HomeAperturaCaso Orlandi, "L'innominabile lo sa": verità terrificante (VIDEO)

Caso Orlandi, “L’innominabile lo sa”: verità terrificante (VIDEO)

E’ ormai un giallo nel giallo la vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa a Roma nel 1983 e mai più ritrovata. Il mistero della sparizione
della 15enne cittadina del Vaticano, dopo 40 anni, si incrocia con una serie impressionante di silenzi, depistaggi e indizi inquietanti sui personaggi che l’hanno rapita, sul vero motivo di questo crimine, su come sono andate realmente le cose e sull’identità dei soggetti coinvolti in questa sconvolgente vicenda. Si fa spazio la pista del sequestro a sfondo sessuale e il caso sembra portare al coinvolgimento di personaggi inconfessabili del mondo della Chiesa.

Una sconvolgente chiave di lettura sul caso Orlandi arriva, in particolare, da Alessandro Ambrosini, fondatore del blog Notte Criminale che il 4 dicembre scorso ha inviato alla redazione de Il Giornale del materiale inedito in suo possesso. Un audio, riguardante una registrazione di 4 ore fatta dal giornalista Ambrosini nel 2009, riporta la voce di un personaggio vicino alla banda della Magliana che in una conversazione registrata a sua insaputa racconta il presunto coinvolgimento del Vaticano nella scomparsa di Emanuela Orlandi.

“Rispetto al passato il clima sul caso Orlandi è cambiato, da parte mia c’è stata una presa di coscienza e ho fatto sentire il materiale che avevo al fratello di Emanuela. Oggi la docuserie su Netflix ha aiutato molto e poi ad un certo punto non potevo più tenere quello che avevo nel cassetto”, spiega adesso Ambrosini in una intervista ad Alessandro Ambrosini per 10minuti.tv.

“Il personaggio con cui ho parlato allora – spiega Ambrosini – ci ha indicato delle cose che ha specificato bene, facendo nomi e cognomi e ha fatto delle dichiarazioni particolareggiate sui suoi rapporti con personaggi di alto livello nelle Istituzioni e dentro i Servizi Segreti. Era come dire: ok, sappiate che io so le cose, potrei parlare e anche di più e chi vi manda deve stare attento perché io ho queste conoscenze. Rispetto alle domande banali che facevamo, lui dava delle notizie dettagliate, luoghi di incontro e favori scambiati. Dopo anni io ho risentito, più volte, per intero, quella conversazione e sono certo che la chiave di lettura sia quella giusta. Dentro quelle 4 ore ci sono anche sicuramente delle esagerazioni, viene fuori un tipico ego criminale ma le nostre domande erano veramente banali. Le sue risposte invece erano molto specifiche”.

“La persona che ho ascoltato io sul caso Orlandi era uno che aveva il piede in due scarpe. Lo è sempre stato, cioè da una parte con quelli della Magliana e dall’altra un pò anche con i Servizi Segreti e le Forze dell’Ordine. E’ legato alla Magliana per i rapporti con De Pedis (il capo della Banda della Magliana, ndr) in quanto socio sulle slot-machine ma non lo si può incastrare come una figura dentro la banda. Lui c’è e non c’è in quel contesto. E’ difficile, ad ogni modo, pensare che Renatino De Pedis non sia stato dentro al sequestro Orlandi”.

“Dentro quelle 4 ore di registrazione – continua Ambrosini ci sono delle cose che dovrebbero essere sentite da un magistrato ed è quello che io mi aspetterei in un Paese normale, anche solo per fare delle verifiche. Ci sono nomi di personaggi anche non conosciutissimi, altri sono nomi pesanti. Ho la certezza che una buona percentuale delle cose che quel personaggio ha detto sono vere ed era un messaggio a chi, nella sua mente, ci aveva mandato lì. L’ambito è Istituzionale, ad un livello molto alto. In Italia ci sono dei personaggi che anche stando nell’ombra hanno fatto la storia e sono degli intoccabili, degli inavvicinabili”.

Poi Ambrosini fa un’amara riflessione: “La vicenda Orlandi è un caso che fa parlare l’Italia e crea anche editoria. Si è dato troppo credito a dei falsi spioni. Forse non c’è tutta questa voglia di trovare una soluzione. Solo Pietro Orlandi, più di tutti, non smetterà mai di cercare davvero la verità. E’ la persona più determinata che ho visto in vita mia. Bisogna fare giustizia dopo 40 anni per una ragazza che non si sa neanche se sia viva o morta. Ci sono cose nuove se le si vanno a cercare e magari bisogna andare a trovare questo personaggio che ha parlato con noi”.

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