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La partita di Meloni sulle nomine delle alte cariche UE

Il disappunto per le decisioni prese sul pacchetto dei top job era già visibile sul volto della Presidente del Consiglio prima del suo intervento in Parlamento.

“Una scelta sbagliata nel metodo e nel merito” dirà poi Meloni, che l’ha portata ad astenersi sul voto per la candidatura di Von Der Leyen in cerca del bis come Presidente della Commissione Europea. In sostanza secondo la leader di Fratelli d’Italia non si sarebbe tenuto di conto della volontà dell’elettorato europeo.

Una decisione poco democratica secondo Meloni, convalidata anche dal doppio no a Kallas e Costa. Il dubbio che una scelta che in parte ha il potenziale di creare crepe interne alla maggioranza di governo, possa isolare ulteriormente Roma è stato sollevato a Bruxelles ma anche in Italia. Da un lato pesa l’astensione sul candidato della famiglia europea a cui appartiene il vicepremier Tajani, dall’altro un atteggiamento troppo ostile potrebbe spingere Salvini nelle braccia di Orban.

Ma manca poco al voto sulla conferma a Von Der Leyen e quindi abbiamo chiesto a Fratelli d’Italia nella persona del Presidente Foti il senso dell’atteggiamento Italiano. “L’obiettivo delle nomine ai vertici dell’UE è riconoscere il messaggio emerso dalle urne, che dice che le politiche di Macron e Scholz sono state respinte dagli elettori,” spiega Foti.

Un governo democraticamente eletto è da preferirsi ad uno tecnocratico, ha sempre sostenuto Giorgia Meloni. Questa volta, però, il dibattito sulle “decisioni calate dall’alto, prese solo da un piccolo gruppo di persone” non riguarda Roma bensì le dinamiche interne alle istituzioni dell’UE. Secondo Enzo Moavero Milanesi, ex ministro degli Affari Europei, l’Italia non rischia l’isolamento. Questo perché spiega Milanesi la forza dell’Unione sta nel trovare posizioni compromissorie nonostante le differenze. Lo stesso Presidente Mattarella ha ricordato che l’Italia tra i paesi fondatori dell’Unione non deve essere marginalizzato. È chiaro però che, sotto la guida di Meloni, a seguito della recente vittoria alle elezioni europee, il governo italiano vuole “pesare” di più rispetto al passato.

Sembra insomma che, agli occhi di Fratelli d’Italia, Bruxelles non abbia ancora riconosciuto che il vento sta cambiando e che a deciderlo sono gli elettori. Come spiega Foti: “Non c’è ragione di tenere in piedi l’asse franco-tedesco quando questo è già stato demolito dagli elettori in entrambi i paesi”.

Secondo Moavero Milanesi, Meloni sta perseguendo una strategia politica, e questo è ciò che conta. “La partita la gioca il Presidente del Consiglio. Il modo in cui vengono eletti i vertici delle istituzioni dell’UE è molto diverso da come funzionano le elezioni nazionali,” dice Milanesi, aggiungendo che nel caso di Meloni,quest’ultima è anche Presidente del gruppo politico Ecr. “Quindi, quando si tratta di decidere le nomine ai vertici dell’Ue”, spiega Milanesi, i due ruoli influenzano la strategia da adottare.

In altre parole, sono molti e diversi i fattori che determinano le decisioni del governo italiano in Europa. A questo si aggiunge anche l’impatto delle elezioni francesi, come sottolinea Roberto Arditti, di Formiche.net: “l’esito chiarirà ancora di più quanto siano forti i partiti di destra in Europa all’interno dei governi nazionali”.

Anche se Le Pen e Meloni dovranno fare i conti con le loro differenze politiche, Arditti spiega: “è difficile pensare che gli equilibri di potere a Bruxelles escludano sia i governi francese che italiano, qualora entrambi abbiano una maggioranza di destra.”

Ma una cosa sembra chiara, al di là della saga sulle nomine europee e alla delusione che ne è seguita, Meloni si sta concentrando su una cosa: assicurarsi una carica di alto livello per l’Italia. Senza la quale, sarà difficile per il suo governo mostrare agli elettori italiani che Roma è in grado di contare davvero in Europa.

Fonte: Euronews Italia
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