HomeEditorialiMeloni-magistratura: basta guerra, sui migranti il governo va rispettato

Meloni-magistratura: basta guerra, sui migranti il governo va rispettato

“Per la prima volta i trafficanti di esseri umani mi hanno minacciato di morte”. Queste le parole di Giorgia Meloni in un’intervista televisiva. Il presidente del Consiglio si è detto anche convinto che “la ragione per cui si sta facendo qualsiasi cosa per contrastare il protocollo con l’Albania, è che tutti capiscono che è la chiave di volta per bloccare le migrazioni irregolari. Se lo scafista si ritrova fuori dai confini europei, è il più grande deterrente che puoi mettere in campo”.

La questione migranti appare sempre di più una “pentola a pressione”, ma al netto di tutte le posizioni possibili, e al di là soprattutto dello scontro politico che è legittimo ci sia e che c’è sempre stato e sempre ci sarà su questa o altre vicende, stavolta si rischia di creare una frattura pericolosissima se non insanabile tra Istituzioni, e nello specifico tra il governo e la magistratura.

Il governo ha fatto delle scelte sulla materia migratoria, magari per alcuni non condivisibili ma che vanno rispettate. Ognuno deve stare al proprio posto e deporre le armi di una guerra che come tutte le guerre non porta da nessuna parte. Destra e sinistra, in primis, anziché litigare ad oltranza devono cercare un punto di incontro. E d’altronde il ministro che ha fatto le politiche migratorie più efficaci da diversi anni a questa parte e’ di sinistra e parliamo di Marco Minniti. A riprova che le distanze politiche non sono insuperabili e a volte sono un copione da smacchiare. E la magistratura esige rispetto e rivendica autonomia – fa bene e la cosa e’ del tutto legittima – ma i giudici non devono avere una posizione pregiudiziale sull’operato di un esecutivo. Il principio di rispetto dei ruoli e delle funzioni deve essere reciproco.

Il governo lo hanno scelto gli italiani e la maggioranza fa le politiche per cui la gente l’ha votata. Se poi si aggiunge che l’attuale ministro della Giustizia e’ un magistrato, una figura seria e capace come Carlo Nordio, il quadro si completa. E’ immaginabile che Nordio, magistrato esperto che conosce bene le leggi e che a sinistra viene da sempre apprezzato tra gli altri da Matteo Renzi, si spinga a portare il governo oltre la linea di confine del rispetto del diritto? No.

La netta impressione, invece, è che si sia ormai innescata una vera e propria guerra totale tra Giorgia Meloni e la sua maggioranza da una parte e dall’altra un pezzo di magistratura che risponde, colpo su colpo, ad ogni provvedimento dell’esecutivo, qualunque cosa decidano di fare i vertici di Palazzo Chigi.

Fa discutere, ad esempio, la posizione del Tribunale di Bologna che contesta il principio per cui potrebbe definirsi sicuro un Paese in cui la maggioranza dei cittadini viva in condizioni di sicurezza, visto che il sistema di protezione internazionale si rivolge alle minoranze. E propone “il paradosso che – in rapporto alle decisioni del governo Meloni – la Germania nazista che era sicura per quasi tutti i tedeschi a eccezione di ebrei, omosessuali, oppositori politici e rom”. Ma, con tutto il rispetto, il parallelismo con la “Germania nazista” appare eccessivo e fuori luogo.

Il Nazismo era, rimane e sarà sempre una pagina nera della storia, la vergogna più vile e ignobile delle persecuzioni razziali contro gli ebrei e tutto ciò che va contro la natura del rispetto ineludibile del diritto umano. Mai più dovrà ripetersi quell’orrore. E ovviamente vanno garantiti oggi anche tutti i diritti dei migranti e di tutti gli esseri umani che vivono sotto questo cielo. Ma qui siamo agli stessi livelli della “Germania nazista”? No.

Si potrà anche criticare e non condividere la linea del governo italiano e la cosa ci può stare ma non si può estremizzare la questione sino ad evocare un paragone con la “Germania nazista” e affermare, come qualcuno ha fatto anche in tv, che i migranti vengano “deportati” in Albania. E qualcuno ha paragonato sempre il centro in Albania a “Guantanamo”.

La magistratura chiede poi se, in base a questa definizione, l’ordinamento europeo continui a essere prevalente sulla legge italiana. E si fa esplicito riferimento al caso del Bangladesh, partendo proprio dal procedimento che ha innescato il rinvio, ricordando che i casi in cui si riscontra la necessità di una protezione internazionale sono legati all’appartenenza alla comunità Lgbtqi+, alle vittime di violenza di genere, alle minoranze etniche e religiose, senza dimenticare i cosiddetti sfollati climatici. Ma l’ordinamento europeo lo si vuol fare valere su quello italiano per salvaguardare davvero i migranti o piuttosto qualcuno forse vuole farne uno strumento di lotta contro il governo? Il sospetto di tanti italiani malpensanti avanza. E il muro contro muro rischia di fare un danno anche e soprattutto all’Italia, rendendola più debole agli occhi della comunità internazionale.

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