HomeEditorialiTaormina cambia ma lo Spirito Salesiano non morirà mai

Taormina cambia ma lo Spirito Salesiano non morirà mai

La vendita dell’ex Oratorio San Giorgio di Taormina, resa nota dal nostro giornale il 31 luglio scorso, fa scendere definitivamente il sipario sui 104 anni di storia dei Salesiani in questa città. I Salesiani hanno già lasciato Taormina da un pezzo, al tramonto dell’estate 2015, adesso il cerchio si è chiuso – 9 anni dopo – con il passaggio di quei locali a Dolce & Gabbana. Si fa un gran discutere di ciò che sarà e si vedrà più avanti. Di certo era scritto che un giorno, presto o tardi, sarebbe arrivato il passaggio di mano e la dismissione definitiva di questo immobile dove sono cresciute intere generazioni di taorminesi. “Non è una sorpresa”, lo ha detto e ha ragione l’ultimo storico direttore dei Salesiani a Taormina, don Enzo Biuso, l’uomo che ha chiuso le porte dell’Oratorio e si è dovuto arrendere ad una vicenda che ha segnato un colpo al cuore dei taorminesi e che ancora adesso è una ferita impressa nell’anima della comunità.

Era solo una questione di tempo, non c’è niente di cui sorprendersi e si trattava soltanto di capire chi l’avrebbe spuntata e sarebbe riuscito ad acquisire la proprietà dell’Oratorio. Ora, da qui a qualche mese, prenderà forma l’ennesimo cambiamento forte di una Taormina che muta in fretta la sua pelle, a una gran velocità tale che si fa fatica a riconoscere i luoghi. Taormina si sta lasciando alle spalle tanti pezzi della sua storia e della sua identità. A poco serve lamentarsi perché lo abbiamo detto e scritto più volte che il presente è una naturale e diretta conseguenza di ciò che è stato, il taorminese sta lasciando il passo a chi arriva da fuori, il forestiero ha trovato dei vuoti e si è incuneato nelle difficoltà di un tessuto imprenditoriale che si è sgretolato. Il taorminese ha gestito male le sue stagioni d’oro, si è cullato sugli allori e ha fatto e disfatto tutto da solo: è stato artefice e “carnefice” del suo destino, ha fatto il bello e il cattivo tempo, sino all’inesorabile crepuscolo odierno di una parabola che ha visto sfumare gli sfarzi ed è approdata al punto di non ritorno, il tracollo dell’economia locale. Tutto il resto, oggi, è un inutile e retorico muro del pianto social, che non serve a niente e rischia di sconfinare nell’ipocrisia. E la vicenda dei Salesiani, evidentemente ben oltre i confini della nostra città, in un altro contesto assai più ampio, è diventata specchio riflesso di quella stessa incapacità di gestire un patrimonio di risorse economiche e umane.

Il dado è tratto. Indietro non si può tornare e, se non altro, almeno un ultimo baluardo di impegno sociale, al servizio dei giovani, è rimasto a Taormina. A portare avanti il testimone dell’impegno per le generazioni che verranno c’è l’attuale parroco, mons. Carmelo Lupò, che si è reso autore di un’azione meritoria riuscendo ad acquistare una parte dei locali delle Suore Francescane Missionarie di Maria per realizzarne il Centro Parrocchiale, di recente ristrutturato e ammodernato. Una realtà da apprezzare e valorizzare in una città che vive una implacabile desertificazione del suo passato, immersa nei paramenti di un’altra dimensione, diventata terra di conquista per i ricchi signori del lusso.

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Tutto passa e questo tempo forse ci appare assai più impetuoso di altri nel centrifugare con i nuovi stili e le innovative tendenze le passate stagioni della vita. Però qualcosa di ciò che è stato e che abbiamo vissuto rimane, ne siamo convinti e lo eravamo sin dal giorno in cui avvenne la chiusura dell’Oratorio San Giorgio. Questo è un post social del 30 settembre 2015, che abbiamo scritto poco dopo l’incontro con don Enzo Biuso, nelle ore in cui finiva la lunga storia dei Salesiani a Taormina. Non era un articolo di giornale, solo una semplice riflessione da ex allievo dei Salesiani.

“Taormina, 30 settembre 2015, dopo 104 anni oggi si chiudono le porte dell’Oratorio Salesiano di Taormina e questo scatto di ieri si consegna ai ricordi più cari. Così finisce una lunga e splendida storia. Quanti pensieri mentre da ex allievo andavo a salutare don Enzo e nell’ultimo abbraccio prima della sua partenza. Quanti ricordi nell’ultimo “viaggio” tra quei luoghi dell’infanzia che non apparterranno più ai giovani e presto diventeranno chissà cosa altro. Ho conosciuto e vissuto l’Oratorio da bambino scapestrato, lo vedo chiudere da uomo con i primi capelli bianchi. Tramonta un’era, rimangono i mille ricordi di tante partite di calcio al campetto, la messa domenicale che se dovevi andarci per forza altrimenti i preti ti avrebbero impedito di giocare a pallone, e poi la colonia estiva e la sala giochi con le tasche piene di monetine. Che ne sarà delle nuove generazioni non lo so e la vedo molto dura per loro. La tecnologia ruba ormai l’anima ai giovani e li allontana dalle emozioni del mondo reale. Di certo il volto freddo e virtuale del progresso non potrà mai farli crescere come siamo cresciuti noi. Non esisteva Internet, né il telefonino e nemmeno i social, ma avevamo gli occhi sognanti e la gioia nel cuore di chi voleva guardare in faccia la vita, incontrarla per strada e scoprirla nei vicoli, tra la gente. Erano tempi in cui all’Oratorio c’erano educatori che ci hanno insegnato i valori morali, l’essenza dei rapporti con le persone e il senso profondo delle cose. Muore un secolo di storia ma la memoria vive e non morirà mai. Addio Salesiani, grazie di tutto”. (Emanuele Cammaroto)

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L’Oratorio non esiste più ma lo Spirito Salesiano c’è ancora. E’ sopravvissuto nel cuore, nei sentimenti e nei ricordi dei suoi ex allievi, ed è un qualcosa di prezioso, da custodire e tramandare ai giovani.

Oggi potremmo idealmente aggiungere a quel post di 9 anni fa un’ultima frase, molto cara a don Enzo Biuso. Come dice il Vangelo: “Può cadere la pioggia, possono soffiare i venti, possono straripare i fiumi ma se la casa è stata fondata sui pilastri giusti, non crollerà mai”. E a Taormina, la casa dei valori di tutti quelli che sono cresciuti in quell’Oratorio, è una fortezza temprata dai migliori insegnamenti, che non crollerà di fronte a niente.

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