HomeAttualità e CronacaIl 9 luglio 1943 a Taormina nel ricordo di Franco La Pica

Il 9 luglio 1943 a Taormina nel ricordo di Franco La Pica

TAORMINA – Il 9 luglio 1943 è una giornata che rimarrà sempre nella memoria dei taorminesi. Questa drammatica ricorrenza, caratterizzata dall’eco mai dimenticato delle bombe che caddero sulla città, la ripercorriamo attraverso un’intervista realizzata nel 2017 dall’arch. Piero Arrigo, nella qualità di storico ricercatore di fatti ed avvenimenti locali, al compianto Franco La Pica.

“Quel 9 luglio del 1943, verso le ore dodici – raccontava La Pica -, io ed altri miei coetanei, assistemmo a una azione anti-aerea mentre ci trovavamo presso la casa di donna Serafina alla Chiusa dove c’erano le postazioni anti-aree istallate dai soldati tedeschi . Un caccia inglese era arrivato indisturbato sopra Taormina, Per i taorminesi fu un segnale di allarme e immediatamente molte famiglie si prepararono a lasciare il paese diretti verso le campagne e, sfruttando vecchie amicizie di contadini, trovarono ospitalità nei posti più impensati, stalle, grotte e anche all’aperto. Pertanto si salvarono dal successivo bombardamento questa volta massiccio che avvenne alle ore 16 circa e che devo raccontare come lo vissi”.

“Il mio amico Nino aveva avuto l’incarico dietro compenso da una signora detta “a carrapipana” di portare un materasso nella vicina Madonna Rocca perché come raccontavo prima molti taorminesi avevano deciso di passare la notte nelle campagne vicine e mi propose di accompagnarlo Ci incamminammo così per le vie di Cuseni, raggiungemmo la scala Ermon Filea che da via circonvallazione porta di fronte alla ex Pensione Castelmola e dopo averla percorsa tutta ci fermammo alla sommità dove sopra un muretto Nino potè posare il suo fardello per fare riposare la spalla. Eravamo quindi appoggiati a quel muretto, che dopo il bombardamento colpito in pieno era sparito, quando sentimmo rumori di aerei; ormai non ci facevamo più caso dato che questi aerei passavano tutti i giorni, tutte le ore e per noi erano aerei tedeschi o italiani e chi li conosceva? Li vedemmo spuntare da nord erano una grossa squadriglia, oggi sappiamo che si trattava di fortezze volanti, noi sempre indifferenti appoggiati al muretto pensavamo si dirigessero verso Catania , succedeva sempre così”.

“Nel frattempo dalla pensione Castelmola era uscito veloce un soldato tedesco che si mise a osservarli proprio stando davanti a noi. Fu un lampo e si mise a correre e vedendo lui noi due ragazzi facemmo lo stesso diretti verso la campagna vicina, io ebbi il tempo di svoltare nella prima scorciatoia che portava a Madonna Rocca che subito cominciarono a fischiare le bombe sulla mia testa, mi buttai per terra, cominciò l’inferno e debbo dire che in quel momento pensai che era la fine, ma stranamente non avevo paura, l’incoscienza dell’età, ci fu un attimo di sosta, sentii Nino che gridava buttati di sotto, sotto c’era un ponte che esiste ancora , e c’era un dirupo e io lo conoscevo ma in quel momento non lo vidi, con un salto mi trovai sotto il ponte con la speranza di una protezione in più data dalla arcata”.

“Non so quanti minuti durò l’inferno, forse solo secondi – concludeva La Pica -, ma sembrava una eternità. Ci muovemmo solo quando sentimmo il rombo degli arei allontanarsi mentre di sotto tutto il quartiere Cuseni era avvolto da una nuvola di polvere in un silenzio spettrale interrotto solo da invocazioni di aiuto. La signora “carrapipana” perse un braccio all’interno della sua abitazione tranciato di netto da una scheggia. Poco distante perse la vita una bella ragazza di nome Rosa, della famiglia Previti”.                       

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