TAORMINA – La prospettiva, sempre più verosimile, di una futura candidatura a sindaco di Danilo Lo Giudice a Taormina, come erede designato di Cateno De Luca, prende quota e accende il clima politico in città. In verità, è un paradosso e suona come una forzatura parlare di “fermento” in una città dove il sindaco ha il più totale via libera politico per fare indisturbato e in piena tranquillità il bello e cattivo tempo. Non esiste nessuna forma di opposizione dentro e fuori dal palazzo municipale.
Così il fermento è all’interno del pianeta deluchiano taorminese. La presenza del sindaco di Santa Teresa di Riva (nonché coordinatore regionale di Sud chiama Nord) a Taormina è sempre più assidua e la città gli piace tanto, ha anche fatto un investimento immobiliare in pieno centro. Eppure monta un certo fastidio nella rappresentanza locale di Sud chiama Nord che forse teme di trovarsi poi all’angolo quando De Luca lascerà Taormina per la sua prossima sfida e si faranno i giochi che contano. Ovviamente al momento si va avanti con i sorrisi e si tratta di inconfessabili perplessità, nessuno si espone pubblicamente nel proferire sillaba perché c’è la consegna permanente del silenzio. E d’altronde il messaggio, forte e chiaro, lo ha dato proprio Lo Giudice, da coordinatore regionale di Sud chiama Nord: “Chi non condivide la nostra visione scelga di lasciare ora, evitando di farci perdere tempo prezioso”.
Una frustata chirurgica, da “fedelissimo” doc e da allievo che ha studiato bene a contatto con il leader e mentore, un telegramma che non lascia dubbi o margini ad interpretazioni. Chi ci vuole stare ci sta, altrimenti arrivederci e tanti saluti. O come avrebbe diretto un tempo De Luca, prima della sua nuova versione moderata: “Se non ci volete stare, andatevene aff***lo”. Niente mal di pancia e niente distinguo.
Nel frattempo i deluchiani taorminesi proseguono la loro strategia di posizionamento, nel tentativo di conquistare i favori del primo cittadino, lo accompagnano e si mettono a disposizione con incrollabile dedizione, con pazienza e tanta speranza, aspettando il giorno del giudizio. Ma lo scenario di un altro “papa” straniero è una seria possibilità, perché da Santa Teresa con furore, avanza di gran carriera il “pretoriano” Lo Giudice. A Taormina, un passo alla volta, conquista spazi, e ha anche un gruppo locale che fa riferimento a lui.
Il sindaco gli sta spianando il terreno perché poi nel 2027 Lo Giudice finirà di fare il sindaco a Santa Teresa di Riva, è possibile che Cateno decida di riportarlo in Parlamento siciliano, da deputato della futura maggioranza di centrodestra: ma il posto all’Ars è compatibile con una sindacatura. E Sud chiama Nord è il movimento dei sindaci, lo ha detto anche il presidente della Regione, Renato Schifani.
L’ipotesi che Lo Giudice venga catapultato da De Luca al Comune di Taormina è più di una semplice idea. Le altre soluzioni non convincerebbero troppo il leader, per vari motivi e si racconta che le riflessioni altrui di chi è più vicino a lui siano perfettamente coincidenti con il pensiero del capo. Sarà un caso, o forse no, lo si è già detto, a Capodanno, in piazza IX Aprile, De Luca ha voluto al suo fianco sul palco Danilo e non altri. Un indizio non troppo velato con l’amico e alleato di tante battaglie.
I segnali ci sono e qualcuno forse inizia a rendersene conto che si potrà pure dire che non è così e che non c’è questa intenzione, ma il quadro comincia a delinearsi e il mosaico inizia a comporsi. In fondo le prossime elezioni Amministrative a Taormina sono ancora lontane ma De Luca sa che c’è la concreta possibilità di andare sul velluto. Potrebbe candidare chiunque e avrebbe comunque vita facile, perché dall’altra parte si sono arresi e ritirati su Marte, insomma c’è il nulla totale. Domani poi non si sa, il mondo può sempre cambiare, ad oggi le cose stanno così.
De Luca punta sul percorso di santerisizzazione di Taormina, si è pure impegnato per trasmigrare da queste parti pure una sua “grancassa” d’esportazione a disposizione del movimento, utile all’occorrenza e che potrebbe servire per accompagnare la corsa del suo erede.
Questa prospettiva, tuttavia, non appassiona troppo i sostenitori locali che percepiscono un certo retrogusto della beffa. E qualche importante figura deluchiana taorminese, proprio nei giorni recenti, a margine di un evento pubblico si è lasciato scappare un pensiero interessante: “(Cateno, ndr) Non lo candida qui, non esiste, non lo farà mai, lo sa che se lo fa ce ne andremmo il giorno dopo“. Il messaggio, insomma, non troppo velato sarebbe quello di chi vuol far capire che Taormina le sue porte le ha aperte e pure spalancate, ma poi c’è sempre un limite a tutto.
E poi in aggiunta la previsione: “Gli faranno fare (a Lo Giudice, ndr) il presidente della Provincia (Città Metropolitana, ndr)”. In effetti, ad aprile si voterà per le Provinciali e Lo Giudice è un nome forte per la corsa al Palazzo dei Leoni ma la partita di De Luca per questo appuntamento ora assume un’altra valenza. Su quella tornata elettorale torneremo in seguito, in un altro approfondimento: “Prova di forza”.
Sarà Lo Giudice il candidato di De Luca a Taormina? Si ripeterà la staffetta già vista a Santa Teresa di Riva? Chissà. C’è ancora tempo, tanto tempo. Le chiacchiere paesane stanno a zero e poco spostano, almeno sin qui, i mal di pancia inconfessabili di chi si limita al sottovoce alla Marzullo e alle previsioni silenziose fuori dal coro.
La decisione spetterà al sindaco, che farà anche la conta dei nomi spendibili e di quelli che nel frattempo forse riterrà “bruciati”. Il Papa lo individuerà lui, gli altri dovranno sostenerlo. Tutto al più, la scelta verrà concertata con il “n.2” di Palazzo dei Giurati, l’esperto Massimo Brocato, che – lui sì – ha voce in capitolo e sta reggendo a tutto campo le sorti del palazzo. E, d’altronde, se poi l’erede al trono non sarà Lo Giudice, il candidato dovrà pur essere qualcun altro. Abbiate fede. Viva i territori e forza alla banda, one nation, one station.