HomeAperturaCasinò di Taormina: Meloni pronta a sbarrare la strada?

Casinò di Taormina: Meloni pronta a sbarrare la strada?

TAORMINA – Si riaccende la discussione sul casinò di Taormina con il sindaco Cateno De Luca – leader di Sud chiama Nord – che si dice intenzionato a dare battaglia per ottenere la riapertura della casa da gioco chiusa negli Anni Sessanta.

Sulla strada, di per sè complicata, di questo nuovo tentativo di far riaprire il casinò potrebbe spuntare, con molta probabilità, una posizione contraria da parte dell’attuale premier Giorgia Meloni.

L’attuale leader di Fratelli d’Italia non ha mai fatto mistero della sua ostilità al gioco. Lo scorso anno un post del partito che guida il governo di centrodestra ha accomunato “ludopatia, autolesionismo, obesità, anoressia”, come “devianze”. Un post che ha suscitato una ridda di polemiche e di attacchi politici, specie in quel caso per i riferimenti specifici ai giovani.

Fra i “disagi” di cui parla Meloni c’è la ludopatia, patologia contro la quale la premier ha preso posizione già negli scorsi anni, presentando la proposta di legge “Norme per la prevenzione e il contrasto del gioco d’azzardo patologico, nonché in materia di pubblicità del gioco d’azzardo, di tutela dei minori e di disciplina dell’apertura di sale da gioco”, comprensiva di un divieto di introdurre nuove tipologie di giochi e di scommesse con vincita in denaro per 5 anni, poi ritirata, e firmando vari atti per l’incremento del Preu sugli apparecchi da gioco, da destinare alla “prevenzione e cura delle dipendenze patologiche e all’attività di contrasto da parte delle forze dell’ordine rispetto alla diffusione del gioco d’azzardo illegale e delle sostanze stupefacenti”.

Meloni, poi, a suo tempo – quando correvano i primi mesi del 2018 – ha chiesto lo stop alla pubblicità del gioco e alle nuove concessioni, sottolineando la necessità di incentivare i gestori dei locali a rinunciare alle slot, prevedere una precisa localizzazione delle stesse e individuare una percentuale adeguata di introiti da destinare a fondi per la lotta alla ludopatia”, una percentuale all’epoca pari al 5 percento delle tasse su slot e Vlt.

Bisogna capire, dunque, se Meloni comprenderà in questa sua posizione decisamente rigida anche eventuali valutazioni concernenti una proposta di riapertura del casinò a Taormina. Le si potrà, in tal caso, obiettare che se il gioco va vietato a Taormina andrebbe stoppato anche nelle quattro località del Nord Italia dove i casinò già esistono da tanti anni a questa parte. La ludopatia se va contrastata al Sud va avversata anche al Nord senza fare figli e figliastri, con buona pace di Salvini, della Lega e delle tante lobbie a trazione settentrionale. Semplicemente il ragionamento finale, qualunque esso sia, deve valere per tutti allo stesso modo. O si riapre Taormina o diversamente vanno chiuse le altre quattro case da gioco, che tra l’altro da tempo navigano in acque agitate e si sono indebitate ma poi sono sempre lì, operative come se nulla fosse. Non si possono più fare due pesi e due misure. Un concetto scolastico, che però da oltre mezzo secolo a questa parte la politica taorminese e quella siciliana non sono mai stati in grado di far valere o perlomeno di mettere sul tavolo per avviare a Roma un confronto serio.

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