici dove il dualismo fra tutela e accessibilità diventa una sfida ardua.

Innanzitutto bisogna approfondire due aspetti, le due facce della stessa medaglia: cosa si intende per beni culturali e l’importanza di rendere accessibili i luoghi.

Il primo aspetto è ben chiarito all’art. 10 del d. lgs. 42/2004 – Codice dei beni culturali e del paesaggio che, dopo aver affermato che sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli altri Enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, stabilisce, al comma 4, lettera g) che sono da considerarsi beni culturali anche le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico. Dunque tali beni sono beni culturali ope legis, indipendentemente dall’adozione di una dichiarazione di interesse storico-artistico. Quindi l’esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su tali beni culturali è subordinata ad autorizzazione della Soprintendenza. Questo concetto ben espresso nel suddetto Codice è stato ripreso dalla Corte di Cassazione che, con sentenza n. 31521 del 11 novembre 2020, ha ribadito come nei centri storici qualsiasi lavoro, anche di manutenzione ordinaria, necessita di autorizzazione paesaggistica perché altrimenti scatta il reato penale come previsto dall’art. 169 del suddetto Codice.

Il secondo aspetto da approfondire è quello, altrettanto significativo, dell’accessibilità e dell’inclusività dei centri storici. Da diversi decenni, esiste un dibattito sulla necessità di rendere il patrimonio fruibile da qualsiasi categoria di utenti, puntando sul miglioramento dell’accessibilità intesa come la possibilità di garantire facile accesso ad un luogo mediante l’abbattimento delle barriere fisiche ed architettoniche. Nel porre in essere interventi finalizzati a migliorare l’accessibilità dei luoghi bisogna sempre tenere in considerazione il bene in oggetto, cercando una soluzione ottimale che da una parte garantisca una migliore accessibilità ma che dall’altra non stravolga lo stato dei luoghi.

L’intervento realizzato dal Comune di Taormina, non entrando nel merito degli aspetti burocratici e se autorizzato o meno dalla Soprintendenza, sicuramente tiene poco in considerazione il vincolo paesaggistico e il valore storico di un luogo che a molti potrà sembrare una semplice scalinata, ma che come detta il Codice dei Beni culturali e del paesaggio rientra di diritto nella categoria da tutelare. Dunque, nell’arduo compito di abbattere le barriere fisiche, il rispetto del patrimonio culturale e architettonico dovrebbe essere una premessa ineludibile. Quindi va bene la volontà di cercare di intervenire sul miglioramento dell’accessibilità a Taormina, ma non in modo improvvisato, bensì con strategie sostenibili che tengono conto della storia del luogo.

Ogni intervento dovrebbe essere attentamente ponderato da esperti e tecnici del settore, affinché l’accessibilità non diventi un’intrusione, ma piuttosto un’armoniosa integrazione con il patrimonio storico. Taormina, con la sua storia secolare e con il suo patrimonio senza tempo, esige una visione lungimirante e per questo servono persone che abbiano conoscenza della materia culturale, non l’arte improvvisata dell’essere esperti di tutto. Come detto, risulta evidente che al palazzo municipale vi sia una carenza in materia di preparazione e visione strategica sul patrimonio artistico-culturale, lo dimostrano le scelte fino ad oggi attuate in questo ambito: dal proposito (si spera accantonato) di vendita della Badia Vecchia e dell’immobile che ospitava l’ex night La Giara, all’affrettata decisione di procedere alla previsione della Patrimonio Taormina Spa. La tutela del patrimonio di Taormina non dovrebbe essere una questione per pochi, ma un valore aggiunto per la città che segnerà poi il destino delle future generazioni. Quindi fare bene oggi significherà trovarsi bene domani.

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