HomeCultura"Beauty and Desire": le foto di von Gloeden in mostra a Firenze

“Beauty and Desire”: le foto di von Gloeden in mostra a Firenze

FIRENZE – Nell’incantevole cornice del Museo del Novecento di Firenze, si è appena conclusa la mostra “Beauty and Desire” dedicata a Robert Mapplethorpe, uno dei maggiori esponenti della fotografia del Novecento. L’evento di alto livello culturale ha proposto un inedito confronto con gli scatti di Wilhelm von Gloeden e una selezione di fotografie dell’Archivio Alinari.

In occasione dell’esposizione, che ha avuto successo e tanti visitatori, è stata organizzata una conferenza dal titolo “Il Barone di Taormina. Le fotografie di von Gloeden negli Archivi Alinari”, durante la quale la co-curatrice della mostra Muriel Prandato ha introdotto la figura di von Gloeden, fotografo dallo stile unico ed inconfondibile, le cui immagini coinvolgono chi le osserva e sono entrate di diritto nella storia.

Le fotografie di von Gloeden raffigurano adolescenti nudi immersi nel paesaggio tipico della macchia mediterranea di Taormina.

Il Museo Novecento ha reso omaggio a uno dei più grandi esponenti della fotografia del Novecento, Robert Mapplethorpe (New York, 1946 – Boston, 1989), tramite un raffronto inedito con gli scatti di Wilhelm von Gloeden (Wismar, 1856 – Taormina, 1931) e alcune immagini dei Fratelli Alinari: un confronto evocativo e a tratti puntuale, che rivela il ricorrere di temi comuni; motivi che attraversano il tempo e giungono fino a noi, ponendosi come spunti di riflessione sull’attualità e su come arte, morale e spiritualità cambino e si evolvano nella loro reciproca relazione.

La mostra, organizzata a quarant’anni di distanza dall’esposizione del Palazzo delle Cento Finestre che fece conoscere a Firenze l’opera del fotografo statunitense, mette in luce il legame di Robert Mapplethorpe con la classicità, nonché il suo approccio scultoreo al mezzo fotografico. Il profondo interesse per l’antico, la passione per i maestri che lo hanno preceduto e l’attenta comprensione della statuaria (in particolare dell’opera di Michelangelo) sono delle costanti nella ricerca dell’artista.

Appassionato collezionista di fotografie, Mapplethorpe conosce l’opera del barone Wilhelm von Gloeden, con la quale ha forse la possibilità di confrontarsi ampiamente anche agli inizi degli anni Ottanta, grazie ai contatti con il gallerista Lucio Amelio e a un soggiorno a Napoli, durante il quale si misura inoltre con la potenza disarmante delle rovine. Von Gloeden, tra i pionieri della staged photography, celebra nelle sue composizioni un ideale richiamo al passato, concepito quale inesauribile bacino di soggetti e suggestioni: un segno stilistico unico, che lo rende ancora oggi un’icona e costituisce un suggestivo riferimento per Mapplethorpe.

Le fotografie di Mapplethorpe e von Gloeden, pur traendo ispirazione dai canoni della classicità, sembrano condurre lungo traiettorie estetiche non scontate e a tratti perturbanti, sollevando e risolvendo vari interrogativi sul tema del corpo e della sessualità, il cui eco risuona, a tratti immutato, nella cultura visiva contemporanea, dove la censura e il giudizio morale sono molto spesso pronti a mettere sotto accusa la bellezza e il desiderio.

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