TAORMINA – I numeri sono ormai in linea con l’anno record del 2019, l’ultimo primo dello tsunami Covid. Taormina è ripartita e lo ha fatto oltre le più rosee aspettative, eppure nella capitale del turismo, che è anche la patria dei piagnoni e dei criticoni che si lamentano sempre e comunque di tutto e tutti, c’è da aspettarsela l’immancabile “zampata” del fenomeno di turno che racconterà la parabola marziana di una stagione turistica “deludente” se non addirittura “fallimentare”, perché” è mancato questo e quello“. E la platea preferita, manco a dirla, saranno i social perché ormai è lì il terreno fertile delle supercazzole del Terzo Millennio.
E’ chiaro che la strada verso il ritorno alla normalità non è stata percorsa ancora interamente, siamo solo a metà del cammino forse, e c’è ancora da pedalare, ma si può dire che non sia stato un 2022 di forte ripresa del turismo? Si potrebbe sintetizzare tutto in una frase: praticamente da aprile in poi, sino ancora ad oggi 4 novembre, a Taormina hanno lavorato tutti, bene e a pieno regime, in una città piena di turisti, vale per gli hotel e per l’extralberghiero, vale per la ristorazione e per il commercio. Chi più, chi meno. A Taormina il tesso economico ha trovato un momento di forte respiro dopo la grande guerra e nel ponte di Ognissanti c’era gente che faceva il bagno in spiaggia come fosse estate.
Gli esperti (quelli veri, non gli asini da tastiera) raccontano che la situazione è molto confortante. E d’altronde i numeri non si prestano a troppe interpretazioni: dall’imposta di soggiorno per arrivare ad altri contesti come la funivia, i parcheggi e anche i siti archeologici (Teatro Antico), hanno fatto registrare presenze in netto aumento rispetto al 2021 e soprattutto presentano un quadro complessivo che si attesta ormai su livelli vicini a quelli del 2019, quasi in grado di superare in qualche caso quelle statistiche di grande sostanza. Le presenze turistiche tre anni fa, prima dell’avvento della pandemia, erano state Un milione e 150 mila: a Taormina quelle del 2022 stanno raggiungendo il trend del 2019.
Non è tempo di trionfalismi e i problemi da risolvere rimangono ancora tanti, ma tanti, a partire dai servizi che in diversi contesti a Taormina sono carenti, insufficienti, scadenti o assenti: per niente all’altezza di una località che si vanta di essere la capitale del turismo siciliano. C’è da rimboccarsi le maniche e lavorare con impegno, cercando di comprendere che si ha il privilegio di operare un territorio di potenzialità straordinarie ma questo privilegio bisogna meritarselo e sfruttarlo con intelligenza, non con avidità.
Al netto delle incertezze legate alle follie internazionali, come la guerra, e alle porcate di casa nostra come il caro-bollette, l’ottimismo (che da sempre è il sale della vita) ci può stare eccome e il 2023 promette di poter essere un altro anno importante per consolidare la stagione della ripresa.
Se poi a Taormina – repetita iuvant – dovesse esserci prima o poi il “miracolo” di un cambio di mentalità dall’antagonismo di quartiere e dal masochismo paesano dell’invidia più retrograda al buon senso del saper stare insieme e fare comunità, allora a quel punto nessun traguardo sarebbe precluso.