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Stagione lunga ora o mai più: la grande chance per il turismo a Taormina

TAORMINA – La lunga estate 2022 sta regalando alla Città di Taormina la grande occasione di ripartire ma soprattutto di rimettersi in carreggiata per conquistarsi un posto di rilievo nelle destinazioni turistiche internazionali per i prossimi anni.

Dopo due anni tremendi di pandemia (che tra l’altro non è neanche finita e continua a mostrare il veleno nella coda) la capitale del turismo siciliano è tornata ad accogliere i turisti e sono tante le persone che già dallo scorso aprile hanno deciso, a vario titolo, di raggiungere la Perla dello Ionio. Ci sono gli stranieri, c’è il “mordi e fuggi”, più semplicemente ci sono tante persone che hanno rianimato il paese e ridato ossigeno alle attività economiche, tutte e praticamente quasi nessuna esclusa.

Si dirà che tanto d’estate Taormina si è sempre riempita comunque, anche se in realtà a giugno si fa fatica a ricordare anche negli anni passati (e prima ancora del biennio Covid) così tanta gente a Taormina. Si dirà che il momento della verità arriverà in autunno e questo è vero eccome. Ma stavolta, al di là di una guerra che non vuole finire, delle tensioni economiche internazionali e del caro-prezzi che è sempre lì in agguato, Taormina ha la grande chance per allungare sul serio la stagione turistica, almeno sino a fine ottobre, e possibilmente poi sino a dicembre.

Non servono esperti di turismo e neanche grandi piani strategici, è fondamentale che il cambio di passo, alla base, venga accompagnato da un cambio di mentalità, quella che sin qui ha frenato Taormina e l’ha zavorrata nell’ultimo ventennio.

La prospettiva della svolta – repetita iuvant – passerà dalla capacità (o l’incapacità) che si avrà di fare comunità. La gente vuole una stagione turistica più lunga ma deve prima mettere da parte i propri antagonismi e personalismi, qualunquismi e veleni, piccole invidie e rivalità di quartiere che non portano da nessuna parte. L’idea futura di Taormina non può più essere legata al guardare sempre a come vanno gli affari del ristoratore della porta accanto, piuttosto che se il negoziante più vicino abbia il locale vuoto o pieno.

L’approccio sin qui è stato quello dei “fustigatori da tastiera“, ma soprattutto dei “soldati di ventura”, sinonimo di una visione feudale in cui ciascuno deve prendere e poi presidiare il suo feudo ad ogni costo, arrivando talvolta persino alle mani, o magari con la lettera anonima o con qualche idiozia in libertà da postare sui social per il godimento effimero di sentirsi qualcuno o di attaccare qualcun altro. Ma qui non ci sono più le spade, non ci sono i capitani di ventura e neanche i capi-zona. Non ci sono gli archibugi e neppure gli scudi. Il territorio avrà maggiori benefici per tutti se ciascuno avrà l’intelligenza di collaborare in armonia e unire le forze, smettendola di vedere il mondo da Porta Catania a Porta Messina e di combattere inutili “guerre di vicinato”.

Taormina sta andando a riprendersi quello che aveva perso nel 2019 ma la partita può essere molto più grossa e la chance irripetibile è quella di sfruttare l’onda lunga del dopo-Covid per rendere finalmente più lunga e più ricca la stagione turistica, con tutti gli annessi e connessi in una dimensione di ritorno economico e sociale collettivo.

Arroccarsi nel feudalesimo ad oltranza o proiettarsi con un altro spirito nelle sfide senza tregua del Terzo Millennio. Il bivio è chiaro e semplice: la scelta sarà tra l’opportunità di sfruttare l’effetto traino e giocare la partita del futuro con un fine unico e una visione condivisa dell’obiettivo da centrare, oppure si potrà proseguire con la solita diffidenza e la paura del cambiamento, andando ognuno a briglie sciolte, per poi subire l’effetto “rinculo” ai danni di Taormina.

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