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Se l’Europa è Macron (con Scholz), mille volte meglio Trump. Ricordate la troika di Merkozy?

I soliti “cassamortari” del mainstream da giorni bombardano gli italiani con lo slogan del “salviamo l’Europa da Trump”. Il presidente degli Stati Uniti minaccia di mettere i dazi, vuole fermare la guerra in Ucraina ed è un pericolo per l’Europa e quindi anche per l’Italia. Stando a questa narrazione Giorgia Meloni dovrebbe schierarsi con l’Europa e soprattutto il nostro Paese dovrebbe voltare le spalle all’America, perché Trump è brutto e cattivo e l’Europa invece è bella, bionda e ha gli occhi azzurri. Una romantica visione che quasi ci convince. E, nel frattempo, accade pure che Trump voglia mettere fine al conflitto in Ucraina senza coinvolgere l’Europa nelle trattative. Una mancanza di rispetto e di considerazione che non si può accettare.

E allora chi prende l’iniziativa? Emmanuel Macron, il presidente francese.  E insieme al “galletto furbetto” il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, con un vertice convocato d’urgenza proprio da Macron all’Eliseo. Una rappresentazione plastica di una reazione politica d’orgoglio che in realtà sa di de profundis. Eh sì, perché Macron gode ormai di un consenso impalpabile nel suo Paese, e non va meglio a Scholz in una Germania ormai vicina alle urne. Ma in tempi di crisi, per rialzare la testa bisogna riprendersi la scena e magari provare a mettere anche alle strette quell’Italia che intanto è diventata praticamente l’unico interlocutore degli americani nel Vecchio Continente. Francia e Germania suonano la serenata all’Italia. Saltano gli schemi, gli equilibri si capovolgono. Un appello romantico a schierarsi contro la Casa Bianca. Perché l’Europa è l’Europa.

Ma l’Europa è quella che sinora cosa ha dato all’Italia? Niente. L’ha sodomizzata politicamente e sul piano economico e strategico, tentando di condizionarne le scelte a più riprese, entrando in gamba tesa e sconfinando nella sfera che solitamente attiene la sovranità nazionale. Non occorre ricordare quando Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, la storica accoppiata Merkozy, voleva la “troika” in Italia sull’asse Berlino-Parigi (Bruxelles) e, non a caso, nel 2011 venne defenestrato Silvio Berlusconi e commissariato il Bel Paese per fare posto ad un governo guidato dal banchiere Mario Monti. Lo spread saliva e scendeva che era una bellezza a seconda di chi c’era al governo e l’austerity era la penitenza imposta all’Italia.

Così l’Europa che in tutto questo tempo, con i precedenti attori protagonisti e poi quelli attuali, ha sempre tentato di lasciare l’Italia ai margini e che l’ha messa all’angolo, ora lancia il grido di battaglia o di dolore (a seconda dei punti di vista) perché bisogna salvare “mamma Bruxelles” per fare muro contro il “cattivone” Trump.  

Dice Trump, grosso modo, che gli americani sono stufi di mantenere a spese loro la difesa dell’Europa. Che se la paghino gli europei. Possiamo dargli torto? No. L’Europa parla di scende unitarie ma poi spende poco in termini di difesa e vuole continuare a farsi mantenere dagli Stati Uniti, pretendendo di incidere nelle scelte sull’Ucraina, nei negoziati di una guerra che l’Europa stessa è stata incapace di impedire e che ha lasciato andare avanti per 3 anni, finanziando il rifornimento degli armamenti anziché preoccuparsi (o avere il coraggio) di chiamare Mosca e mettere fine alla mattanza di morti e vittime innocenti. La bella addormentata nel bosco, con lo Zar che se la ride e porta a spasso i commedianti, chiede di essere salvata dal “lupo cattivo” Tycoon.

Meloni sarà simpatica o antipatica ma è giusto e doveroso che vada per la sua strada e che non si faccia irretire dalle sceneggiate dei “pupari” caduti in disgrazia, piroette e balletti della disperazione altrui. L’Italia ha smesso di farsi trainare e comandare dagli altri in Europa e questa inedita stagione politica in cui gli altri si sono indeboliti (vedi Francia e Germania) e l’Italia ha rialzato la testa, può essere un fatto positivo per gli italiani, al di là del fatto che ci sia un governo di destra o di sinistra. L’amicizia del premier italiano e i buoni rapporti con Trump è un problema? No, è un’opportunità e la storia racconta che gli americani hanno fatto cose importanti per l’Italia. L’Europa invece sin qui è stato un campionario del nulla, intenta a fare due pesi e due misure, distinta e distante dai suoi principi fondanti. La Meloni si sta dimostrando più furba dei suoi predecessori, va detto e riconosciuto, viene tacciata di essere lei una “cheerleader” di Trump ma è riuscita a tessere la tela di rapporti che, in precedenza, vedevano altri inquilini di Palazzo Chigi diventare ossequiosi sudditi di Berlino e Parigi.

Volodymyr Zelensky fa bene, benissimo a chiedere che l’Ucraina venga coinvolta nei negoziati per la pace. Non ci può essere pace senza un tavolo che coinvolga anche l’Ucraina e su questo ha totalmente ragione. Ma l’Europa non ha diritto di chiedere niente e la sua presenza al tavolo può essere giusta ma non autorizza Bruxelles a rivendicare un ruolo centrale. L’Europa che ha persino trasformato il green in una iattura, autorizza i grilli a tavola e s’inchina ai lobbisti di turno, ha il dovere, semmai, di fare mea culpa, ripensarsi e riflettere, interrogarsi e azzerare tutto.

Ci risparmino la favoletta patetica del “salviamo l’Europa”. La politica (tanto più quella estera) è una cosa seria e la nobile arte del rappresentare le Istituzioni non può essere ridotta al teatrino di una paraculata di parte, un gioco di potere in cui qualcuno si preoccupa soltanto di portare acqua al proprio mulino. L’Europa bisogna salvarla ma da questa Europa stessa che è un disastro totale. E’ il tempo dell’autocritica e di chiedersi, con un briciolo di onestà intellettuale (ammesso che ce ne sia), a cosa sia servita sino ad oggi questa Europa attuale. A niente, o perlomeno a pochi. Ai soliti noti, certamente non alla gente.

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