TAORMINA – Patrimonio Sicilia ha formalizzato e presentato le proprie osservazioni in opposizione al Pudm (Piano Utilizzo Demanio Marittimo) approvato di recente dal Comune di Taormina. Il documento è stato trasmesso all’attenzione del sindaco e del Consiglio comunale di Taormina, del STA Messina e per Conoscenza e quanto di competenza a: Struttura Territoriale dell’Ambiente – Palermo; Assessorato del Territorio e dell’Ambiente Regione Siciliana Dipartimento dell’Ambiente Area 2 – Demanio Marittimo; Assessorato Territorio Ambiente – Regione Siciliana; Soprintendenza del Mare; Parco Archeologico Naxos Taormina e Cutgana.
L’opposizione concerne la delibera n° 4 del 7 marzo scorso, avente ad oggetto “Approvazione Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo del Consiglio comunale di Taormina
“La presente associazione denominata “Associazione Culturale Ambientale Patrimonio Sicilia” – scrive il presidente Edward Tronchet -, espone le proprie osservazioni ed opposizione: alla Delibera di Giunta Comunale di Taormina n.18 del 05.02.2024 “Approvazione del PUDM di Taormina”; alla Delibera del Consiglio Comunale n° 4 del del 7.03.2025, “Approvazione Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo (PUDM), pubblicata all’Albo Pretorio il 4.04.2025. L’Associazione Patrimonio Sicilia intende nuovamente entrare nel merito dei vincoli inderogabili che coinvolgono il demanio marittimo taorminese, senza accennare, salvo un punto fondamentale inerente ai vincoli territoriali, alle questioni legate a presunte irregolarità nelle procedure del PUDM, che pure appaiono fondate, ma che altre associazioni hanno approfondito e argomentato con dovizia di dettagli.
Appare sorprendente l’ostinazione dimostrata dalle varie amministrazioni comunali taorminesi che si sono susseguite dal 2008 al 2025 nel volere imporre alla cittadinanza ed al territorio taorminesi un complesso di regolamentazioni in palese contrasto con il buon senso, con le esigenze di salvaguardia del Bene ambientale, naturalistico, storico-culturale ed archeologico per citare alcuni degli ambiti tematici in cui si affrontano interessi diametralmente opposti. Da un lato l’apparente indifferenza alla gravità della situazione ambientale del mare taorminese, dall’altro la ricerca costante di equilibri finalizzati alla messa in opera di strumenti appropriati destinati alla tutela e alla preservazione del Bene comune come si evince dai numerosi vincoli e dalle legislazioni della Regione Siciliana, dello Stato Italiano e dell’Unione Europea.
Già la Giunta Comunale di Taormina aveva deliberato l’approvazione del PUDM in data 27 agosto 2018 con Delibera n° 256 del 27/08/2018, mantenendo l’inserimento pregresso di 8 campi boe nelle spiagge di Taormina. Con atto n°322 del 28/11/2019 la Giunta comunale confermava l’approvazione del PUDM comunicandolo al Dipartimento Territorio Ambiente di Messina;
Con nota n.60878 del 19.10.2020 giungeva da parte di un’associazione all’Ufficio Struttura Territorio Ambiente di Messina (STA) con protocollo n.7812, la richiesta di occupazione demaniale negli specchi acquei di Isola Bella e successivamente giungeva dalla medesima associazione una simile richiesta allo STA, con protocollo n. 7803, di occupazione di uno specchio d’acqua nella Baia di Mazzarò. Entrambe le richieste erano finalizzate alla creazione di due campi boe di 8000 mq cadauno.
Le associazioni Patrimonio Sicilia, WWF, MAN e Legambiente, il Parco archeologico Naxos Taormina, l’Associazione Albergatori Taormina, l’Associazione Guide Turistiche Taormina Messina, la Soprintendenza del Mare, l’Associazione Agenzie di Viaggio T.O. Taormina-Giardini Naxos, si mobilizzarono prontamente opponendosi al progetto dei campi boe previsti dal PUDM nelle sedi preposte e secondo i termini di legge.
Durante gli incontri tenuti in sala consigliare del Comune di Taormina nei mesi di dicembre 2020 e gennaio 2021, , le associazioni summenzionate argomentavano le ragioni tecniche e legislative che impedivano la realizzazione di campi boe nelle acque taorminesi. Diversamente l’Amministrazione comunale, i progettisti del PUDM, i funzionari dello STA di Messina peroravano fortemente la previsione dei campi boe nelle spiagge taorminesi.
Pertanto i progetti di n°2 campi boe a Isola Bella e a Mazzarò presentati allo STA di Messina non ebbero seguito. Tuttavia le comunicazioni dell’allora Sindaco Prof. Mario Bolognari pur riducendo il numero di campi boe, confermava l’intenzione di mantenere il progetto di quattro o cinque campi boe nelle spiagge di Villagonia, di Isola Bella, di Mazzarò e di Spisone/Mazzeo.
Tra le varie imprecisioni ed errori commessi in sede preparatoria dai responsabili del progetto ve ne uno, a nostro parere, di estrema gravità. Cioè a dire l’omissione di un aspetto fondamentale della proposta di deliberazione. Va sottolineato che i vincoli paesaggistici ed ambientali sono presenti nel PUDM, anche se appaiono depotenziati ed spesso ininfluenti ai fini della proposta di deliberazione. L’aspetto più inquietante è l’assenza di menzione dei VINCOLI ARCHEOLOGICI nel PUDM! Dimenticanza grave in quanto l’omissione di un determinato vincolo di legge in una proposta di deliberazione comporta conseguenze civili e può essere considerato un reato.
I vincoli archeologici in questione sono i seguenti: il D.D.G. di vincolo n°5794 del 23/05/2001 ai sensi del D.L.vo 490 del 29/10/1999 – Taormina (ME) “Baia di San Nicola – Mazzarò – Isola Bella” comunicato dall’Assessorato Regionale Beni Culturali ed Ambientali e P.I. Dipartimento Regionale dei Beni Culturali – Palermo Guppo VI B.C: Prot. n° 2297 in data 24 maggio 2001. Inviato in data 24 maggio 2001 – al Comune di Taormina, alla Soprintendenza di Messina, al Ministero per i Beni e le attività Culturali di Roma, al Centro Regionale per l’Inventario e la Catalogazione di Palermo.
A questo si aggiunge: l’Atto di tutela in data 16.04.2002 prot. 878, ai sensi del Dlgs 490/1999 della Regione Siciliana Assessorato BB. CC. AA. e P.I. Soprintendenza di Messina Servizio per i Beni Archeologici, avendo come oggetto “la Baia di Taormina-Giardini. Giacimenti archeologici sottomarini “ a firma del Soprintendente dott. Gianfilippo Villari e del Direttore dott. Umberto Spigo. Inviato agli indirizzi preposti, unitamente al Sindaco del Comune di Taormina ed al Sindaco del Comune di Giardini Naxos. A questi vincoli archeologici ricadenti nelle acque taorminesi non possono passare sotto silenzio le varie Ordinanze emesse dalla Capitaneria di Porto – Autorità Marittima dello Stretto – Messina;
- Ordinanza n°32 del 16.06.2021 “Interdizione specchi acquei località “Villagonia” e “Spisone” presso il Comune di Taormina;
– Ordinanza n°127 del 8.09.2022 riguardante la medesima zona destinata ad itinerario archeologico sottomarino. Quindi un’ordinanza a carattere permanente con divieto di natura continuativa.
In precedenza l’Assessorato Regionale Territorio Ambiente consegnava alla Soprintendenza del Mare e, p.c. alla STA di Messina 31.400,00 mq di specchio d’acqua in località Capo Taormina per l’installazione di una boa di segnalazione del percorso sito archeologico subacqueo.
L’Assessorato Regionale ai BB.CC. e I.S., la Soprintendenza del mare, il Parco archeologico Naxos Taormina, intendono realizzare diversi itinerari archeologici subacquei nelle baie taorminesi, come ha ricordato correttamente in data 11.01.2021 la dott.ssa Gabriella Tigano già Direttore del Parco Archeologico Naxos Taormina, riferendosi al D.D.G. di Vincolo archeologico n°5794 del 23.05.2001. Nel medesimo documento il Parco archeologico Naxos Taormina si opponeva alla realizzazione di campi boe nelle baie taorminesi ricchissime di giacimenti archeologici individuati sin dagli anni ’50 del secolo scorso.
Inspiegabilmente nel P.U.D.M. di Taormina non si fa alcun cenno ai giacimenti archeologici nelle baie interessate dai campi boe e dai corridoi di avvicinamento, i quali insistono pienamente su aree archeologiche poste sotto vincolo dall’Assessorato Regionale ai BB.CC. AA., sotto sorveglianza dalla Soprintendenza di Messina, sotto tutela della Soprintendenza del Mare e sotto controllo della Guardia Costiera.
I campi boe previsti nel PUDM a Isola Bella, a Mazzarò, e il corridoio di avvicinamento a San Nicola si trovano laddove l’Assessorato ha inteso porre in essere il presente vincolo n°5794 con D.D.G. per le ragioni suesposte. I campi boe previsti nel PUDM a Villagonia – Rada di Taormina, dei quali 1 campo boe già esistente, si trovano laddove la Soprintendenza di Messina ha emanato Atto di tutela ai sensi del Dlgs. 490/1999 a firma del Soprintendente Gianfilippo Villari e del Direttore Umberto Spigo.
Questa anomala dimenticanza dei vincoli archeologici subacquei nel PUDM fu già segnalata da questa associazione con lettera protocollata e raccomandata in data 27.11.2020 alla STA di Messina e p.c. agli indirizzi preposti quali il sindaco di Taormina.
Curiosamente il PUDM approvato da questo Consiglio comunale in data 07.03.2025 rimane carente nella sua sostanza descrittiva della proposta, avendo omesso ogni tipo di riferimento ai suddetti vincoli archeologici, malgrado siano ben presenti dal 2001 e a conoscenza del Comune di Taormina.
Appare opportuno precisare la distinzione tra tutela paesaggistica e tutela archeologica. Un utile rappello in questo senso ce lo fornisce la sentenza del Consiglio di Stato n. 5536 del 4 luglio 2022: “La tutela paesaggistica e quella archeologica, sono distinte e autonome. La legge Galasso ha posto l’accento sulla nozione di «zona», assoggettando a vincolo paesaggistico i territori interessati da presenze di rilevanza archeologica, che vengono tutelati non per la loro facies, bensì per l’attitudine «alla conservazione del contesto di giacenza del patrimonio archeologico nazionale». Viceversa, il vincolo archeologico di cui agli artt. 1 e 3 l. n. 1089 del 1939 presuppone un’intrinseca valenza archeologica del bene su cui viene apposto e ha pertanto ad oggetto diretto il bene e non il territorio su cui esso si trova.
La sentenza del Consiglio di Stato n. 399 del 2016 esplicita ancora meglio la definizione di vincolo archeologico. Essa definisce il vincolo archeologico come quello che è “finalizzato a realizzare la tutela dei beni riconosciuti di interesse archeologico”.
“Esso non deve pertanto essere confuso con il vincolo paesaggistico delle zone di interesse archeologico (art. 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio). Quest’ultimo infatti non mira a tutelare i beni, quanto piuttosto il territorio che li conserva. Il vincolo paesaggistico tutela quindi il paesaggio archeologico, da non confondere con il sito archeologico. Il paesaggio archeologico non si identifica pertanto con il solo sito archeologico, bensì con tutta la forma del paesaggio, ossia anche le aree circostanti al reperto e senza reperti, al cui interno è compreso il sito archeologico”.
Premesso quanto sopra enunciato, appare pertanto necessario, in seguito alla recente votazione in Consiglio Comunale della delibera n°4 del 7.03.2025 adottata all’unanimità dei Consiglieri comunali presenti, insistere sulle ragioni oggettive dell’incongruenza di campi boe nelle baie taorminesi.
Istituzione R.N.O. Isola Bella – Quindi non appare superfluo citare i vari passaggi legislativi che hanno portato alla costituzione di quest’area di grande pregio naturalistico, storico e archeologico che rappresenta la Riserva Naturale Orientata Isola Bella. Essa comprende l’isola stessa, gli scogli satelliti, le spiagge meridionale e settentrionale ed il promontorio di Capo Sant’Andrea fino all’ingresso della baia di Mazzarò. La Riserva Naturale Orientata Isola Bella è stata voluta, proposta ed è stata costituita grazie al lavoro instancabile della sezione di Taormina del WWF diretta dal dott. Ferdinando Valente, promuovendo manifestazioni e convegni fino all’inserimento della Baia di Isola Bella nel piano regionale dei Parchi e Riserve e conseguentemente dichiarata Riserva Naturale Orientata Isola Bella da parte dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente con la Legge 14 del 1988.
L’esistenza della Riserva, gestita con grande efficacia e dedizione dalla dott.ssa Annamaria Scifo dal 1999 fino al 2006, è stata sostenuta e rafforzata da numerosi esperti ambientalisti rappresentanti le massime associazioni ambientaliste di livello internazionale e nazionale come il WWF e la Legambiente. Nel tempo è stata retta dalla politica regionale, incoraggiata da imprenditori e operatori turistici lungimiranti, sostenuta da associazioni di categoria e da singoli cittadini che si sono spesi per il mantenimento della Riserva, per la sua piena fruizione e per la tutela degli ambienti terrestri e marini prospicienti, forti della convinzione dell’assoluta inalienabilità dei luoghi.
Il C.U.T.G.A.N.A., Centro di ricerca dell’Università di Catania, ed attuale gestore della Riserva, sottolinea la straordinaria bellezza dell’Isola dichiarata monumento di interesse storico-artistico di particolare pregio. Il tratto di mare prospiciente la riserva è stato inserito tra i Siti di Interesse Comunitario (SIC) denominato “Fondali di Taormina – Isola Bella” caratterizzato da praterie sottomarine della pianta superiore Posidonia oceanica la cui importanza per l’ecosistema è fuor di dubbio.
Quanto alle falesie circostanti l’isola è stato inserito nel SIC denominato “Isola Bella, Capo Taormina, Capo S. Andrea”, esteso 21 ettari, proposto per la “zona costiera di notevole valore paesaggistico con falesie che ospitano una tipica vegetazione rupicola ricca di endemismi” estendendosi su tutta la zona costiera calcarea, da Capo Taormina a Capo Castelluccio. Successivamente designato con decreto del 21 dicembre 2015 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Zona Speciale di Conservazione (ZSC) della regione biogeografica mediterranea insistenti nel territorio della Regione Siciliana.
Pertanto si evince l’interesse prioritario di preservazione dell’intera zona costiera che va dal Capo Taormina fino alla Baia di San Nicola caratterizzata da una serie di antichi solchi di erosione tra uno e cinque metri di altezza di eccezionale valore scientifico e paesaggistico visto che essi sono visibili e riconoscibili da lontano. Altrettanto fondamentale la preservazione dei fondali di Taormina per la loro ricca biodiversità.
Giacimenti archeologici sottomarini nel mare taorminese – Numerose pubblicazioni sia scientifiche sia divulgative attestano la ricchezza archeologica subacquea dei fondali di Isola Bella, di Mazzarò, della Baia di San Nicola, del Capo Taormina e di Villagonia nella Rada di Taormina. Scoperte pubblicate sia nelle diverse edizioni della “Rassegna di archeologia subacquea di Giardini Naxos” a cura dell’Azienda di soggiorno di Giardini Naxos e della Soprintendenza di Messina, sia su riviste nazionali divulgative, su riviste specializzate universitarie, sul libro voluto dal WWF “Riserva Naturale Orientata Isola Bella, su relazioni per la scuola, ecc.
Importantissimi giacimenti di manufatti archeologici d’epoca preistorica, greco-romana, bizantina, medievale, moderna e della seconda guerra mondiale, sono stati individuati nelle acque taorminesi da gruppi sportivi degli anni’50-60, dalla sezione subacquea dell’Archeoclub d’Italia sezione di Taormina sotto la supervisione della Soprintendenza di Messina, dalla Società Stretto di Messina (Mediterranean Survey and Services S.p.A. coadiuvata dalla cooperativa Acquarius, sotto la supervisione della Soprintendenza di Messina), dal Parco archeologico Naxos Taormina, dalla Soprintendenza del Mare e dalla sezione subacquea di Patrimonio Sicilia sotto la supervisione del Parco archeologico Naxos Taormina e della Soprintendenza del Mare. Questi giacimenti sottomarini hanno restituito antiche àncore, anfore vinarie, vasi di terracotta e di ceramica, raffigurazioni di divinità, macine di pietra lavica, antiche monete, scandagli, anelli di piombo, oggetti di pregio come la famosa Spada di Taormina, come la brocca di bronzo medievale, la lucerna bronzea romana, il chiodo di chiglia in bronzo del relitto di Capo Taormina, nonché numerosi relitti antichi attorno al Capo Taormina, nella Rada di Taormina, nella baia di Isola Bella, al Capo Sant’Andrea, sotto il promontorio di Castelluccio, nella baia di Spisone/San Nicola.
Non solo Isola Bella, Villagonia e Spisone, anche la piccola baia di Mazzarò ha restituito una quantità notevole di manufatti incrementando i dati archeologici dell’area.
Settanta anni fa promotore di quei primi recuperi archeologici fu il comandante Franco Papò, che proprio negli anni ‘50-’60 nella baia di Mazzarò individuava assieme ai suoi amici siciliani ed appassionati sommozzatori, molti dei quali taorminesi, numerosi reperti archeologici quali ceppi di piombo di antiche àncore, anfore vinarie ed olearie, ceramiche varie, ancore litiche e quant’altro. A lui è dovuta la scoperta del relitto romano di colonne e di blocchi di marmo luculleo al Capo Taormina. Assieme a Franco Papò, s’immergeva e scopriva manufatti antichi il taorminese Franco La Piga, scopritore di una stadera in bonzo esposta nel Museo archeologico di Naxos. Agli albori delle immersioni con aria compressa del dopo guerra, diversi subacquei taorminesi hanno contribuito ad ampliare le conoscenze sugli effetti fisici della decompressione mentre le prime osservazioni riferite oralmente di giacimenti archeologici rappresentavano una preliminare banca dati per una mappatura dell’area. Sempre a Mazzarò negli anni ’80 e ‘90 la sezione subacquea di Taormina dell’Archeoclub d’Italia guidata dallo scrivente e da Antonino Luca, in collaborazione con la Soprintendenza di Messina individuava numerosi altri reperti simili, oltre ai ceppi di piombo, anfore greco-italiche/MGS, in qualche caso pertinente a presunto relitto, mattoni cotti, e tra i tanti manufatti, un raro coperchio di terracotta ascrivibile all’età del bronzo con segno impresso. Oggi quei reperti sono custoditi nel Museo archeologico di Naxos, presso la sezione dei reperti sottomarini o nei magazzini della Soprintendenza/Parco archeologico Naxos Taormina. Inoltre tre dei diversi relitti antichi o presunti tali individuati dalla sezione subacquea di Taormina dell’Archeoclub d’Italia, giacciono a ridosso delle falesie del Capo Sant’Andrea e del Capo Castelluccio, in mezzo ad essi l’insenatura della baia di Mazzarò.
La baia di Mazzarò ha rivelato non pochi manufatti pertinenti ad una navigazione di cabotaggio ma anche in relazione ad operazioni di approdi provvisori che future indagini della Soprintendenza del Mare potrebbero confermare.
Di grande valore storico-archeologico sono i numerosi relitti antichi di epoca ellenistica, di epoca romana come le navi lapidarie a Villagonia, al Capo Taormina e al Castelluccio.
“In questo tratto di mare Ionio insistono due tra i massimi relitti di nave lapidaria presenti in Sicilia con carichi di colonne e blocchi di marmo di indubbio interesse storico archeologico in un contesto ambientale e naturalistico di grande bellezza” come ricorda il compianto Prof. Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale.
Altrettanto significativi sono le numerose àncore di epoca medievale localizzati nella Rada di Taormina a Villagonia, nella Baia di Isola Bella, sotto il Castelluccio e nella Baia di San Nicola a Spisone. Così come appare rilevante la nostra scoperta maggiormente significativa consistente nella individuazione dell’antica zona portuale di Taormina a San Nicola-Spisone, che già fornisce nuove pagine di storia, altrettanto rilevanti risultano le zone di approdo temporaneo proprio nelle Baie di Isola Bella, di Mazzarò e di Villagonia. Baie che meritano la massima attenzione sotto il profilo legislativo come quello amministrato.
Questo ingente patrimonio archeologico subacqueo determina la peculiarità archeologica dell’intera zona che non può essere sconvolta da una serie di infrastrutture subacquee di corpi morti, di catene metalliche a mezza-acqua, come purtroppo è accaduto a Villagonia dove il campo boe è un esempio di come non deve trasformarsi il mare prospiciente la costa taorminese, malgrado un’accurata gestione della società curatrice del campo boe di Villagonia.
Ambiente Marino dei Fondali Taorminesi – E’ perfettamente attestata la ricca biodiversità marina dei fondali taorminesi costituita da innumerevoli specie alcune delle quali di notevole interesse ecologico. Va ricordata la presenza di Posidonia oceanica che forma praterie fino alla profondità di 40 metri come accerta il dott. Vincenzo Di Martino dell’Università di Catania nel già citato libro sulla Riserva.
La dott.ssa Annamaria Scifo, già direttore dell’Ente gestore della riserva, commissionò un lavoro di rilevazione delle praterie di Posidonia oceanica ai biologi marini tra i quali il dott. Massimiliano Valastro dell’Acquario di Messina.
Ampliamente attestata la presenza di campi di posidonie in entrambe le baie di Isola Bella, cosi come nelle baie di Mazzarò, di Villagonia e di Spisone. Si ritiene che l’area non possa tollerare l’aggravio di ulteriori presenze cementizie che andrebbero a deturpare anziché tutelare proprio quelle praterie di posidonie.
La giustificazione in base alla quale si eviterebbe un’ancoraggio selvaggio dei natanti grazie ai campo boe non trova ragion d’essere in quanto la ordinanza n°46/2001 della Capitaneria di Porto aveva giustamente impedito l’accesso ad ogni tipo di natante a motore nelle baie di Isola Bella. Malgrado le numerose richieste e sollecitazioni della società civile di non modificare quello “status quo”, si optò malauguratamente per una nuova ordinanza, la 116/2009.
Ordinanza che fu correttamente sospesa dal TAR di Catania dietro sollecitazioni di Codacons Messina e delle proteste di Legambiente Taormina-Alcantara, ma che in seguito consentì l’ingresso parziale ai natanti a motore nelle acque della baia di Isola Bella. Grave errore a nostro parere che ha condotto alla situazione di confusione in cui si trova la Riserva, nello specifico della tutela degli specchi acquei.
Nuovamente la baia di Mazzarò, situata a ridosso del Capo Sant’Andrea, quest’ultimo facente parte della Zona B della Riserva Naturale Orientata di Isola Bella, possiede tutte le caratteristiche naturalistiche, paesaggistiche, geologiche, archeologiche, biologiche della adiacente baia di Isola Bella. Quindi l’area è di grande pregio naturalistico non inferiore alla baia di Isola Bella per gli aspetti geologici, di biodiversità, di biologia marina, dell’avifauna, della ricca flora sottomarina con presenza di Posidonia oceanica. Di numerose specie di alghe, di conchiglie, del raro cavalluccio marino, di specie ittiche come la cernia, il lupo, la ricciola, il polpo, nudibranchi dai colori variegati, di stelle marine sono ricchi i fondali marini taorminesi. Patrimonio subacqueo di notevole interesse per i bagnanti e per la clientela degli alberghi del litorale taorminese.
Luogo altresì di passaggio di mammiferi marini come il capodoglio, la balenottera comune e soprattutto delfini come la Stenella, il Tursiope e il Delfino comune. Più raramente anche globicefali e grampi. Osservabili dal Capo Taormina, dal belvedere della chiesetta al Capo Sant’Andrea e dal promontorio del Castelluccio.
Gli specchi d’acqua delle baie taorminesi non si limitano alle profondità marine. La superficie del mare presenta un passaggio continuo di varie specie di uccelli come ha ampliamente documentato la dott.ssa Susanna Caruso. Volteggiano sopra le acque – libere da ostacoli – numerosi gabbiani, cormorani, sterne, beccapesci, aironi, garzette, svassi, martin pescatore, rondoni, e falchi. Nidificanti o svernanti.
Inoltre due volte all’anno, in primavera ed in autunno, la costiera taorminese diventa il passaggio obbligato di numerose specie di uccelli sulla rotta migratoria Africa-Europa e vice versa. Cicogne, anatre, gruccioni e rapaci, di non poche specie protette, sorvolano le falesie rocciose di Isola Bella, Mazzarò, Capo Taormina e Capo Sant Andrea. In certi casi alcuni rapaci svernano in questi luoghi come è stato documentato dalla scrivente associazione in anni recenti.
Aspetti negativi dei campi boe sull’ecosistema marino e sull’ambiente costiero taorminese. I campi boe previsti nel PUDM con relativo corridoio di avvicinamento ed area di alaggio, creerebbero un affollamento di imbarcazioni, una densità elevata di natanti in uno spazio così ridotto qual è la baia di Mazzarò e di Isola Bella, da non potere fruire pienamente degli elementi naturali quali lo specchio d’acqua, le falesie ed il paesaggio circostanti.
Lo Scoglio detto “Scogghia Longa” a Mazzarò, situato ad alcune centinaia di metri dalla riva, verrebbe occluso alla vista dei bagnanti e degli ospiti dei lidi balneari e delle strutture ricettive.
La parete meridionale del Capo Sant’Andrea, nella baia del Trambesi a Isola Bella, verrebbe occlusa alla fruizione dei bagnanti e degli ospiti dei lidi balneari e delle strutture ricettive.
La Grotta Azzurra, pregiatissima formazione geologica, verrebbe esposta a continui andirivieni di natanti ancorati nelle boe adiacenti generando non pochi disagi alle colonie di pipistrelli ancora presenti al Capo Sant’Andrea e nella Grotta Azzurra.
La presenza di natanti spesso di notevole stazza con alberi e cabine elevati impedirebbe la piena fruizione visiva dei solchi di erosione di età quaternaria, presenti dal Castelluccio a Isola Bella. L’inquinamento acustico per l’abuso di decibel dovuto ad apparecchi amplificatori a bordo di numerose imbarcazioni, la cui musica a pieno volume risuona per tutta l’area circostante. Spesso i diportisti lasciano dietro di se una scia di rifiuti e liquami vari che ben presto squalificherebbero le spiagge di Taormina. Da luoghi ameni ed apprezzati ad ambiente costiero antropizzato all’eccesso con le inevitabili conseguenze della perdita della pregiata clientela internazionale.
Superfluo elencare i danni probabilmente irreversibili sugli equilibri biologici di fauna e flora dei fondali marini delle baie taorminesi in presenza di campi boe costituiti da una selva di catene e da pesi di cemento sul fondale marino. Infine se tenuta in considerazione la grave situazione idrogeologica dell’intero Capo Sant’Andrea segnato R4 (rischio molto elevato) dal PAI (Piano Assetto Idrogeologico) e soggetto a numerose frane in prossimità dello specchio d’acqua ove il PUDM prevede un campo boe a Sud e un campo boe a nord, sarebbe quanto mai saggio e responsabile evitare un ulteriore aggravio di presenze antropiche in un’area potenzialmente a rischio frane.
Le baie di Taormina appaiono poco più grandi di alcune piscine messe assieme ed i criteri del loro sviluppo devono essere improntati ad una scelta turistica di sostenibilità conservando gli equilibri ecologici necessari e indispensabili alla loro tutela.
Tutto ciò che rappresenta un aggravio in termini di inquinamento, di sovraffollamento di motoscafi e mezzi marini motorizzati va stigmatizzato e impedito, favorendo le presenze storiche di pescatori e barcaioli di tradizione taorminese che hanno pieno diritto di svolgere le proprie attività nel rispetto dell’ambiente in cui operano.
Le baie taorminesi necessitano urgentemente dell’adozione di un piano di tutela e di salvaguardia dell’esistente onde potere fruire delle bellezze naturalistiche ed archeologiche dei luoghi, degli specchi d’acqua ad uso della balneazione. Lo strumento adatto è la istituzione di un’Area Marina Protetta di Taormina che includerebbe parte della Rada di Taormina/Villagonia – Capo Taormina – Isola Bella – Mazzarò – Castelluccio – San Nicola/Spisone.
Oggi, primavera 2025 A.D, la biodiversità marina è a rischio depauperamento causato da una attività di pesca di frodo mai del tutto debellata. La quantità di individui delle specie ittiche presenti in mare si è notevolmente assottigliata rischiando la desertificazione dei fondali marini se non si porrà rimedio in termini di urgenza.
La balneazione sostenibile rappresenta senza dubbio uno dei criteri selettivi del turismo internazionale al momento della scelta di una località turistica. Si predilige pertanto la condizione di luoghi ameni privi di inquinamento acustico e ambientale, dove la limpidezza delle acque si coniuga con la presenza di fauna e flora marine da rendere suggestive le attività in acqua, sia di semplice nuoto o snorkeling, sia in immersione con ARA.
In quest’ottica Ferdinando Valente e lo scrivente si adoperarono per indirizzare e pubblicare nel libro della Riserva Naturale a cura di Pangea editore, una serie di itinerari marini in barca, snorkeling e subacquei già richiesti e sollecitati dal pubblico e dagli amanti del mare.
Il turismo internazionale predilige l’offerta balneare di qualità che rappresenta di gran lunga la scelta preferita della nostra clientela. Gli imprenditori turistici taorminesi ne sono perfettamente consapevoli. Inoltre la proposta di collaborazione con la Soprintendenza del Mare, guidata attualmente dal Prof. Ferdinando Maurici, per attuare la realizzazione di itinerari archeologici subacquei, che auspichiamo dagli anni ’80, non può che impreziosire l’offerta culturale e ambientale che pochi luoghi al mondo posseggono in termini di cotanto ristretto spazio.
Diventa ovvio individuare nell’approvazione del PUDM, da parte del Consiglio Comunale, uno stridente contrasto di idee e di intenti, tra chi opera per il miglioramento ambientale, la tutela e la valorizzazione di uno tra i luoghi più belli della costa orientale siciliana, e tra un progetto somigliante a tutti gli effetti ad un approdo indiscriminato di battelli a motore con musica ad alto volume, pseudo porticciolo con servizio taxi, navette verso lidi e ristoranti, noleggio di natanti, acquascooter dal rumore assordante.
Le conseguenze ampiamente descritte a danno dell’ambiente marino, della fauna ittica, dell’avifauna, della flora, del paesaggio, della clientela di qualità, della vocazione specifica di questi luoghi, che tutto accolgono ed abbracciano, tranne un’attività portuale lesiva ed inopportuna in quest’angolo di paradiso destinato ad Area Marina Protetta di Taormina.
In conclusione – scrive Tronchet – l’Associazione culturale ambientale “Patrimonio Sicilia” presenta opposizione a questa proposta di PUDM votata dal Consiglio comunale il 07.03.2025 in quanto lesiva di interessi maggiori, ampiamente esposti in narrazione, e chiede una rielaborazione del Piano alla luce delle criticità emerse nelle osservazioni presentate in questa sede”.