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Frontex, Ue rischia di diventare complice delle morti in mare

I risultati, resi noti mercoledì mattina, offrono un’analisi più approfondita del rapporto spesso conflittuale tra l’agenzia di frontiera dell’Ue Frontex e i 27 Stati membri. L’indagine dell’Ombudsmanè stata avviata in seguito al naufragio del peschereccio Adriana nel giugno 2023, quando un’imbarcazione sovraffollata affondò al largo delle coste della Messenia, in Grecia, causando la morte, accertata o presunta, di oltre seicento persone.

L’osservatorio non conclude che Frontex abbia “violato alcuna delle norme e delle procedure pertinenti”, ma osserva che la sua capacità di operare in mare è gravemente compromessa dalla sua struttura, che rende l’agenzia dipendente dal consenso e dalla buona volontà delle autorità nazionali. Di conseguenza Frontex ha un margine di manovra limitato per agire in modo indipendente, anche in casi estremi in cui la vita delle persone è in pericolo immediato.

“È evidente la tensione tra gli obblighi di Frontex in materia di diritti fondamentali e il suo dovere di sostenere gli Stati membri nel controllo della gestione delle frontiere”, ha dichiarato Emily O’Reilly. “Cooperare con le autorità nazionali quando si teme che esse adempiano ai loro obblighi di ricerca e salvataggio rischia di rendere l’Ue complice di azioni che violano i diritti fondamentali e costano vite umane”.

In riferimento al naufragio di Adriana, il rapporto afferma che Frontex era “pienamente consapevole” delle preoccupazioni che da anni assillano le autorità greche, comprese le accuse documentate di respingimenti sistematici. Eppure, nonostante questa conoscenza, le regole “hanno impedito a Frontex di assumere un ruolo più attivo nell’incidente dell’Adriana”. L’Ombudsman si rammarica della mancanza di linee guida interne dell’agenzia per emettere chiamate Mayday, una procedura internazionale per allertare le emergenze in pericolo di vita. Frontex non ha emesso una chiamata Mayday quando ha individuato per la prima volta l’Adriana attraverso la sorveglianza aerea. La colpa, tuttavia, non è tutta dell’agenzia: le autorità greche non hanno risposto al messaggio di Frontex in “quattro diverse occasioni” durante la tragedia e hanno rifiutato l’offerta dell’agenzia di inviare un aereo supplementare nella zona, si legge nel rapporto. (Atene ha avviato diverse indagini per far luce sulle circostanze).

Sulla base di questo e di altri episodi simili, l’Ombudsman raccomanda a Frontex di “terminare, ritirare o sospendere le sue attività” negli Stati membri che persistono nel non rispettare i loro obblighi di ricerca e salvataggio o che violano i diritti fondamentali. La cooperazione di Frontex con la Grecia, che coinvolge circa cinquecento uffici e personale dei corpi permanenti nella terraferma e nelle isole del Mar Egeo, è stata un argomento di discussione molto caldo dopo il naufragio dell’Adriana. All’indomani della tragedia, il responsabile dell’agenzia per i diritti fondamentali ha chiesto la sospensione delle attività, ma il suo direttore esecutivo, Hans Leijtens, ha successivamente attenuato il suggerimento, affermando che la decisione doveva essere “equilibrata”. Nel suo rapporto, Emily O’Reilly avverte che se Frontex continuerà a lavorare con i Paesi in prima linea senza subire “cambiamenti significativi”, l’impegno dell’Ue a proteggere le vite umane sarà messo in discussione. O’Reilly esorta quindi il blocco a modificare il mandato legale dell’agenzia e a garantire un maggior grado di indipendenza.

Fonte: Euronews Italia

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