La Juve perde Dusan Vlahovic contro il Milan e lancia Timothy Weah con l’inedito compito di fare da riferimento al centro dell’attacco bianconero. Il giocatore figlio del grande George Weah ha rilasciato un’intervista a Gianni Visnadi per Il Giornale alla vigilia del match di San Siro, in uno stadio e con un avversario che potevano essere i suoi compagni di viaggio in Italia, vista la storia calcistica del padre in Italia.
“Pressione? No, per nulla, anzi mi carica. Sono pronto. Lavoro per questo, per dare sempre il meglio. E il ruolo non mi spaventa, ho giocato tante volte centravanti nel PSG, poi fu Emery a spostarmi esterno, per sfruttare la mia velocità. Il mio ruolo preferito è la fascia sinistra, perché posso rientrare e calciare col destro. Ma gioco dove mi dicono che serve”.
“Siamo più giovani, ma anche più forti. Abbiamo delle notevoli potenzialità. Dobbiamo lavorare e pensare a fare del nostro meglio, a fine stagione vedremo dove siamo arrivati. Credo nella forza di squadra, nel lavoro del gruppo. Gli infortuni sono penalizzanti, ma non saranno decisivi. Tutti a cominciare dall’allenatore sappiamo di dovere dare il 110%, proprio perché ci sono compagni che non possono giocare”.
Weah è stato uno dei protagonisti del 4-4 contro l’Inter “Noi siamo la Juventus e sinceramente credo che quel risultato abbia fatto più impressione fuori che dentro lo spogliatoio. La Juventus gioca sempre per vincere e un pareggio, anche contro una squadra forte come l’Inter, è una mezza sconfitta”.
Milan-Juve sarà anche e soprattutto una sfida nel segno del padre George: “Per me non è mai un problema. Per me è papà, non George Weah. So che è un mito, anche se l’ultima volta che è venuto a Torino, siamo usciti e dei tifosi hanno chiesto il selfie a me e non a lui, erano giovani e non l’avevano riconosciuto. Ci sentiamo sempre, guarda tutte le mie partite insieme con la mamma. Se segno domani a San Siro, chiamo prima lei”.