HomeTurismo & LifestyleTaormina verso un'altra invasione: dopo il lusso ecco il premium brand

Taormina verso un’altra invasione: dopo il lusso ecco il premium brand

TAORMINA – Il tema del momento a Taormina è quello dell’arrivo dei top brand del lusso, che uno dopo l’altro hanno conquistato pezzi di centro storico e location rinomate del Corso Umberto. Ma la rivoluzione profonda in atto nel tessuto commerciale della città non è finita, semmai è solo all’inizio. Adesso incombe la seconda fase, destinata con molta probabilità ad incidere in maniera ancora più significativa. Prima il lusso, poi il premium. I prossimi mesi ma soprattutto il 2025 suoneranno la campanella di un altro fenomeno che caratterizzerà Taormina.

Dopo i grandi marchi internazionali, che in parte sono già arrivati e in altra parte arriveranno a breve, si va verso la stagione delle aperture “premium”. Ma che significa esattamente? In sintesi c’è il lusso che si concentra sull’esclusività e il suo prestigio con i prezzi elevati, e poi ci sono i “premium brand” che strizzano l’occhio alla massa e offrono un equilibrio tra qualità e accessibilità relativamente abbordabile. Taormina è la prossima terra promessa delle aziende che non fanno parte del mondo dorato dei grandi brand mondiali ma che comunque sono realtà affermate e conosciute, anche di prestigio, e che soprattutto ambiscono ad una presenza strategica sul territorio proprio accanto ai maggiori player.

Non a caso è già scattata la corsa alla ricerca di un immobile nelle vicinanze di Dolce & Gabbana o di Louis Vuitton. Una guerra di posizionamento che vedrà “gongolare” anche e soprattutto i proprietari degli edifici che potranno essere affittati a cifre iperboliche. La dura legge del caro-affitti e delle buone entrate non farà sconti e sarà il lasciapassare ineludibile con il quale dover fare i conti per chi coltiverà l’ambizione di mettere la propria bandierina a Taormina.

Come ha perfettamente spiegato il portale specializzato Tun.2u.it “Parlando di Premium Brand si cade nell’equivoco di associarlo al lusso per la sua perfezione ma, per dirla tutta, vi è una differenza sostanziale: il premium si rivolge alla massa e cerca di coinvolgere il più possibile i propri clienti, assecondandoli, invece, il Luxury è una rarità, un bene ricercato e per alcuni inaccessibile”.

Premium brand – precisa Tun.2u – è interessato al bisogno del cliente e cerca di soddisfare ogni sua richiesta; spesso vi è una delocalizzazione che permette all’azienda di risparmiare estremamente sulla manodopera con un conseguente abbassamento dei prezzi; subisce la massificazione, rendendo accessibili i suoi prodotti; porta avanti una strategia verso il basso, diventando comparativo e competitivo. Luxury brand mette in primo piano la personalità del prodotto piuttosto che la sua funzionalità; non si adatta all’esigenze del cliente ma quest’ultimo deve sottostare alle regole del suo mercato d’elite; il marchio viene messo in risalto attraverso una produzione limitata; i prodotti richiedono una lista d’attesa che fa sentire il cliente privilegiato – la facile accessibilità penalizzerebbe il concetto di esclusività; il brand di lusso non ha bisogno di pubblicità ma si vende da solo; ci tiene a mantenere un high profile della sua reputazione, evidenziando la sua specificità; tende ad essere superlativo”.

E allora il dado è tratto, la via è tracciata. Con buona pace di tante tarantelle dialettiche. Lo scenario che incombe sarà un bene o sarà un male? Chi vivrà vedrà, speriamo in qualcosa di buono anche se la netta sensazione è che i prezzi schizzeranno in alto come non mai. Di certo a nulla serviranno i sermoni moralisti di comodo dei taorminesi (o trapiantati tali, visto che i veri taorminesi sono rimasti pochi) che sui social suoneranno la marcia funebre dell’identità perduta. I buoi sono scappati dalla stalla. I novelli custodi della taorminesità sono gli stessi hanno fatto e disfatto tutto da soli per anni, hanno conosciuto l’agio e se lo sono goduto ma non hanno saputo gestire con equilibrio gli sfarzi e sono crollati, buttando via i sacrifici, quelli loro o dei propri avi. E ora sono destinati a rimanere periferia dell’impero, ai margini dell’economia locale. Au revoir identità taorminese…

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