HomeEuronewsMassacro a Bucha: lo show indegno dei cassamortari del giornalismo italiano

Massacro a Bucha: lo show indegno dei cassamortari del giornalismo italiano

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Le immagini che arrivano in queste ore dall’Ucraina lasciano sgomenti e non necessitano di troppi commenti. Decine di cadaveri di civili nelle fosse comuni o sparpagliati per le strade intorno alla capitale ucraina dopo il ritiro russo scioccano il mondo occidentale. E’ il trionfo della follia umana, l’apoteosi della barbarie. E’ l’orrenda “cartolina” mandata da Vladimir Putin a quelli che ancora ritengono che questa guerra la si potrà fermare con i papaveri e le poesie.

Lo scempio, anzi la strage, di Bucha al 40esimo giorno della guerra dimostra che l’offensiva russa nel sud dell’Ucraina è in corso e la ritirata non c’è stata. Il cessate il fuoco è lontano. Puntuale è scattato il rimpallo di accuse tra l’Ucraina che accusa i russi e la Russia che, a sua volta, accusa l’Ucraina sostenendo che “Bucha è stato un crimine commesso dal regime di Kiev”.

Sarà chi di dovere ad accertare i fatti ma difficilmente si può immaginare, come qualcuno anche in Italia favoleggia, che possa trattarsi di una messa in scena. Il complottismo non può spingersi sino a questo punto: la guerra, e questo è vero, è anche fatta di propaganda, ma come si può immaginare che gli ucraini stessi abbiano giustiziato, torturato, violentato e ucciso con quella ferocia la propria gente?

Siamo di fronte ad un genocidio, ad atti spregevoli contro l’umanità, efferati crimini di guerra da punire con risolutezza ed è su questo piano che si dovrebbe portare la discussione e ragionare sulla situazione. Invece in Italia, il solito giornalismo “cassamortaro” e cialtrone approfitta dell’occasione per far vedere in continuazione quelle immagini solo per fare ascolti, quasi ci manca soltanto la moviola come fosse una partita di calcio. Addirittura ci si permette il lusso di analizzare le foto quasi fosse un saggio di polizia scientifica per capire dalle posizioni dei corpi chissà cosa, e scatena un processo mediatico con tanto di rissa televisiva tra chi sostiene che è stato un massacro e chi ritiene che sia un falso d’autore. “Genocidio”, “no, è propaganda”, e come sino a qualche tempo fa si scannavano in tv i Sì Vax e i No Vax, ora tocca ai filorussi e ai total-ucraini, guerrologi contro pacifisti, negazionisti contro propagandisti.

Le cronache della guerra raccontano, intanto, che la Russia non si ritira come si era detto e starebbe mobilitando altri 60.000 soldati per ricostituire le unità perse nella guerra. Un conflitto che ha causato dal suo inizio la morte di 1.417 persone, tra cui 59 bambini e 2.038 feriti, secondo l’ultimo conteggio dell’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr). Di questo si dovrebbe parlare, di una guerra che bisogna trovare il modo di far finire e di quelle che possono essere le prospettive reali del conflitto, senza indugiare sulle immagini delle povere vittime del massacro di Bucha, i cui corpi martoriati vengono dati in pasto a ripetizione ai telespettatori senza neanche curarsi se davanti alla tv ci sono dei bambini.

Ma in Italia le priorità sono altre: va in scena il teatrino del più scadente giornalismo di casa nostra. E’ il solito salotto senza freni dei soloni, quello che ormai abbiamo visto nella stagione dell’emergenza Covid, con l’informazione che si inchina alla sete sfrenata di ascolti. Tutto si fa per lo share. Va in scena la spettacolarizzazione del dramma e il processo alla morte: senza vergogna e senza dignità.

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