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La violenza sulle donne si combatte con la tolleranza zero: serve una legge vera

“Sono quasi venti anni che mi occupo di violenza sulle donne e devo prendere atto che nonostante i tanti progressi compiuti dal punto di vista normativo la cultura fa fatica a stare al passo. C’è ancora tanto da fare per avviare quella rivoluzione culturale di cui tutti parliamo, per sradicare quella cultura del possesso che nega alle donne spazi di indipendenza, di autonomia di libertà e che ancora oggi uccide una donna ogni tre giorni. Per questo ho deciso di rilanciare la campagna di UN Women in Italia, dal titolo #NessunaScusa”. Così, con queste parole, Mara Carfagna, deputata di Noi Moderati-Centro Popolare, ha presentato alla Luiss la campagna di sensibilizzazione “Nessuna Scusa contro la violenza sulle donne”, propedeutica alle iniziative per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Ovviamente siamo d’accordo e totalmente in sintonia con le parole della Carfagna sull’importanza di dare la massima risonanza a questa campagna riguardante la violenza contro le donne. Nei giorni scorsi abbiamo anche visto su questo stesso argomento una conferenza stampa della segretaria del Pd, Elly Schlein. Non vi è dubbio che su questa emergenza si debba fare tutti fronte comune e non esiste destra o sinistra, centro o altro. Il colore della lotta alla barbarie può e deve essere uno solo, senza se e senza ma.

Ciò premesso, tuttavia, una riflessione senza infingimenti e con estrema schiettezza va fatta su questa giornata del 25 novembre e sul senso da dare a questa data importante. Un dato appare evidente e non si può continua a far finta di niente: la politica parla da anni di combattere la violenza sulle donne ma sino a questo momento, alla prova pratica, ha fatto poco o nulla per contrastare davvero l’ondata di aggressioni, spesso mortali, che continuano ogni giorno a subire le donne. La sinistra non ha diritto a rivendicare una supremazia nei confronti della destra in termini di sensibilità sul tema. E lo stesso vale viceversa, a ruoli invertiti.

Tutta la politica italiana, sino ad oggi, si è limitata a mettere in campo regole e norme che fanno più o meno il “solletico” ad aggressori e molestatori, stupratori e assassini. E non è un caso che la bestia di turno non si faccia scrupoli a colpire o persino reiterare a volte il reato, sapendo che poi se la caverà. Con un cavillo giuridico o una perizia psichiatrica e comunque in un un modo o nell’altro il carnefice sa che la farà franca. E allora la svolta passa da campagne verbali che si ripetono e sono anche apprezzabili perché cercano di smuovere le coscienze o piuttosto occorre altro? Noi siamo dell’avviso che si debba avere il coraggio e l’onestà intellettuale di varare, tutti insieme, una legge vera, finalmente drastica e inflessibile per fermare la spirale impunita di violenza e di sangue che rovina – o peggio ancora stronca – la vita delle donne.

Non è più il tempo delle parole, è il momento dei fatti. Le donne bisogna proteggerle non le buone intenzioni, ma con la concretezza e la fermezza di una legge che sia sinonimo reale di “tolleranza zero”. Il Codice Rosso, e tutto il resto, come il braccialetto elettronico, è l’emblema sterile, inutile e infruttuoso di un impianto normativo che non è servito, non è bastato e non ha mai risolto il problema. Bisogna alzare l’asticella della battaglia, fare molto di più, o forse poco di più. Perché in fondo basterebbe applicare un principio fondamentale alla base di tutto: chi aggredisce una donna non può avere nessuna attenuante. Va perseguito senza alcun margine di giustificazione in grado di mitigare la condanna e meno che mai è tollerabile che possa esserci un’assoluzione.

E allora sino a questo momento la politica l’ha fatta davvero la lotta alla violenza sulle donne? La realtà dei fatti dice no. Le chiacchiere sono belle ma i fatti sono assai più ostinati di qualsiasi acrobazia dialettica. “Nessuna scusa”, così si chiama questa nuova campagna anti-violenza, ed il concetto vale per quelli che hanno la vigliacca attitudine a colpire le donne ma vale pure per tutta una classe politica che deve smetterla di trincerarsi nell’ipocrisia delle belle parole.

Le donne si salvano e si proteggono se la politica trova il coraggio di andare in Parlamento e fare una legge che preveda il massimo possibile della durezza nelle condanne. Non esiste altra via per determinare una svolta in termini di sicurezza e anche per far capire che le donne vanno amate e rispettate, non più considerate come oggetto di possesso e proprietà personale da brutalizzare a piacimento. Quei soggetti che usano la violenza contro una donna devono essere considerati bestie e trattati di conseguenza ma soprattutto devono essere perseguiti dalla giustizia con il massimo rigore. Solo così si può onorare la memoria delle vittime di femmicinidio e si potranno salvare altre donne. Tutto il resto è letteratura.

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