HomeAttualità e CronacaIl 9 luglio 1943 a Taormina nel ricordo di Nina Pinto

Il 9 luglio 1943 a Taormina nel ricordo di Nina Pinto

Nina Pinto e la stazione di Taormina colpita dalle bombe nel 1943

TAORMINA – In occasione della giornata del 9 luglio e della ricorrenza dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che si sono abbattuti su Taormina 82 anni fa, lo storico taorminese Piero Arrigo ha voluto evidenziare l’importanza della memoria. Per non dimenticare e per non rivivere mai più quell’incubo.

Il 9 luglio 1943 è una giornata che rimarrà sempre nella memoria dei taorminesi. Questa drammatica data, caratterizzata dall’eco mai dimenticato delle bombe che caddero sulla città, la ripercorriamo attraverso un’intervista realizzata nel 2022 dall’arch. Arrigo, nella qualità di storico e ricercatore di fatti ed avvenimenti locali, alla compianta Nina Pinto, “La cappellaia”, stimata commerciante scomparsa nell’agosto 2024.

“Avevo 13 anni e aiutavo mia madre nella lavanderia che avevamo aperto sul Corso dove adesso ho il negozio “Borsalino”, come tutti lo conoscono. Abitavamo al piano di sopra dove dietro c’era pure un piccolo giardino usato dalle lavandaie per lavare e stendere i panni. I nostri clienti erano in prevalenza i tedeschi che avevano gli uffici al Metropole ed anche di altri alberghi requisiti da loro. Al Metropole gestito dalla famiglia Kockel c’era la sede dell’Abwher che poi ho saputo era il servizio segreto tedesco. Ricordo pure il signor Schuler che entrava e usciva da quegli uffici con al braccio la fascia “Interprete”. Non ho fatto caso all’incursione di mezzogiorno, forse mi ero allontanata dal negozio, ma ricordo che nel primo pomeriggio arrivo’ un graduato tedesco per ritirare la sua biancheria e dirci di allontanarci perché sicuramente gli anglo americani sarebbero ritornati in forze .
La notizia fu vera infatti ,ma noi presi dalle consegne non facemmo caso all’orologio che gia’ segnava le 16 fino a quando non sentimmo i primi scoppi che ci fecero scappare verso un’urna dell’acqua che si trovava nel giardinetto a mo’ di rifugio. Quando tutto finì uscimmo avvolti da una nube di fumo e di polvere: il Metropole era stato colpito da numerose schegge che avevano provocato danni al tetto, sulla strada giacevano detriti vari, pali di legno, tegole e calcinacci che non permettevano il passaggio a piedi sotto la torre dell’orologio. Grida, invocazioni e lamenti dappertutto. Raccogliemmo alcune cose personali, un po’ di cibo e andammo via per le montagne. So che accanto nel garage di Fichera della Sat i tedeschi e l’Unpa sistemarono per terra e in fila i caduti del bombardamento. La lavanderia cercò di riaprire “quannu traseru i nglisi” , ma non c’era acqua nell’acquedotto e spesso andavamo a lavare i panni “nto ciumi” a Fontana Vecchia , non faceva più affari quindi l’attività venne chiusa. Riapri’ come negozio di “calia” e “mandorle atturrate” per i nuovi “turisti militari” anglo americani .

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