La corsa alle elezioni Europee è già iniziata e con l’addio a Silvio Berlusconi è cominciata anche e soprattutto la “caccia” ai voti di Forza Italia, che si avvia verso l’inevitabile dipartita. I sondaggi non lasciano scampo al partito azienda che difficilmente riuscirà a salvarsi dall’assenza del suo leader, del suo uomo di punta, di colui che ne ha rappresentato 30 anni di storia.
Carlo Calenda continua a cercare una sponda. Ci aveva provato con il centrodestra, senza riuscirci, ora riguarda di nuovo a sinistra ma l’idea di fare un accordo con Elly Schlein in questo momento sembra assomigliare – politicamente parlando – ad un abbraccio mortale, perché è molto probabile che la grande sconfitta delle Europee del 2024 sia poi proprio l’attuale segretaria del Partito Democratico, che ha già collezionato una serie di pesanti sconfitte che simboleggiano più di un campanello d’allarme.
Matteo Renzi è sicuramente il più furbo della sua compagnia, il politico più scaltro ma anche il più inaffidabile. La sua antipatia galoppante lo rende ormai poco proponibile nel quadro di intese nelle quali tutti i vari partner non si fidano di lui. E fanno bene. E’ un pò come parlare di Lukaku che giura fedeltà all’Inter e 10 minuti dopo la pugnala per andarsene alla Juventus.
E poi c’è Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, che in teoria dovrebbe rilanciare o perlomeno tenere in vita proprio il partito azzurro, lasciandola aggrappata alla ruota di Fratelli d’Italia e della Lega. Ma difficilmente Tajani riuscirà a fermare la deriva ineludibile che attende FI senza più Berlusconi. Numeri uno si nasce e non si diventa. E Tajani è un gregario elevato ad un ruolo troppo più grande di lui. E’ una figure che ha sempre portato la maglia con il numero due, non ha la forza mediatica e l’impatto emotivo e politico sulla gente che serve per impedire la crisi che comincerà presto a soffiare inesorabile su Forza Italia.