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Taormina col gran pienone: ora il nemico è la sindrome della sora Camilla

TAORMINA – Ripresa doveva essere e ripresa è stata, ma con tempi assai più brucianti rispetto alle previsioni. Taormina è ripartita e il gran pienone di questa estate si vede, si tocca con mano e necessita di grandi disquisizioni. Adesso bisognerà vedere questo effetto tonificante di ritorno al passato quanto durerà e se ci sarà la possibilità ma anche la capacità di estendere il bel momento attuale anche all’autunno e tenere questi ritmi sino almeno a fine ottobre, magari perché no sino a tutto dicembre.

Prepariamoci ad un autunno in cui risuonerà di nuovo la “fanfara” della pandemia e i “cassamortari” dei media nazionali torneranno all’assalto con la situazione dei contagi, che indubbiamente non è affatto rassicurante e non può e non deve essere minimizzata o sottovalutata.

Stavolta, però, al netto del vento della paura che torna a soffiare sull’Italia e sul mondo, c’è da scommetterci che non ci saranno le chiusure del 2020 e chi parla di nuovi lockdown al momento forza la mano decisamente. I ristori sono finiti, lo Stato ha le tasche vuote e lascerà tutto aperto sino a quando sarà possibile farlo, pur mettendo in conto che qualche restrizione ritornerà per cercare di arginare un virus che non ne vuole sapere di sparire (ah già, ci rassicureranno con la storiella del virus che muta in 250 varianti e che non è prodotto di laboratorio).

La popolazione non potrà essere chiusa di nuovo in casa e le persone hanno capito che si dovrà convivere ancora per un pò con questa pandemia, quindi è presumibile che il turismo non si fermerà e la gente continuerà a viaggiare.

A quel punto, la differenza la farà la capacità del territorio e degli operatori economici di farsi trovare pronti ed andare avanti, rimanere aperti e competitivi. Sino a questo momento, già da prima del Covid, la prospettiva di un allungamento della stagione dalle nostre parti assomiglia un pò a ciò che nell’immaginario collettivo è “la sora Camilla”. La sora Camilla, per chi non lo sapesse, è quella che tutti vogliono e nessuno la piglia. E a Taormina, prima ancora del 2019, abbiamo assistito ogni anno alle solite liti paesane con uno scaricabarile tra gli albergatori che se la prendono con i commercianti, i commercianti che se la prendono con gli albergatori, tutti contro tutti in un festival di minkiate rituali sui social, flotte di scienziati che si travestono da esperti del turismo ma poi un dato di fondo incontrovertibile che sintetizza tutto: a Taormina non si va oltre l’estate perché manca la reale volontà di farlo. A Taormina si faceva turismo d’inverno 50 anni fa, quando non esisteva la tecnologia né l’opportunità di promuoversi sulla Rete, i turisti venivano a svernare qui, oggi invece si comincia e si finisce con l’estate perché le valutazioni degli attori in campo sono altre (è vero che lo Stato ti strangola di tasse) e si ritiene che convenga chiudere e tanti saluti sino a dopo Pasqua.

Lo scenario è chiaro e il nemico che deve esorcizzare Taormina è in casa ed è la sindrome della “sora Camilla” prima ancora che il rischio di un eventuale colpo di coda della pandemia (vicenda di portata globale) o il caro-prezzi (che c’è già e interesserà tutti).

C’è la straordinaria possibilità di proiettarsi in un 2023 ancora migliore, i turisti continueranno ad arrivare a Taormina e al momento le prenotazioni sono confortanti: togliere il piede dall’acceleratore e ragionare in modalità “sora Camilla” sarebbe un errore madornale.

Ricapitolando, oggi i contagi galoppano e andranno avanti con qualche restrizione all’orizzonte ma senza chiusure tassative perché nelle casse dello Stato italiano “bambole non c’è una lira”. Si può e si deve continuare a lavorare, con la possibilità di avere buoni risultati: consapevoli che le difficoltà non manterranno ma che le destinazioni che competono con Taormina non si faranno troppi problemi e cercheranno di continuare ad attrarre i turisti. Ecco perché stavolta chi si ferma è perduto.

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