TAORMINA – Eccolo il colpo di scena che sembra più che altro un finale abbastanza prevedibile. Non a caso avevamo anticipato nei giorni scorsi che il vertice tra il presidente della Regione, Renato Schifani e il ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva tracciato la scelta sulla Cardiochirurgia Pediatrica. E così è stato, non soltanto perché avevamo piena contezza di ciò che sarebbe accaduto. E allora non sorprende la proroga, come non è per niente una sorpresa che sia stata rinviata l’audizione che era prevista questa mattina in Commissione all’Ars.
Il governo regionale chiederà un’altra proroga, l’ennesima rispetto a quella in essere che sembrava irrimediabilmente rappresentare l’ultima spiaggia per il Ccpm. Il destino della Cardiochirurgia Pediatrica si deciderà, invece, in maniera definitiva più avanti, non adesso. Non ci sono i tempi e non ci sono nemmeno le condizioni politiche per una scelta immediata. Ci si aspettava una soluzione “tecnica” (come l’aveva definita il sindaco di Taormina, Cateno De Luca) ed ecco la soluzione ponte.
Il 31 luglio era ormai ad un passo, dietro l’angolo. Il termine era troppo vicino per decretare il futuro del Ccpm e magari spedirlo a Messina o Catania, con il carico di polemiche roventi che si sarebbe scatenato un attimo dopo rispetto a una strategia, da parte di qualcuno, che era stata sgamata. Perché quella sfida politica per lo “scippo” al San Vincenzo di Taormina si è consumata, non è ancora finita e andrà avanti. Ma nel frattempo, su questo aspetto specifico della contesa per togliere la Cardiochirurgia Pediatrica da Taormina, si delinea oggi un clamoroso colpo di scena che approfondiremo più avanti e cambia in parte la prospettiva.
Sicuramente non ha giocato un ruolo irrilevante la pressione mediatica che si è accesa sul caso con il presidio permanente (ancora in corso) cominciato oltre due settimane fa dalle famiglie dei bambini in cura al Ccpm. Hanno lanciato una petizione che ha raccolto 77 mila firme e hanno fatto capire che sarebbe stato un errore clamoroso la chiusura di un reparto che funziona. Insieme a loro i medici che continuano a salvare piccole vite, qui e anche all’estero, nel mondo, con le loro missioni umanitarie e che pure loro avevano fatto conoscere la volontà di restare a Taormina.
E così i genitori, in particolare, hanno fatto con la loro protesta determinata quello che la politica del territorio non è stata capace di fare per difendere con le unghie e con i denti un reparto e, di riflesso, l’ospedale stesso, perché in gioco ormai c’è il destino totale del presidio San Vincenzo, nella sua interezza. Se qualcuno non ha capito che il vero punto della questione è il bivio di un ospedale che qualcuno vuol far morire di asfissia, o si è tonti oppure c’è chi fa il finto tonto. Altrimenti si tratta di un deficit neuronico e amen.
Tornerà d’attualità la prospettiva dei due centri di Cardiochirurgia Pediatrica in Sicilia, con Palermo che fa la sua strada nel versante occidentale e Taormina che dovrà difendersi dai nuovi assalti di Messina e Catania. Per adesso la montagna ha partorito un topolino. Ma in fondo, in questo momento, può anche andare bene così e bisogna sapersi accontentarsi, visto che le cose stavano per mettersi male ed il tentativo di chiusura con scippo c’è stato. L’affondo finale contro Taormina era partito e per questa volta è sfumato in extremis. Non è finita qui. La partita prosegue.