TAORMINA – Il PUDM (Piano di Utilizzo Demanio Marittimo) approvato lo scorso 7 marzo dal Comune di Taormina, con relativa deliberazione consiliare, rischia di fare poca strada e di venire stoppato prima ancora che i suoi contenuti possano trovare efficacia. E’ un piano che va verso la prospettiva di un harakiri sotto vari punti di vista e su diversi profili procedurali e normativi.
Sull’argomento si è registrata, infatti, una pioggia di osservazioni presentate presso la casa municipale dai vari operatori economici del territorio che operano in questo settore, ciascuno con le proprie specificità, che dissentono dalle previsioni del nuovo PUDM e le ritengono penalizzanti. E, se non dovesse esserci una modifica del piano in oggetto, sono pronti a contestare il PUDM facendo ricorso al Tar di Catania.
Patrimonio Sicilia si è mossa con un ampio dossier a firma del presidente Eddy Tronchet, osservazioni in cui si rileva tra l’altro che “il documento rimane carente nella sua sostanza descrittiva della proposta” e che sia stato “omesso ogni tipo di riferimento ai suddetti vincoli archeologici, malgrado siano ben presenti dal 2001 e a conoscenza del Comune di Taormina”. L’associazione ambientalista ha puntato l’attenzione, inoltre, sulla mancata tutela dell’”interesse prioritario di preservazione dell’intera zona costiera che va dal Capo Taormina fino alla Baia di San Nicola caratterizzata da una serie di antichi solchi di erosione tra uno e cinque metri di altezza di eccezionale valore scientifico e paesaggistico visto che essi sono visibili e riconoscibili da lontano. Altrettanto fondamentale la preservazione dei fondali di Taormina per la loro ricca biodiversità”.
E allo stesso modo c’è forte preoccupazione anche da parte dei balneari, con i proprietari e/o gestori degli stabilimenti presenti nel litorale taorminese che temono per le prospettive che potrebbe determinare lo strumento previsto in termini di riduzione complessiva degli spazi per le attività. L’intenzione della casa municipale di “restituire il 50% delle spiagge ai Taorminesi” e i relativi passi mossi in questa direzione rischiano, di riflesso, di tradursi invece in una “spada di Damocle” sul futuro degli stabilimenti, con un effetto domino che potrebbe determinarsi, traducendosi in una restrizione degli spazi in spiaggia e di conseguenza con una limitazione delle attività che potrebbe, fatalmente, portare anche a ricadute di carattere non solo economico ma occupazionale, con la perdita di posti di lavoro. Tardivo sembra, tra l’altro, l’intendimento di ridare le spiagge ai taorminesi in un territorio dove l’idea poteva forse avere un senso in passato ma in questo tempo, in verità, di taorminesi se ne vedono ormai pochi, pochissimi e lo dimostra in termini impietosi la situazione del centro storico cittadino che si spopola di residenti del luogo, e le abitazioni e i vari immobili che passano di mano a chi arriva da fuori. Senza contare le vecchie generazioni che progressivamente scompaiono.
Occorre, insomma, tenere conto della situazione dei lidi e delle aree in concessione alle strutture ricettive, che hanno investito nel tempo sul turismo di qualità e che rischiano di rimetterci sia in termini di superficie disponibile sia con i relativi annessi e connessi che potrebbero innescarsi se accanto a questi stessi stabilimenti dovessero poi verificarsi dinamiche non difficili da prevedere come, insomma, la presenza di bagnanti con il pasto “fai da te” in spiaggia. Dal lusso alla pasta al forno il passo rischia di farsi breve ma soprattutto fatale. Con gli annessi e connessi pure per il ritorno di immagine delle aziende e della destinazione Taormina.
E a quanto risulta il PUDM è stato, inoltre, approvato senza coinvolgere nel procedimento e nel ragionamento tutti gli attori e i vari “soggetti legittimati e/o portatori di interesse” in un contesto di confronto a 360 gradi sulla questione. Gli albergatori sono stati invitati al confronto? A quanto pare no. Aspetto non da poco, abbastanza paradossale, se si pensa che poi a far girare in termini importanti e imprescindibili l’economia di Taormina sono proprio gli hotel e le aziende dell’hospitality.
Ecco perché il procedimento istruito ed il percorso decisionale si sono incamminati verso una strada impervia che pare destinata ad approdare inesorabilmente ad un vicolo cieco.
Le possibilità all’orizzonte sembrano soltanto due: riaprire il confronto e rivedere le scelte in una dimensione auspicabile di confronto costruttivo e di collaborazione all’insegna del buon senso, altrimenti il PUDM Taormina rischia di finire al Tar di Catania con una sequenza di ricorsi. La terza via non c’è.
E allora a chi serve l’ennesima delibera a trazione monocratica e un altro “muro contro muro”? Di certo scatena un ampio malcontento – e mette tutti d’accordo nel contestarlo – questo PUDM alquanto cervellotico, nato male e realizzato peggio. E’ una scure sugli operatori del settore che danno lustro al turismo, fanno girare l’economia, danno posti di lavoro. E non dimentichiamo che gli addetti ai lavori portano pure risorse nelle casse del Comune, facendo la loro parte per consentire all’ente di far girare la giostra.