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Il killer di Assago: “Sono pazzo. Vedevo la gente felice ed ero invidioso”

Agghiaccianti, sconcertanti. Non si possono definire altrimenti le parole del folle entrato in azione giovedì scorso al centro commerciale Carrefour di Assago. Il Fatto Quotidiano e La Stampa hanno riportato le parole di Andrea Tombolini, l’uomo che due giorni fa ha accoltellato cinque persone nel supermercato vicino Milano. Uno dei cinque purtroppo è morto. Tra i feriti anche il difensore del Monza, Pablo Marì, operato ieri con successo all’ospedale Niguarda.

L’uomo ha reso le sue dichiarazioni al pm che su occupa del caso, Paolo Storari. «Sono malato, ho un tumore, devo morire. Ero invidioso, vedevo tutte quelle persone felici e sane, e io invece sono malato. Prima di arrivare al centro commerciale ho pensato anche di farla finita, sono andato su un balcone e ho avuto pensieri di suicidio. Anche a casa con un coltello ho provato a ferirmi perché ho avuto problemi per un’operazione alla schiena».

Al pm Tombolini ha detto: «Mi sembra impossibile (…) non sono una persona violenta (…) ho avuto rabbia per le cose, per i motorini o le biciclette del Comune, non persone. Ho rovinato la mia vita e quella delle persone che ho ucciso e ferito».

E ancora, ha spiegato di fare uso di Xanax ma di non drogarsi («Uso solo Xanax (…) non droghe») e di bere molto.

Queste le parole dell’uomo:

«Mi sono svegliato verso le 13, perché ero stato male la sera prima per un reflusso gastrico. Sono andato a fare una gastroscopia, su prescrizione del medico. Nel pomeriggio sono uscito con la bicicletta, ho fatto un giro intorno al centro commerciale di Assago, però prima di arrivare al supermercato sono salito su un balcone: avevo pensieri suicidari che non ho portato a termine».

«Sono andato a prendere un coltello per farla finita. Avevo intenzione di colpirmi, ma quando ho visto alcuni avventori ho deciso di colpire loro per sopprimere la mia rabbia. Io mi definisco un pazzo. Se devo esprimere il sentimento che ho avuto era quello di invidia perché le persone che ho colpito stavano bene, mentre io stavo male. Ritengo di avere un tumore e di dover morire. Sono pazzo, sono pazzo, non capisco cosa ho fatto. Mi sembra impossibile, io non sono un violento e non ho nessun precedente penale, mi sembra impossibile di aver rovinato la
mia vita e quella delle persone che ho ucciso e ferito. Certamente non ho mai usato violenza contro le persone, ho
esercitato forme di rabbia per le cose, come motorini o biciclette del Comune. A casa con un coltello ho provato a ferirmi ma non ci sono riuscito. L’ho fatto perché ho avuto varie vicissitudini: mi sono operato alla schiena e poi sono stato male».

Il Fatto Quotidiano scrive che ieri il pm Paolo Storari ha chiesto al gip che Tombolini resti piantonato in stato di arresto nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Paolo. Viene descritto come ipocondriaco e autolesionista. Rabbioso.

Sui due quotidiani anche le dichiarazioni del padre di Tombolini. L’uomo abita con i suoi genitori, i vicini lo descrivono come “una persona gentile”. Il padre racconta che il 18 ottobre Tombolini si era colpito al volto e si era recato all’ospedale San Carlo per farsi medicare. Tornato a casa, non sarà mai sentito da uno psichiatra o sottoposto a Tso, eppure, scrive il quotidiano, il suo medico il 7 novembre aveva previsto un percorso psichiatrico. Il padre, ricordando il giorno della medicazione al San Carlo, dice:

«Quel giorno in ospedale dovevano tenerlo dentro e invece è tornato a casa».

«Non era mai stato in cura, non aveva mai avuto problemi psichiatrici prima d’ora. Non ha mai fatto male a nessuno fino a questo episodio maledetto. Stiamo male, male, male. Era tanto sotto stress dopo quell’operazione all’ernia. Si metteva fermo, fissava, non diceva una parola».

Disoccupato e con solo la terza media, vive grazie alla pensione dei genitori. Esce di casa alle 10 con la bici, rientra alla sera. Il resto, purtroppo, è una gran brutta storia di queste ore.

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