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De Luca: “Il caso Lo Presti non esiste. Non c’è nessuna caccia all’uomo”

TAORMINA – “Il caso Lo Presti non esiste e soprattutto non c’è nessuna caccia all’uomo”. Così il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, ha commentato in Consiglio comunale la vicenda dell’ormai ex Comandante della Polizia locale, Daniele Lo Presti.

“Ho voluto, intanto, chiarire al Consiglio comunale che noi facciamo tante delibere con atti di indirizzo – ha detto De Luca -. E’ stata sempre la mia metodologia di lavoro, fare una delibera di indirizzo di Giunta, fare una cornice complessiva, e in quel quadro quindi muovermi. Non mi muovo mai improvvisando. E soprattutto, quando si prendono delle decisioni, bisogno sempre stare attenti a prendere delle decisioni che, magari da un punto di vista settoriale sono corrette, ma nell’insieme invece sono scollegate o vanno addirittura contro decisioni prese in altri settori e che possono confliggere. Per questo utilizziamo la tecnica delle delibere di indirizzo“.

“Ci sono delle cose – continua De Luca – che alcuni strumentalizzano e che la legge definisce invece in un certo modo. Per capirci non bisogna personalizzare il caso Lo Presti, perché non esiste il caso Lo Presti. C’è una delibera di riorganizzazione degli uffici e dei servizi, che rientra nella competenza della Giunta e in quell’ambito il sindaco ha delle prerogative. Questo è il tema e riguarda un assetto complessivo. Quindi se si vuole parlare della riorganizzazione degli uffici e dei servizi, ben venga. Che poi all’interno si parlerà di Lo Presti, piuttosto che di altri, ci sta. Ma ci sta nell’ambito di un atto amministrativo. Qui di professione la caccia all’uomo, non la fa nessuno, almeno da questo lato (in Amministrazione, ndr). Se questo può essere utile, a far cambiare il linguaggio, e sarebbe anche il caso, ben venga e massima disponibilità da parte mia. Bisogna coordinarsi, io l’ho già detto anche sul dissesto che preferisco fare un bel dibattito in Consiglio comunale, guardandosi negli occhi, anche critico e dialettico, e non sentirmi dire alle spalle o in giro cose che magari un soggetto qualificato per il ruolo che ha e quindi anche per l’accesso alle informazioni che ha, non ha motivo di dire. Tranne che sia in malafede. Ma ognuno risponde alla propria coscienza. Abbiamo messo a disposizione le informazioni, che sono ovviamente pubbliche”.

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